Più belle di Castellana le grotte di Santeramo, parola di Pierino Locapo

Pierino Locapo: a Santeramo, chi non lo ricorda? Era quel vecchietto – pace all’anima sua – che nel 1997 mi fece compagnia sulla Murgia alla scoperta di alcuni suoi tesori. Solo per merito suo, realizzammo una serie televisiva bella, la più bella che T.R.C. abbia fatto in tantissimi anni di presenza attiva nel territorio di Santeramo. La trasmissione si chiamava “Tesori della Murgia” e ogni volta che il direttore e mio caro amico Mario Digregorio (a cui Santeramo deve tantissimo) la mette in rete anche oggi, è un successo nonostante sia trascorso circa un quarto di secolo perché le cose che Pierino ci ha insegnato sono sempre affascinanti ed attuali. In sintesi: ha insegnato a noi l’amore per la Murgia. Lo ha insegnato a tutti ma, in particolar modo, voleva insegnarlo alle nuove generazioni. 

Angelo, secondo te Perino Locapo aveva buoni motivi per insegnare alle nuove generazioni l’amore per la Murgia? 

Secondo me Pierino Locapo aveva buoni motivi per insegnare l’amore per la Murgia, affinché le nuove generazioni possano rispettare e valorizzare le bellezze della nostra terra. Infatti, grazie a Pierino la passione per la nostra terra può essere tramandata di padre in figlio.

Questo era il suo desiderio, la sua speranza dopo aver vissuto sulla Murgia per una intera vita nutrendosi della sua amena bellezza, unica al mondo. “Le pietre parlano”, mi diceva spesso e la Murgia che di sculture in pietra è fatta, hanno ancora tante cose da dirci. Nacque nella vicina Altamura il 2 gennaio 1922 a cui ha dedicato lo splendido volume “Altamura nei secoli”, che racconta una moltitudine di cose della Leonessa di Puglia. Nella quarta di copertina è riportata una dichiarazione del dott. Francesco M. Ponzetti, resa il 21 settembre 1979, che testualmente recita: “Per ogni legittimo effetto io sottoscritto Ponzetti dr. Francesco, incaricato da molti anni per l’Archeologia da parte della A.B.M.C. (ndr. Archivio Biblioteca Museo Civico) di cui sono consigliere perpetuo, attesto di conoscere il signor Pierino Locapo, custode del Museo Civico Archeologico di Altamura, da circa venticinque anni e di averlo avuto a lato come assistente moltissime volte, soprattutto negli scavi di LA CROCE, e poi nel riordinamento dei reperti depositati nel predetto Museo. In passato ed ancora attualmente egli ha dato prova costante di straordinario attaccamento al servizio, di esemplare zelo nel compimento dei suoi doveri, di grande rettitudine e di intelligenza non comune. La sua cultura generale ed in particolare quella archeologica è vasta e di gran lunga superiore alla media ed ottima per i lavori che deve svolgere. Gode di molta stima da parte di quanti lo conoscono ed è assai apprezzato dai dirigenti tutti dell’A.B.M.C., anche per il suo carattere autorevole ma cordiale e simpatico. E’ sotto ogni aspetto, a mio giudizio, un elemento veramente OTTIMO”. Per redigere questa attestazione, il dott. Ponzetti ha avuto le sue buone ragioni che sento di condividere. 

Perché tanta considerazione nei confronti di Pierino? Perché ha esplorato a tappeto tutta la Murgia da Minervino a Gioia del Colle, passando da Santeramo, ed anche oltre. Ha trovato tantissimi reperti senza mai approfittarne e facendoli diventare patrimonio di tutti. La sua voglia di scoprire era come la febbre dell’oro. In territorio di Altamura, trovò anche una zanna di elefante risalente a tre milioni di anni fa. Lo stampo di conchiglie e di un dente acuminato di un pescecane dell’era terziaria (un milione di anni fa) ha certificato che un tempo la Murgia si trovava nel mare. Nel corso di una escursione a Santeramo nei pressi della bella masseria fortificata Disanto in Via Laterza, Pierino mi fece notare, con mio grande stupore, la presenza di conchiglie pietrificate. Sin dall’infanzia, ebbe una grande capacità di individuare posti particolari e trovare oggetti nascosti. Forse la scoperta più sensazionale fu quella del 1970 quando con molti anni di anticipo rispetto al ritrovamento, segnalò alla Soprintendenza all’Antichità di Taranto, nella sua qualità di “Assuntore di Custodia” per le zone archeologiche, l’esistenza in Contrada Lamalunga di quello che è stato battezzato con il nome di “L’uomo di Altamura”. A scuola andò fino alla quinta elementare. Poi si fece da solo leggendo libri classici di Radioestesia, scoprendo grotte carsiche meravigliose, necropoli, insediamenti preistorici, tombe peucete, ruderi romani e tanta acqua. Un palmares di tutto rispetto. Con il prof. Gramuglia superò gli esami previsti diventando rabdomante. Invece del pendolo, suo strumento preferito, usava la forcella che nelle sue mani callose si torceva ogni qual volta veniva individuata una falda acquifera. Conosceva il territorio palmo a palmo ed i suoi abitanti, specie pastori e contadini. Nel corso delle sue escursioni, raccoglieva quanto trovava in stato di abbandono: vecchi attrezzi agricoli, vesti, mobili e ogni oggetto in via di sparizione con i quali allestì il “Museo Etnografico dell’Alta Murgia” che donò al Comune di Altamura. Tuttora il museo è patrimonio di questa Città. Il campo di interesse di Pierino era vasto e riguardava i siti precedentemente abitati in tutti i periodi compresi tra l’apparizione dell’uomo e la sua evoluzione. Per queste e per altre ragioni, gli calzava a pennello l’appellativo di “Lupo della Murgia”. Fin qui scritto ha il valore di una sommaria descrizione del personaggio che, sicuramente, meriterebbe una migliore e più approfondita conoscenza. 

