Assetati di acqua

Dovremo tornare indietro almeno di 50 anni per ricordare le fila con brocche, secchi e bidoncini di varie dimensioni ai fontanini pubblici, soprattutto nella parte più alta della città. Dalla Fontana di Traetta, a quella all’angolo su Via Maggio 1648, ad Altamura.

La distribuzione dell’acqua era razionalizzata con flussi intermittenti nelle reti idriche pubbliche. A volte, a giorni alterni. In altre occasioni, secondo fasce orarie in modo tale che la pressione non si attenuasse.  Forti disagi avvertiva, comunque, chi abitava ai piani alti, o nei dintorni della chiesa di Santa Lucia in assenza di impianti di sollevamento, o di riserve idriche.

Era il tempo in cui il tappo del lavandino aveva un significato e la vaschetta si doveva riempire tanto solo quanto bastava. Pochi litri per lavarsi e sbarbarsi, in un catino smaltato con il bordo più scuro, o in una bacinella di plastica per poi recuperarla e riutilizzarla per gli scarichi.  Bagno o doccia, una volta a settimana.

Eppure, non puzzavamo. O quanto meno non ce lo dicevamo.

In quegli anni l’acqua – in più di una circostanza consegnata con autobotti – era considerata una risorsa preziosa, da misurare a gocce, da raccogliere nelle grandi cisterne. Da non sprecare e da custodire gelosamente anche se già le tubazioni perdevano ed   i flussi dei fiumiciattoli non erano ben irreggimentati, 

I bacini artificiali cominciavano ad essere   progettati, mentre  la antica sorgente del  VUCCULO,   in contrada Marinella, i pozzi sorgivi  ( La Putta, Cento pozzi) – spesso inquinati da sversamenti  –   costituivano grandi riserve nei periodi di siccità. 

Oggi non possiamo tornare indietro e per questo dovremo imparare a contenere i consumi, riducendo i tempi di una doccia, o di un lavaggio di denti a rubinetti aperti.

Certo. Puglia e Basilicata non hanno proclamato lo stato di emergenza tanto da apparire ricchi produttori di acqua, mentre in tutta Italia settentrionale la preoccupazione è viva.  

Anche se l’Acquedotto Pugliese e gli enti si affidano alla responsabilità dei privati, ogni buon cittadino dovrà adottare misure adeguate per ridurre i consumi e per evitare di dover un giorno rievocare le brocche.

In particolare bisognerà pensare di costruire piccoli invasi e raccogliere l’acqua, sia sorgiva che piovana, quanto meno per le esigenze extradomestiche.

Gianni Moramarco

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