Raffaele Labarile, “Quando dal buio si fa luce”

Venerdì 26 agosto 2022 presso l’atrio del Palazzo Marchesale di Santeramo in Colle si è tenuta l’inaugurazione della Mostra retrospettiva dal titolo “Quando dal buio si fa luce” dedicata alle opere del nostro artista compaesano Raffaele Labarile, dinanzi ad una folta platea. Queste nostre righe nascono dall’intento di ricordare e far conoscere quest’uomo umile e la sua arte che è riuscita ad andare oltre la sua semplicità, rendendolo immortale, appunto come quando “dal buio si fa luce”.

            Raffaele Labarile nasce a Santeramo in Colle il 20 luglio 1936 da Erasmo Labarile e Francesca Cecca ed è il terzo di cinque figli. Può frequentare la scuola fino alla quinta elementare, con grande dispiacere della madre: è molto portato per lo studio e la sua grande passione è l’arte. Terminata la scuola, vive e lavora per un anno in una masseria in Via Altamura come pastore, ma è triste perché vorrebbe tanto tornare a studiare. Tuttavia, l’anno successivo va a servizio presso la masseria, residenza estiva, dei De Stefano in Via Acquaviva, dove resta per due anni, poiché don Peppino De Stefano lo trova sprecato per quel luogo.

            All’età di 14 anni torna in paese e diventa aiutante marmista di Vito Panzarea: mentre è a lavoro, osserva un artista sconosciuto restaurare opere nella parrocchia del Crocifisso, si tratta del figlio d’arte Umberto Colonna, di Bari. Così, il giovane Raffaele chiede al parroco di presentarglielo e successivamente al Colonna di poterlo aiutare. Il maestro, piacevolmente colpito dalla sua faccia, lo prende a lavorare con lui, inizialmente a Santeramo e poi a Bari, dove è suo allievo per un anno, vivendo nella sua casa e con la sua famiglia. Pertanto, Umberto Colonna è il primo maestro che insegna a Raffaele le tecniche del disegno e dell’uso dei colori.      Torna a Santeramo per aiutare economicamente la famiglia e lavora prima ai locali del Mercato della Piazza Coperta e poi si mette in proprio come pittore di piccole abitazioni. Purtroppo, al termine dei lavori per un grande appartamento, non viene pagato e così, con una valigia di cartone piena di speranza, parte a soli ventuno anni per Milano, dove viene raggiunto da suo fratello Peppino dopo sei mesi. Inizialmente giunge nei luoghi di lavoro in tram, abbracciando la scala prestatagli dal gestore della trattoria dove la sera va a cenare, poi con la Lambretta e successivamente acquista una Fiat 850. Nella stessa trattoria conosce molti artisti del Realismo Esistenziale, quale espressione della pittura italiana di metà ‘900, e ascolta i loro discorsi con molta attenzione, divenendo parte del gruppo.

            Nel 1960 prende anch’egli in affitto un appartamento in Via Procaccini 47, dove abitano molti dei suoi amici artisti. Qui dipinge i suoi primi quadri, imitando quelli impressionisti, che fa vedere solamente a suo fratello e a chi li regala quando torna a Santeramo: non li mostra ai suoi compagni d’arte forse per modestia, dato che loro sono già pittori affermati. Il lavoro, intanto, aumenta: apprezzato per qualità, tempismo e pulizia, con suo fratello pittura e decora appartamenti di persone di spicco. Come cliente ha anche il suo amico cantautore Giorgio Gaber (1939-2003) il quale, quando vede il risultato dei suoi lavori, salta e grida per la contentezza.

            Nel 1964 conosce a Santeramo Maria Nuzzi che sposa e porta nel 1966 a Milano, dove restano fino al 1970, quando si trasferiscono definitivamente a Santeramo, visto che a sud l’edilizia è in crescita. Raffaele e Maria hanno tre figli: Erasmo, Francesco e Alessandro, quest’ultimo eredita la professione di suo padre. Lui, però, non si cimenta come semplice imbianchino, ma si distingue nella decorazione a mano libera delle pareti. Mantiene i contatti con i suoi amici pittori, che raggiunge a Milano, Pisa, Viareggio, incontra all’Expo Arte di Bari, invita a casa sua e fa conoscere attraverso mostre da lui allestite presso la sua Galleria degli Archi, inaugurata con il maestro Hero Paradiso (1912-1994) ma mai in qualità di mercante d’arte.

            A Santeramo continua con la pittura del Realismo Esistenziale, in cui i cieli sono grigi, i fiori secchi, gli interni monocolore, i personaggi desolati e sono presenti fiumi o laghi. A partire dalla metà degli anni ’80 comincia a dipingere i paesaggi della murgia, inizialmente raffigurata in secondo piano, successivamente come oggetto principale. Dal 1995, per quindici anni Raffaele si concentra sul Ciclo degli ulivi, tornando ad una pittura semplice e piena di colore. Inoltre si cimenta da autodidatta nel rappresentare figure umane e dipingere nature morte. Nel suo ultimo ciclo troviamo paesaggi della natura ed altri urbani compreso Santeramo.

Angelo Virgintino,

 Annamaria Giampetruzzi

Bibliografia

Raffaele Labarile, Vastophil, Quando dal buio si fa luce, più dell’essere uomini che pittori, luglio 2022

Quadro impressionista (1958) di Raffaele Labarile

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