Bullismo al cyberbullismo, fenomeno in crescita a danno dei ragazzi garbati

Dal 2017, anno della prima edizione, ogni 7 febbraio in Italia si celebra la giornata contro il bullismo e cyberbullismo, un appuntamento molto importante per sensibilizzare ragazzi, genitori, istituzioni scolastiche ed agenzie educative riguardo una piaga sempre più diffusa.

            Negli ultimi anni gli strumenti digitali a nostra disposizione sono diventati sempre più indispensabili nel nostro quotidiano e, nella maggioranza dei casi purtroppo, hanno sostituito l’interazione fisica-sociale demolendola quasi del tutto. Questa situazione già di per sé progredita nelle nostre vite, ha subito una ulteriore e brusca accelerazione a causa del Covid 19 che ha forzato e riducendo in maniera più incisiva la socialità.

            Purtroppo ciò non ha prodotto un miglioramento per ciò che concerne il fenomeno bullismo ma lo ha trasformato in una piaga ancora di più allarmante e subdola: il cyberbullismo, una forma di bullismo condotto attraverso strumenti telematici, come ad esempio tramite internet, un insieme di azioni intimidatorie da parte di uno o più soggetti nei confronti di una persona (più o meno coetaneo) non in grado di difendersi e per mezzo di strumenti digitali quali chat, social, siti web o smartphone.

            Purtroppo, rispetto al fenomeno conosciuto del bullismo, questo presenta maggiore complessità in quanto permette al cyberbullo di arrivare alla vittima designata in qualsiasi momento della giornata. Inoltre l’atto può coinvolgere una quantità indefinita di persone spesso complici indiretti ed autori del suo propagarsi.

            Il fenomeno in cosi rapida espansione e preoccupante è stato oggetto di presa di posizione del legislatore che finalmente, nel 2017 (Legge 29 maggio 2017 n.71), ha approvato una norma tesa a tutelare il minore e contrastarne il fenomeno anche se, purtroppo, ciò non è servito da deterrente in quanto, secondo i dati statistici relativi al fenomeno, il 2019 ha visto un aumento dei casi del 27% rispetto all’anno precedente e, tra la fascia 15-17 anni vi è stato un picco del 74%.

            Nel 2020 il 61% dei giovani ha affermato di essere stato vittima di bullismo o cyberbullismo ed il 68% ne è stato testimone (Osservatorio Indifesa 2020 di Terre des hommes e Scuolazoo).

            Revenge porn (pornovendetta) è il fenomeno maggiormente preoccupante tra le ragazze spesso costantemente minacciate, allo scopo di schernire od ottenere prestazioni sessuali o economiche, a superare costantemente l’asticella del moralmente consentito.

            Cosa si può e deve fare per prevenire un fenomeno così pericoloso che ha ripercussioni serie sull’aspetto psicologico dei ragazzi? Credo sia necessario partire dalle due istituzioni fondamentali della società: 1) La famiglia, 2) La scuola

            E’ importante che si ritorni ad un dialogo all’interno delle famiglie assicurando il ragazzo del fatto che, qualora vi sia un problema, un pericolo o anche se abbia commesso qualche errore perché spinto con la forza, all’interno del nucleo familiare possa trovare appoggio ed azione nel porre fine alla situazione. Importante per i genitori evitare giudizi o dar ai loro figli l’impressione di voler semplicemente provvedere alla loro punizione. In famiglia si deve discutere, comprendere ed agire per il bene del proprio figlio.

            La scuola deve essere luogo di cultura ma anche di interventi di vigilanza allo scopo di fermare un simile atto quanto prima. E’ necessaria una collaborazione stretta tra docenti, personale scolastico e famiglie che facciano da freno partendo dall’aspetto educativo e costruttivo. Probabilmente qualche lezione sul cyberbullismo, sui rischi di esso e sul come difendersi potrebbe servire come deterrente utile a scoraggiare tale fenomeno per alcuni e incoraggiare chi lo subisce a denunciare e porre fine ad una situazione dannosa e spesso sfociante in fatti spiacevoli.

Auguri!

Vincenzo Desiante

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