Le lotte per il lavoro e le violenze contro il lavoro organizzato

Mi sono chiesto se un’associazione culturale debba restare muta e indifferente dopo i disordini e le violenze sfociate, a Roma, sabato 9 ottobre nell’assalto alla sede della CGIL e al pronto soccorso del Policlinico Umberto I.

          Secondo me, anche un’associazione come Algramà, che ha carattere territoriale e si professa distante dall’appartenenza a qualsiasi formazione politica, deve avvertire il bisogno di esprimere le proprie considerazioni. Queste sarebbero peraltro da annoverare nell’ambito del pensiero intellettuale, il quale dovrebbe prescindere dalle ideologie e dai programmi dei partiti, assumere un certo distacco dall’agone competitivo, mantenendo indipendenza di giudizio e obiettività dialettica, in modo da valutare i fatti con il metro della riflessione e della discussione civile.

          Sotto il profilo delle libertà democratiche, il diritto dei “no vax” o dei “no green pass” a fare pubblica dimostrazione del proprio dissenso va riconosciuto, al pari delle convinzioni di quanti, numerosi, condividono la scelta di vaccinarsi contro il contagio da Covid 19 e perciò sono favorevoli alle misure adottate dal governo in merito al green pass obbligatorio dal 15 ottobre scorso per tutti i lavoratori.

          L’occupazione delle strade della capitale, nel cuore delle istituzioni, da parte dei dimostranti ha assunto, però, carattere di violenza che non è giustificabile ed è frutto della strumentalizzazione orchestrata da una formazione politica di estrema destra e da altre frange negazioniste.

          I dimostranti non appartenenti a tali organizzazioni si sono resi – forse inconsapevolmente – corresponsabili dell’azione di forza, dopo essere stati arringati e convinti dai “trascinatori” di popolo.

Perché Algramà non può restare muta?

In primis, perché si è trattato di violenza usata contro un’organizzazione sindacale, che rappresenta e difende i diritti dei lavoratori. Alla manifestazione indetta dalla CGIL per sabato 16 ottobre hanno aderito prontamente gli altri due sindacati confederali. Ma analoga adesione non è giunta da tutti i partiti di maggioranza che guidano attualmente il nostro Paese.

L’attacco alla CGIL probabilmente va interpretato come un sostanziale dissenso avverso il “patto nazionale” che vede allineati Confindustria e Governo per il superamento dell’emergenza e la ripresa economica; esso è inoltre da intendere come un’azione di protesta contro l’introduzione dell’obbligo di green pass per l’accesso al lavoro.

E’ stato attaccato anche il pronto soccorso del Policlinico Umberto I, in spregio al servizio lodevole e ad alto potenziale di rischio reso dalle strutture sanitarie del nostro Paese.

          Che esista una stragrande maggioranza della popolazione italiana vaccinata e propensa all’utilizzo del “via libera” per la partecipazione alla vita sociale e produttiva non rileva per questi gruppi minoritari, che pure rientrano nella strategia di ricerca del consenso elettorale da parte dell’opposizione e di un partito di governo.

          In secondo luogo, un’associazione culturale, sia pure di territorio e priva di connotazione politica, non può mancare di prendere parte al dibattito sui fatti nazionali più rilevanti. E, nel nostro caso, è molto rilevante il tema dell’assalto ad una istituzione storica che è il risultato del progresso democratico della nostra società. Le associazioni sindacali sono frutto delle rivendicazioni di milioni di persone, di tante famiglie che hanno nel lavoro la fonte unica della sopravvivenza e della dignità.

          Si erano organizzati per colpire le più alte istituzioni del paese, a cominciare dal Parlamento, secondo le informazioni acquisite dagli organi inquirenti. Ma è soprattutto la CGIL ad essere l’oggetto, la mira della protesta, come appurato in occasione della dimostrazione per le strade di Milano di sabato scorso.

          Algramà è inoltre orientata, sin dalla sua costituzione, a ricercare e far emergere la relazione tra il passato e il presente, tra la storia e l’attualità, senza farsi condizionare da quello che è successo nei tempi andati, ma operando un’accorta selezione dei valori, delle tradizioni, dei modelli sociali da riproporre alla memoria collettiva in quanto antesignani del nostro vivere civile.

