Primeggia il tandem Altamura-Gravina tra i quadri viventi per San Nicola

di Giuseppe Bolognese

Dire che in questa edizione del 2023  la compartecipazione di Altamura e Gravina alla Sagra storica per ricordare la Traslazione delle Reliquie di San Nicola a Bari (1087) è stato un successo strepitoso è una diminuzione. Per apprezzarne la portata effettuale dell’evento è utile rifarsi ai quadri della Sagra, ossia ai segmenti scenici ideati e sviluppati dal regista Nicola Valenzano in stretta collaborazione con la coreografa Elisa Barucchieri e gli addetti alle scenografie dei quadri che si sono susseguiti nel corteo.

Altamurani e gravinesi sono arrivati insieme ben allenati al grande appuntamento del folclore barese. Le sfilate fridericiane di Gravina e Altamura, il Corteo Montfort e il Federicus rispettivamente, si erano conclusi pochi giorni prima, per cui idee e costumi, allestimenti e soprattutto gran voglia di collaborare ed eccellere sono stati elementi propedeutici essenziali alla spedizione barese. Alla compagine murgiana è stato affidato il secondo quadro del corteo storico, dal tema L’oro del Sud: il grano. Qui giova notare che la Speranza era il tema generale del Corteo storico di quest’anno, dopo le ubbie e la desolazione della lunga pandemìa che, inevitabilmente, ha impedito le manifestazioni previste.

Quale più calzante simbolo del Re Pane di Altamura, frutto più nobile ed autentico dell’operosità dei nostri contadini, dei nostri agricoltori, di quel popolo di formiche della Murgia e del resto delle Puglie tanto compiutamente raccontato nelle sei lettere di Tommaso Fiore? Leggano i giovani di oggi Un popolo di formiche (preferibilmente con la prefazione di Manlio Rossi Doria) per far tesoro dell’insegnamento di don Tommasino e scavare nel profondo delle nostre radici, fino ai mitici Mirmidoni e alla loro regina Altea per conoscersi meglio e costruire un futuro di pace e di solidarietà autentica e felice. Pochi di noi ricordano, forse, che le formiche di Tommaso Fiore nascono, per l’appunto, con i Mirmidoni del mito: μύρμηξ(mirmex) vale formica in Greco antico. E i Mirmidoni di Omero sono il popolo di Achille, ne era stato re suo padre Peleo, popolo già eponimo della tragedia di Eschilo, formiche trasformate in uomini robusti e laboriosi da Zeus, tanto industriosi da produrre grano e vino dalla terra arida e rocciosa di Egina, l’isola più vicina ad Atene. Pane e vino da Egina alla Murgia, premi di tanto lavoro, eccellenze e promesse di un futuro di pace prosperosa. Il nostro futuro ha un cuore antico, anche il mito ha valore fondante.

Ed ora consentitemi una battuta da anglofono. I protagonisti del secondo quadro, L’oro del Sud: il grano sono stati i più bravi della scena, they stole the show, they made a killing… modi di dire che i figuranti del Corteo Montfort di Gravina, i musici della Scuola Serena-Pacelli diretti dal Maestro Basile, i protagonisti delle Arti Sceniche di Lucia Carulli e Pia Ciaccia, gli strepitosi figuranti dei riti del grano e del pane  assistiti dagli artigiani e artisti Donato Fiorino e Mario Aurelio, tutti apprezzatissimi interpreti in costumi allestiti dalla sapienza sartoriale e dalla creatività delle donne e degli uomini del poderoso sodalizio di AlGraMà e, non ultima, la tenace, sapiente e operosa partecipazione del Gruppo Scout del MASCI (Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani), Comunità Altamura 1, tutti quanti, insieme, determinati, hanno calamitato l’attenzione degli oltre centomila spettatori del Corteo storico e la lode incondizionata del regista Valenzano. Il secondo degli idiotismi inglesi che ho citato si riferisce appunto al ricco bottino di successo, alla caccia grossa, alla “strage” di consensi piovuti sul secondo quadro lungo l’intero percorso del corteo.

Successo più che meritato, va ribadito: perché gli oltre settecento figuranti che hanno partecipato al corteo presuppongono un retroscena di preparazioni e di supporto logistico noto soltanto a chi si è impegnato in quel lavorìo molto esigente e lungo: a tutti va il plauso, a tutti la gratitudine di Altamurani e Gravinesi, anche di quelli che non hanno avuto la possibilità di ammirare la manifestazione. Vanno ricordate qui tutte le algramantine attivissime sulla scena, nel retroscena e fuori di scena quando si tratta di garantire il successo di tanto ambizioso progetto.

Qualche esempio di scena itinerante del secondo quadro rivela appieno i motivi del gradimento particolare avvertito sia dalle folte schiere di spettatori che dagli stessi figuranti, che sono riusciti a coinvolgere anche il pubblico nelle attività simulate. La vendemmia simulata e la pigiatura dell’uva nella tina da parte delle fanciulle in fiore (protagoniste Mariateresa ed Antonella) precedevano di pochi metri l’assaggio generoso da parte di Felice Dentedolce (al secolo Nunzicchie) e Masuccio Altamurano, al secolo Tommaso Denora (da non confondere con Masuccio Salernitano, quello del Novellino). Il gesto del grano propiziatorio lanciato manibus plenis alla folla festante rievocava il rito dei magazzini di Giano aperti ai poveri di Roma perché non mancasse loro il grano per il pane all’inizio dell’anno nuovo. I doni di San Nicola per sopperire ai bisogni degli indigenti sono l’eco ancora viva di quella magnanimità. Francesca Loiudice, Rosa Di Leo e Maria Acquaviva sono state protagoniste dello applauditissimo staccio su treppiedi per la cernita e la pulizia dei chicchi di granoro, insieme con Vito Capovaglio, al secolo Cirrottola: strumentali anche Caterina e Marica, ancelle di Cerere portatrice di profumate pagnotte altamurane. Tutti personaggi di spicco, specialmente nella grande Famiglia del MASCI.

Un pensiero e un’enfasi aggiungo  a favore del crescente, virtuoso coinvolgimento di enti, gruppi e associazioni delle due città sempre più vicine fisicamente: constato felice, non senza una punta di orgoglio, che gli esempi di collaborazione crescono in progressione geometrica; e penso sùbito al pari compiacimento del mio amico fraterno Ninì Langiulli – in congedo permanente da questo pianeta – con il quale ho condiviso sogni e progetti di sempre maggiori intese tra due comunità tanto indissolubilmente legate tra loro fin dalle origini fridericiane di Altamura. Guardacaso, non poteva mancare al recente appuntamento fridericiano di Altamura una gentildonna gravinese che di Ninì Langiulli è espressione più che diretta, essendo la soave figliola di lui, Raffaella.  L’obbiettivo del tandem Altamura—Gravina come Capitale italiana della Cultura 2027 è fermamente a portata nostra: avanti tutta!

Nunzicchio

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