PILLOLE DI STORIA, La Torre di Belmonte a Gravina in Puglia

Gravina chi sei?

Il concittadino scrittore Domenico Nardone ci racconta nel suo libro della denominazione sveva nell’Italia meridionale (1197-1266) nonchè del Feudo e la chiesa di Belmonte. Ci narra che al confine del Bosco comunale “Difesa Grande”, lungo il tratturo Chimienti, esisteva una chiesa benedettina intitolata a San Donato della Selva, per la sua vicinanza al bosco comunale allora chiamato “Selva”, con un fiorente villaggio rurale, a ridosso di una collina aspra e rocciosa. Da un documento della seconda metà del XII secolo viene appurato che, mentre la chiesa con le sue adiacenze e pertinenze appare sotto la diretta giurisdizione dell’abate di Aversa, il villaggio e suo relativo territorio viene riportato come feudo a se sotto il nome di “Castrum belli montis”. Il continuo rinnovarsi delle lotte e guerriglie, forse, motivarono la denominazione di Bellimontis, ossia monte della guerra o della discordia. I danni arrecati dal terremoto del 1456 causarono la completa rovina della torre e della stessa chiesa. La chiesa fu riparata e riconsacrata sotto il nuovo titolo di S. Maria di Belmonte e passò sotto la giurisdizione dei vescovi di Gravina. Continuò a rimanere aperta al culto dei coloni fino al 1788. Fu danneggiata nuovamente e gravemente da altre scosse di terremoto e fu abbandonata, priva delle necessarie e urgenti riparazioni: crollò insomma fino alle fondamenta, sicché oggi non rimane sul posto che un rudere attribuito al suo campanile, che, a giudicare da quello che ne resta dovette avere i caratteri di una torre fortilizio a forma quadrata, il che dava al feudo l’aspetto e giustificava il titolo di Castrum, quell’antico accampamento nel quale risiedeva, in forma stabile o provvisoria, un’unità dell’esercito romano come per esempio una legione. Il Castrum era di forma rettangolare e intorno, quasi sempre veniva scavato un fossato a sua protezione. Proprietario dei luoghi, oggi, è il sig. Raffaele Doria di Spinazzola, persona garbata e disponibile.  

Michele Gismundo

Scatto di Fabio Raguso 

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