Giuseppe Marrulli: AlGraMà è un’occasione preziosa di crescita culturale

Negli ultimi tempi ho avuto modo di conoscere e apprezzare l’attività svolta da Al.Gra.Mà, soprattutto nel campo della valorizzazione delle tradizioni del territorio murgiano. E qui devo fare subito un distinguo. Ho percepito – grazie a poche ma illuminanti conversazioni con Gianni Moramarco, Filippo Cristallo, Luigi Mininni e Michele Gsimundo – come il progetto costitutivo e il programma realizzativo dell’Associazione vadano ben al di là della finalizzazione folclorica, intesa come ripristino, rievocazione, rielaborazione dello stile di vita del popolo, che di per sé è già un’operazione culturale ambiziosa. C’è tutt’intorno un più generale fermento che muove le iniziative nei settori più disparati: sport, ricerca storica, letteratura, arti, comunicazione, con qualche incursione nel dibattito politico, sociale ed economico. Vi pare poco? Al centro dell’attività culturale ho intravisto il tentativo di trovare una soluzione accettabile al dilemma del rapporto tra passato e presente. Harold Bloom (critico letterario americano scomparso qualche mese fa) nel suo libro “Angoscia dell’influenza” spiega che l’angoscia è quella che si prova quando ci si confronta con il passato. E’ come se il presente entrasse in competizione con il passato, subendone il fascino, il condizionamento. Bloom però stigmatizza il senso dell’angoscia. Secondo lui, la libertà (di espressione) alla quale tendere è la libertà dall’angoscia del confronto. Solo così il presente può essere meglio governato ed assurgere a tempo fondamentale della vita. In secondo luogo, operare con principi e metodi culturali – e non politici – come usaare Al.Gra.Mà non è senza conseguenze per la società di riferimento. In proposito voglio richiamare che l’AICI (associazione che riunisce 250 istituzioni che operano nella cultura in Italia) ha organizzato per il 5 ottobre prossimo, presso la Fondazione Feltrinelli di Milano probabilmente anche non in presenza, una giornata nazionale dal tema “Riparti cultura, riparti Italia“. Si vuole sottolineare in tal modo il contributo che la cultura può dare alla ripresa economica e sociale dopo l’emergenza della pandemia. Ho provato, inoltre, a riflettere sulle possibili e non improbabili analogie fra l’attività dell’Associazione, compendiata fra l’altro nel sito web da implementare, e quella della lunga tradizione storica italiana dell’associazionismo culturale. La situazione è profondamente cambiata, se non altro per la diversa e maggiore ampiezza delle tematiche in discussione rispetto a quelle del passato. Tuttavia, l’approccio mi sembra incredibilmente raffrontabile. Infatti, agli inizi dell’800 erano in voga circoli culturali e riviste scientifiche e letterarie, che peraltro mantenevano le tradizioni del ‘700. A ​Milano, in un palco della Scala, lo scrittore Ludovico di Breme faceva incontrare – al riparo dalla censura austriaca – i più attivi intellettuali dell’epoca, ospitando anche esponenti stranieri (Stendhal, M.me de Stael). Sembrava un salotto letterario, ma il programma era lo stesso della rivista “Il Conciliatore”, ovvero era un programma anche a carattere politico, economico e scientifico. Dopo questa premessa, io che mi sono avventurato, come dire, “off shore”, nella stesura de “La Città del dopoguerra”, commedia di storia locale, con la complicità del Prof. Gismundo, devo confessare che mi rimane – al di là dei risultati che potrà conseguire il lavoro svolto – un senso di vera gratitudine per l’apertura e la disponibilità ad accogliere nuove espressioni di interesse mostrate da Al.Gra.Mà e dai suoi più convinti rappresentanti. A me sono bastati pochi incisivi incontri con loro, la grande sensibilità e il pragmatismo degli stessi per ricevere stimolo e incoraggiamento a proseguire. Giuseppe Marrulli

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