La Prefazione di Gianni Moramarco alla commedia

La ricerca storica di Michele Gismundo circa le lotte contadine e bracciantili tra il 1943 ed il 1947 è una fonte e raccolta autore- voli della documentazione dei fatti politici e sociali di Gravina in Puglia, nei primi anni del dopoguerra. È lo spaccato della società gravinese in un momento difficile per l’intero popolo italiano, che nell’entroterra murgiano assumeva connotazioni drammatiche per la sopravvivenza, alimentate spesso dalle forti contrapposizioni fra classi sociali differenti.

Nella cornice di notiziari e comunicati che annunciavano l’ar- mistizio e, nel contempo, i bombardamenti inglesi, la cronaca del 21.09.1943 registrava la deflagrazione di una bomba a piazza Notar Domenico in Gravina, proprio mentre al Mastrogiacomo si proiet- tava il film “Totò nella fossa dei leoni”.

La ricostruzione di Michele Gismundo supera lo schema dello storico ed in più di un passaggio coinvolge sul piano emotivo quanto un romanzo storico.

Giuseppe Marrulli, tradendo la sua formazione economica-finan- ziaria, ha sbottonato il suo abito gessato e si è messo in gioco con un lavoro impegnativo che prende spunti proprio dalla ricostruzione storica di Michele Gismundo.

I rapporti informativi dei Carabinieri, le burocratiche annotazio- ni dei commissari prefettizi, le preoccupazioni e la corrispondenza del Prefetto ed i tentativi di controllo delle Istituzioni, l’approccio del Vescovo Fra’ Giovanni Maria Sanna, le iniziative e le delibere di sindaci revocati trovano anima e voce nei dialoghi e sceneggiature di Giuseppe Marrulli.

Dalla sede del Circolo Unione, si amplifica l’eco dell’oligarchia dei galantuomini, dei proprietari terrieri ed intellettuali che presidiavano il convento di San Domenico nella loro immobilità eversiva, in attesa degli eventi nazionali e con un orecchio alle iniziative sin- dacali. Sordi ai decreti del Prefetto sull’imponibile di manodopera.

Il vero centro della scena proposta dall’autore è la piazza centrale, ove si affacciavano le sedi dei partiti. La piazza, quale naturale palcoscenico di turbolenze, tumulti e proteste, di scioperi e cortei, di processioni o di semplici pettegolezzi. Proteste spesso animate da donne che testimoniano miseria e fame sino all’assalto alla Caserma dei Carabinieri.

Sono opportunamente rievocati, attraverso i racconti di Vito Guida, i disordini dell’ottobre 1947 allorquando una massa di sei- mila persone si oppose alle forze dell’ordine respingendole fuori dell’abitato.

L’aggressione ed il fermento di Nunzio Leone e del figlio Sa- verio, sino all’incendio dell’albergo centrale, delle sedi della DC, dell’Uomo Qualunque e della filodrammatica cattolica. Infine, l’o- micidio di un giovane lavoratore, rimasto senza colpevole.

La drammatizzazione consente di ridare vita a personaggi, fatti, dinamiche, vicende, realmente accaduti, riportandoci ad una epoca non molto distante, oltre che alle radici della storia sociale corrente.

L’oligarchia terriera è sopravvissuta agli eventi bellici e alle ri- volte, spesso trovando scudo nelle forze contestatrici, ingessando l’alternanza dei corsi storici.

L’aspetto positivo è la conservazione delle tradizioni. La storia del dopoguerra di Gravina ricostruita da Michele Gismundo e rac- contata da Giuseppe Marrulli è un patrimonio che va valorizzato e diffuso con la drammatizzazione. Ritroveremo le nostre radici, ricorderemo i protagonisti, interpreteremo l’attualità e le peculiarità.

Quei moti costituiscono il ponte tra la guerra e le odierne conquiste.

Ringrazio espressamente il dott. Gianni Colangelo e il dott. Raf- faele Favale per la sensibilità e l’attenzione che hanno riservato alla storia del territorio murgiano, consentendo in maniera concreta la pubblicazione di quest’opera.

Avv. Gianni Moramarco

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