Meglio pecorella che leonessa!

L’ultima volta che la Leonessa ruggì fu, forse, oltre due secoli fa quando i sanfedisti, nel maggio, entrarono increduli, senza che alcuno opponesse resistenza, dalla porta principale. La videro fuggire dalla porta opposta, mentre si dileguava verso Bari al seguito del generale Mastrangelo e del commissario Palomba, lasciando la città al suo destino.

Da quel momento la leonessa non dovette fare più ingresso all’interno delle mura di Elio da Sparano anche perché le donne, in gran parte, trovarono da subito soluzioni accomodanti offrendo pane, focaccia, vino e calda accoglienza alle truppe dei sanfedisti, tanto da far loro dimenticare la guerra.

Nonostante tali servigi, il saccheggio e le sanzioni imposte furono particolarmente onerosi e si associarono ai provvedimenti restrittivi che colpirono circa 200 uomini che, dapprima fuggiti dalla sguarnita porta Bari, avevano fatto rientro in città confidando nel perdono del cardinale.

Alla rivoluzione soffocata nel sangue, dovette seguire una reazione contraria in quanto si convenne che piuttosto che vivere un giorno da leone, sarebbe stato meglio viverne tanti da pecora.

“Avete visto che cosa abbiamo passato per colpa degli studenti e dei materani? Ci siamo illusi di essere eguali ai nobili e poi siamo stati derubati dei sacchi di grano. Meglio quando stavano gli Orsini del Balzo o i Farnese. A noi importa solo un piatto di lenticchie al giorno. Abbassare la testa non ci costa nulla.”, disse la saggia Nonna Maria, al vespro, a claustro Tricarico, mentre sferruzzava.

“Da oggi in poi, ognuno per conto proprio. Ognuno baderà a se stesso. Che cosa sono l’eguaglianza e l’indipendenza? Avete visto che fine capita a chi ruggisce? Meglio essere umili servitori. Meglio pecorelle che leonesse!”, affermò, dopo il Padre Nostro e prima del Mistero Glorioso, Zia Irene, a Claustro Inferno.

Questa parte della storia non fu mai scritta ma costituisce l’unica ironica spiegazione del comportamento di un popolo frazionato eccessivamente e di una comunità atomizzata che ama essere governata dallo straniero, spagnolo o francese che sia, e che preferisce tacere di fronte allo scippo delle Ferrovie Appulo Lucane o dei Parchi che ospitavano le pecore lanose che brucavano finocchietti selvatici e marrubio, santoreggia e mentastri, timo e serpillo.

Il piatto di lenticchie suggerisce di simulare indifferenza per non insospettire e poter aprire, all’occorrenza, la porticina di claustro tradimento da cui entreranno i prossimi esattori ed i prossimi colonizzatori.

Non ci rimane che aspettare il belato del castrato che ci preannunci l’arrivo di Fra’ Diavolo e Gaetano Mammone. Tanto nessuno va più in treno. E nessuno va più a funghi.

One thought on “Meglio pecorella che leonessa!

  • 24 Settembre 2018 in 13:22
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    …è tutto così tipicamente “italiano”…

I commenti sono chiusi.

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