          L’espressione di quest’anima costitutiva di Algramà è rappresentata dalle iniziative culturali realizzate, dall’attenzione rivolta agli eventi del comprensorio murgiano, dagli articoli pubblicati sul sito web, dalla capacità di aggregare l’interesse dei giovani e delle persone più mature intorno ai propri progetti.

          La storia, che ci piace interrogare e consultare, ci fa aprire gli occhi sui tentativi ciclici di restaurazione di modelli autoritari di governo che tanti danni e innumerevoli perdite hanno causato all’indomani dei due conflitti mondiali, nelle fasi della ricostruzione.

          E quella che ci accingiamo a intraprendere che altro è se non la ricostruzione, ossia la “ripresa e resilienza” dopo la guerra contro la pandemia?

          Allora, il tentativo dei “guastatori” è quello di sconfessare la politica economica dell’attuale maggioranza di governo, di replicare con la violenza ai benefici offerti dall’appartenenza all’Unione Europea, in quanto se il prodotto nazionale cresce anche per effetto delle elargizioni di Bruxelles  ( nel 2021 si prevede un aumento del 6% del P.I.L.) non resta spazio per i rigurgiti nazionalisti dell’estrema destra che pesca sempre nelle acque torbide del malcontento popolare, quando il disagio e le rinunce travalicano i livelli di sopportazione.

          L’ondata di negazionismo (No vax, No green pass) che si è diffusa in tutti i paesi liberali dell’Occidente, culminata nell’assalto al Congresso USA il giorno dell’Epifania, dimostra che esistono sacche di insoddisfazione che vanno approfondite e prese in seria considerazione. Un indicatore di tale sensazione è, ad esempio, la quota elevata di elettori che, in Italia, non hanno inteso esercitare il diritto di voto nelle ultime elezioni amministrative.

Tuttavia tale problema deve formare oggetto di discussione tra i partiti. Il confronto tra le posizioni politiche deve poi trovare composizione, intercettando le istanze sociali e proponendo le migliori soluzioni. Non si può scoprire il fianco a vantaggio della strumentalizzazione delle formazioni estremiste, non consentite dal dettato costituzionale.

          Cento anni fa, nel biennio 1921/1922, dopo due anni in cui imperversò il “pericolo rosso”, fu messa in atto una vera e propria strategia di attacco all’ultimo sangue a tutte le istituzioni di matrice socialista: dopo l’assalto al comune di Bologna (1920), proliferarono i casi di incendio e saccheggio ad opera delle squadre fasciste contro le case del popolo, le camere del lavoro, le cooperative, le leghe contadine, le sezioni socialiste, i circoli culturali e ricreativi, i sindacati operai. Molte le vittime.

          Dalle colonne de “Il popolo d’Italia” Benito Mussolini scriveva il 22 febbraio 1921: “ Ci si accusa di portare nella vita politica la violenza. Noi siamo violenti tutte le volte che è necessario esserlo…La nostra deve essere una violenza di masse, ispirata sempre a dei criteri e dei principi ideali…Quando troviamo di questi sacerdoti e di questi preti rossi, noi, che siamo nemici di tutte le chiese, pur rispettando le religioni decentemente professate, penetriamo in questo gregge vile di pecore e spiazziamo tutto”.

          Anche nel secondo dopoguerra la sede della CGIL è stata vittima di attentati di matrice fascista. La prima bomba scoppiò nella notte tra il 26 e il 27 ottobre 1955 e fu Giuseppe Di Vittorio a riferirne alla Camera dei Deputati.

          L’associazione Algramà sa ben distinguere tra la rivolta di pochi violenti facinorosi contro le istituzioni democratiche e le lotte dei braccianti e dei lavoratori per la conquista non di un potere politico ma dei diritti ad una occupazione dignitosa e rispettosa dello status di cittadino, diritti rappresentati e difesi dalle organizzazioni sindacali. Una testimonianza di tale atteggiamento è costituita dalla pubblicazione, con il proprio marchio editoriale, della commedia tratta dal libro di Michele Gismundo sulla “Ricostruzione “nel quinquennio 1943-1947 a Gravina.

Giuseppe Marrulli

18 0ttobre 2021

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