E’ legittimo appurare l’attività di chi ci governa?

L’altro pomeriggio, dopo la lunga conversazione telefonica intercorsa con un candidato alla prossima competizione per il rinnovo del consiglio regionale, mi sono chiesto se i paesi dell’entroterra fossero adeguatamente rappresentati nelle istituzioni. Ho tentato di ricordare il nome e l’estrazione politica del senatore espresso dal collegio senatoriale Altamura ed, eventualmente, le sue iniziative per il territorio. Non avendone memoria, ho consultato le cronache dei giorni successivi al 4 marzo 2018 e ho così ricordato che il collegio uninominale Puglia 2 del Senato (Altamura, Acquaviva, Binetto, Gravina, Santeramo, Spinazzola, Minervino ed altri) aveva visto prevalere la pentastellata Angela Anna Piarulli con ben 112.732 voti (45,97), seguiva la Anna Carmela Minuto con 77.113 preferenze

(31,44) per la coalizione di centro destra. Entrambe elette. Consultando il sito www.senato.it, si può evincere l’attività lavorativa da ciascuna senatrice svolta nella vita privata, oltre che ruoli e funzioni esercitati nelle commissioni permanenti del senato, loro iniziative legislative. Non ho avuto la fortuna di accertare, consultando le modeste fonti a mia disposizione, se le due senatrici si siano occupate del territorio che le ha elette. Il dato certo ed allarmante è che numerosi miei contatti (telefonici o social) hanno dichiarato di non ricordarle o di non conoscerle. Eppure è possibile, o probabile che le senatrici del collegio Altamura si siano battute strenuamente per la nostra comunità, senza che alcuno lo sappia. Mi sono persino sentito in colpa, poiché non è accettabile che chi pensa di professare cittadinanza attiva, in realtà – poi -non ha neppure la vaga memoria di chi lo dovrebbe rappresentare. E’, a dire il vero, questo è il risultato delle operazioni di palazzo, quelle in forza delle quali frequentemente ci vengono calati dall’alto persone così lontane dalle realtà territoriali tanto da legittimarne l’oblio. E’ soprattutto la conseguenza della inattività dei giornalisti che dovrebbero esercitare un ruolo di collegamento tra istituzioni e comunità. Ruolo irrinunciabile per chi è iscritto all’Ordine, ancor quando sia sottopagato. Un territorio non può pensare di crescere se non è sostenuto da una classe intellettuale pensante e sognatrice, oltre che da un buon gruppo di comunicatori seri che ci dicano che cosa facciano a Roma i nostri deputati e senatori, o a Bari i nostri deputati regionali, sindaci, assessori, consiglieri comunali. Manca una informazione puntuale, che consenta agli elettori di seguire i rappresentanti ai vari livelli, esaminare il peso delle loro proposte e delle loro iniziative, valutare l’apporto che ciascuno offre. Quella informazione ci consentirebbe di scegliere e di poter individuare le persone a cui dare fiducia. Probabilmente ci aiuterebbe ad evitare di votare per il prossimo Consiglio Regionale quanti, durante la pregressa militanza in consiglio comunale, si sono distinti per il loro silenzio, per la loro inerzia, la loro incapacità propositiva o per la eventuale tutela dei loro interessi. Non conosco le ragioni per le quali i “nostri giornalisti” spesso omettono persino l’attività ordinaria, ossia quella della semplice cronaca, limitandosi a recepire “comunicati stampa”. Chiedere loro inchieste, o servizi dalle periferie, monitoraggi dell’attività pubblica, notizie di quanto accada al margine delle istituzioni ed un po’ di coraggio e personalità   sarebbe davvero troppo. Mentre, registrare o commentare la inattività, o i curricula di quanti presidiano in maniera scellerata i nostri enti procurerebbe il “distanziamento” dei nostri neutri o neutrali vasi di carta, in perenne attesa di sovvenzioni o convenzioni, o incarichi da “portavoce”, o 

“addetto stampa”, o gratificazioni dalle famiglie imprenditoriali. Meglio articoli prezzolati, o servizi “familiari”, o libri dalle pagine patinate che raccontano, a pagamento ed in maniera maldestra, gesta modeste di ordinari eroi.  

Giovanni Moramarco

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