Del Bosco “Difesa Grande” di Gravina se ne parla solo quando brucia

Dal dopoguerra ad oggi nessuna amministrazione comunale ha inteso “far mettere le mani” sul Bosco. “Il Bosco non si tocca”, Giù le mani dal Bosco”, erano gli slogan gridati – a tutti i livelli – per scoraggiare impianti sportivi pubblici o privati, oasi e insediamenti di qualsiasi tipologia. Il Bari calcio negli anni Ottanta fece pervenire al Comune di Gravina una formale richiesta con relativo progetto di un “campetto attrezzato” e relativi alloggi per gli allenamenti della squadra che in quegli anni militava in serie A: al municipio quasi si offesero per la richiesta fatta. Mai un intervento, degno di questo nome, è stato deliberato e concluso per il nostro grande bosco. I progetti sono lì, nelle dichiarazioni programmatiche dei tantissimi sindaci che si sono succeduti in questi ultimi 50anni. Una sorta di paura ereditaria che ha praticamente bloccato ogni ipotesi di sviluppo, di tutela e di crescita della funzione ricreativa e turistica del nostro Bosco. Un polmone immenso di verde praticamente lasciato vivere alla giornata si direbbe. Neanche la piccola oasi cosiddetta “Marcuccio” è riuscita a sopravvivere. I casi di incendi volontari o da comportamento irresponsabile non sono mancati in questi ultimi anni. Certo, non di questa portata, cioè da comportamenti dolosi perpetrati da una moltitudine di soggetti, tra questi incendiari con motivazioni vendicative verso alcuni proprietari fondiari, operai forestali stagionali in cerca di opportunità di impiego nell’antincendio. Ma le cause prevalenti degli incendi del Bosco sono i comportamenti colposi legati a noncuranza, negligenza, imperizia e azioni di coloro che gettano mozziconi di sigaretta. Nell’appiccare incendi, negli ultimi mesi e non solo qui da noi è emersa l’ipotesi di disegni mafiosi od eversivi. È comunque importante evitare di criminalizzare e diffondere la visione dell’interesse sistematico della criminalità organizzata negli incendi e del fatto che molte persone siano interessate a bruciare il bosco. Gli incendi sono più che altro un problema di cultura civica dei beni comuni, di coscienza e di educazione al rispetto dei beni pubblici e naturali. La soluzione al problema si può raggiungere, in ordine di priorità, attraverso l’educazione, la prevenzione, la sorveglianza e gli interventi di estinzione del fuoco. Il nostro Bosco non va lasciato vivere alla giornata. La comunità gravinese tutta ed in primis gli amministratori della cosa pubblica valutino – in conformità delle norme esistenti – finalmente quei progetti interessanti che pure ci sono, sia pure sulla carta. Valutino la creazione di strumenti giuridici per una gestione seria ed efficace del nostro grande Bosco. Occorre in pratica quel coraggio che è mancato in questo mezzo secolo di storia amministrativa: un soprassalto di orgoglio a difesa di un bene primario per la salute e la vivibilità di un territorio. La Regione Puglia non può tirarsi indietro: tutto dipende da noi. Dalla nostra forza di volontà di agire, con fermezza. “Si potevano evitare questi ultimi incendi?”. La controprova non esiste. E’ LA STORIA CHE DA TORTO O DA RAGIONE afferma De Gregori.

Michele Gismundo

Scatto di Carlo Centonze

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