Ma veniamo al dunque. Nel corso delle nostre esplorazioni in territorio santermano che hanno spaziato in lungo ed in largo come è stato documentato dalla serie televisiva prima citata, Pierino Locapo raccontò alla troupe di TRC che in una occasione il “Lupo della Murgia” si calò in una grotta nella quale mai nessuno era entrato che battezzò con il nome di “La Grotta del Capo”. Era di una bellezza unica, ci disse. Più bella delle Grotte di Castellana! Per mancanza di strumenti adatti, non potette procedere nella completa esplorazione che, a suo dire, avrebbe portato alla scoperta di altre grotte adiacenti. La sua certezza che quella grotta era “più bella di quella di Castellana” l’ho tenuta gelosamente conservata fino a questo momento. Ogni volta che ancora oggi transito dinanzi a quel sito – a circa tre/quattro chilometri da Santeramo – il mio cuore palpita. E se fosse vero? Di certo Pierino non ha mai detto chiacchiere. Le sue non comune capacità sensitive non hanno mai fallito. Quale tesoro per Santeramo trovarla e valorizzarla nel nostro tempo, semmai insieme a tante altre attigue!

Angelo, come immagini la bellezza di questa grotta? 

Immagino la grotta molto grande. Certamente sono presenti le colonne, nate dall’unione di stalattiti e stalagmiti. Alcune di queste colonne, inoltre, possono ricordare un animale o un oggetto come le Grotte di Castellana. La Grotta del Capo, sicuramente, ha milioni di anni. Quindi potrebbe nascondere reperti antichi, importanti per capire ed approfondire il passato della nostra Murgia.

La nostra amata Città, purtroppo, da diversi anni è in caduta libera. Vorrei tanto sbagliarmi, ma il suo destino è segnato. Non è questione di buona o cattiva Amministrazione né di strumenti urbanistici da attuare. Nel tempo, diventerà un casale, un borgo a servizio delle più quotate Città di Altamura e Matera. La rinascita non è dietro l’angolo. Il rilancio della sua economia che potrebbe svegliarla dal letargo, potrà essere soltanto effimero, momentaneo. Nulla di più. Non abbiamo nulla di nostro su cui scommettere. Quel poco di buono che abbiamo, tra cui la risorsa Francesco Netti, rimane moneta preziosa per pochi. Alla guida della Città possiamo avere come Sindaco il saggio Re Salomone, ma nulla potrebbe in un territorio ormai secco. E’ questione di cultura, di retaggio, di una mentalità atavica che ci sta addosso da secoli come una camicia di forza, come una colata di cemento. Peccato! Con quattro/cinque mila giovani in cerca di lavoro e con la maggioranza della cittadinanza composta da persone anziane, non si va da nessuna parte. Santeramo continuerà a pagare tanti errori del profondo e medio passato mentre le Città viciniori continueranno a galoppare. Raggiungerle, un traguardo velleitario. Sono troppe in avanti. C’è bisogno di qualcosa di eccezionale per riportarla in vita. C’è bisogno di un miracolo! 

Angelo mi sai indicare almeno tre cose di cui ha bisogno la nostra amata Santeramo?

La nostra amata Santeramo avrebbe bisogno di: valorizzazione dei Palazzi antichi; accordo con i proprietari dei Palazzi privati, affinché possano essere anch’essi visitati dai turisti; valorizzazione delle chiese antiche; valorizzazione delle masserie antiche; aprire un museo dell’arte contadina per mostrare ai turisti le tradizioni locali; valorizzazione dei prodotti tipici locali.

Visione pessimistica? Me lo voglio tanto augurare, a condizione che mi si dimostri il contrario. “Anni addietro – scrisse nel 1804 Lorenzo Giustiniani a Sua Maestà Ferdinando IV, Re delle Due Sicilie – in questo territorio (ndr. Santeramo) si scovrì una miniera d’argento, ma fattone il saggio, come la spesa uguagliava quasi il prodotto, fu lasciata in abbandono”. Da immaginare cosa avrebbe rappresentato per il tempo, soprattutto per i potenti, se la miniera fosse stata più generosa. Nel nostro caso, da una miniera d’argento, si potrebbe passare ad una d’oro, ovviamente se la testimonianza di Pierino fosse confermata. Di certo, per la riconosciuta qualità del personaggio e per tutto quello che di buono ha fatto prima di ritirarsi dalle “scene murgiane” a causa di gravi problemi di salute per poi lasciare questo mondo il 26 dicembre 2000, c’è da credergli o, tutt’al più, qualcosa di molto vero ci sarà. Se si riuscisse a redigere un serio progetto di esplorazione sotterranea di quel sito con la supervisione della Soprintendenza alle Antichità, nulla mi costerebbe indicare la sua esatta ubicazione dove da poco tempo è stato fissato un tabellone simile a quelli utilizzati per la descrizione di lavori edili. Immaginare di trovare grotte “più belle di quelle di Castellana”, sarebbe la “miniera” del nostro tempo, il “miracolo” che farebbe risuscitare Santeramo assicurandole un futuro che oggi non si vede. Dopo oltre ottanta anni dalla loro scoperta da parte dello speleologo Franco Anelli, le Grotte di Castellana continuano ad incantare milioni di visitatori provenienti da ogni parte del mondo. E se il futuro di Santeramo ripartisse proprio da là sotto?

Cav. Franco Porfido 

in collaborazione con Angelo Virgintino

Foto Antonio Laselva – Archeoclub – ripresa da BIRINEDITA

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