L’uovo pasquale tra antropologia e storia
L’uovo, la più grande cellula vivente, nella sua forma priva di spigoli, senza un principio e una fine, è l’emblema della perfezione. Il suo simbolismo deriva dalla sua funzione, che è quella di conservare e assicurare la permanenza della vita. La forma ovoidale richiama la conformazione della pancia della gestante, quindi della vita che nel grembo materno vive, cresce e si sviluppa, per poi venire al mondo.
In quasi tutti i popoli della terra l’uovo è presente nel complesso dei miti che narrano le origini del mondo (cosmogonie). In numerose religioni arcaiche è presente il mito dell’“uovo cosmico”: il “parto” del mondo iniziando da un uovo che esprime l’unità primordiale, una totalità perfetta, indivisa, che precede la divisione degli elementi e la nascita dell’Universo e degli esseri viventi.
L’uovo è anche simbolo di resurrezione. Nella Preistoria la forma dell’uovo compare nelle tombe del Neolitico nella sagoma ovale dei vasi, a rappresentare il grembo della Dea dove la vita riemergerà. I megaliti celtici di Roxburghshire (Scozia), che identificano la disposizione di pietre tombali, sono ordinati secondo l’orma di un uovo gigantesco, con l’asse della curva minore orientato in direzione dell’equinozio di Primavera, ossia verso la “rinascita” della luce. Proprio a Primavera la Natura risorge uscendo dal suo “sepolcro invernale”.
Con l’avvento del Cristianesimo l’uovo cosmico si converte in simbolo della rinascita del Cristo. Ciò spiega il ritrovamento nelle catacombe romane di uova di alabastro.
Una volta la domenica di Resurrezione si chiamava “Pasqua d’uovo” e in molte chiese, al giovedì Santo, o si deponeva nel sepolcro simulato un uovo di struzzo insieme con l’Eucarestia, oppure si appendevano queste uova per ornare l’altare maggiore.
L’usanza di scambiarsi uova è antica. Molti popoli celebravano l’arrivo della Primavera scambiandosi uova, sinonimo di buoni auspici. Nel Medioevo era usanza pasquale donare uova vere benedette, questo perché, mangiandole si partecipa alla grazia della Resurrezione. Più tardi si diffuse tra la nobiltà lo scambio di uova d’oro, d’argento o di porcellana, abbellite di gemme, perle e smalti.
Dalle nostre parti è ancora usanza preparare e regalare a Pasqua la “scarcedda”, un grande biscotto che può assumere le forme di cestino, coniglio, colomba o bambola, con una particolarità comune: la presenza di uova sode incorporate nel biscotto.
Nel XIX secolo compaiono in Germania e Francia i primi esemplari di uova interamente piene di cioccolato.
Negli anni ’20 del 900 la Casa Sartorio di Torino brevetta il sistema per modellare le forme vuote per le uova pasquali attraverso stampi a cerniera chiusi. Successivamente si inizia a inserire una sorpresa all’interno: inizialmente animaletti in zucchero o confetti, poi oggetti più preziosi.
Nel 1972 nasce il famoso ovetto Kinder della Ferrero, industrializzato solo nel 1974. Diceva il cavalier Ferrero: «diamo ai bambini la gioia della Pasqua per tutto l’anno».
Svuotato di ogni connotazione sacra, l’uovo pasquale è divenuto fenomeno commerciale. Per questo, ricaricandolo della sua simbologia, immagino per questa Pasqua un grande uovo colorato da regalare virtualmente all’Umanità. Un uovo pieno, destinato a ogni cittadino del mondo, con dentro pace, giustizia e salute in grande quantità. Buona Pasqua di Resurrezione a voi tutti.