Essere perfetti nell’imperfezione
Qualche tempo fa, arrivò da me, un ragazzo poco più che trentenne che era in piena crisi. Si presento mentre combatteva un’eterna battaglia. Lui creativo, un tipo fuori dagli schemi, con una forte sensibilità e vittima durante l’adolescenza di bullismo. Completamente opposti erano, invece, i genitori: convenzionali, a volte un po’ troppo ansiosi, preoccupati per la diversità del proprio figlio a tal punto che per proteggerlo e aiutarlo hanno sempre tentato di riportarlo alla normalità e alla convenzione spingendolo verso un lavoro statale e non ai corsi dell’accademia d’arte.
Durante la sua vita quel ragazzo ha cercato in tutti i modi di normalizzare quel lato anticonvenzionale. Tuttavia, la sua parte diversa e creativa, si è sempre opposta creando un conflitto in lui devastante e una spaccatura che lo ha fatto sempre sentire sbagliato e imperfetto.
Quando arrivò, combatteva ancora per trovare una soluzione tra quelle due parti che animavano la sua personalità: il bisogno di essere “come tutti gli altri” e quello di “dare luce alla sua creatività”. Questa battaglia la viveva in ambito lavorativo (un contratto in un ente statale che gli garantiva sicurezza, e un’attività artistica libero professionale precaria in cui non aveva mai investito più di tanto), e anche nella sua vita affettiva (aveva una storia che non lo rendeva felice, anche se voleva costruire qualcosa di più stabile e duraturo, anche in virtù dell’età).
Il percorso fatto si tradusse in un viaggio verso la consapevolezza, il riconoscimento e l’accettazione di quello che veramente era, con i suoi tratti anticonvenzionali e originali.
A un certo punto del nostro percorso, una seduta saltò a causa di un malinteso. La volta successiva, il ragazzo, appena entrato nel mio studio, mi ringraziò dicendomi che quell’appuntamento saltato era stata la seduta più terapeutica di tutto il percorso, esclamando che se io, in qualità di psicologa, non ero stata perfetta anche lui poteva non esserlo.
Con quel mancato appuntamento, involontariamente, avevo legittimato la sua imperfezione e, per la prima volta, quel ragazzo imperfetto si era sentito davvero perfetto. Perfetto nella sua imperfezione.
Suggerimenti ed esercizi
Durante un workshop, una terapeuta raccontò che la sua famiglia discendeva da una tribù di nativi americani, specializzata nell’intessere dei meravigliosi tappeti. Una volta terminati però, gli facevano subito un piccolo buco o ne tagliavano un piccolo pezzo, per renderli imperfetti. Questo perché, per le loro credenze, la perfezione appartiene solo a Dio, e se avessero creato qualcosa di perfetto, ciò avrebbe innescato la sua ira.
Immaginate di essere quel tappeto meraviglioso ma imperfetto: osservate i vostri difetti e considerateli come una parte necessaria per rendere unica e originale la meraviglia del vostro essere. Imparate ad essere indulgenti e gentili con voi stessi, per la vostra imperfezione. Non è un motivo per innescare la vostra ira ma per domarla e placarla, e imparare a volervi davvero bene. Infine cercate di gioire per la libertà di essere perfettamente imperfetti.
Il consiglio di lettura
“Mi raccomando: tutti vestiti bene”; “Quando siete inghiottiti dalle fiamme”; “Calypso” di David Sedaris
Il tema affrontato mi ha reso difficile scegliere una storia specifica così ho scelto direttamente un pacchetto di racconti, tutti di David Sedaris (tradotti in italiano da Matteo Colombo).
Divertenti, arguti, ironici (con punte di pungente sarcasmo) ma anche capaci di commuovere e far riflettere. Il comune denominatore di tutti i racconti è lo stesso: Sedaris insieme a tutta la sua famiglia anzi, tutte le sue famiglie.
Sedaris racconta i legami, gli scontri, il fitto intreccio di emozioni, dolori, lutti, incomprensioni, gioie, successi e quello che è oggi, cosa è diventato e quanto ha realizzato non tralasciando il suo passato: l’essere diverso, il rapporto conflittuale con il padre e l’allontanamento da casa. David si è dato la possibilità di sbagliare, di riconoscere i propri limiti e le conseguenze dell’educazione ricevuta e dell’ambiente in cui è cresciuto per poter conoscere pienamente se stesso.