La discarica di contrada Le Lamie e la Giornata Mondiale dell’Ambiente.
Il 5 giugno si celebra la Giornata Mondiale dell’Ambiente, istituita dall’Assemblea Generale dell’ONU nel 1972. Il fine era quello di capire come vivere in maniera sostenibile nel rispetto della natura. Le associazioni medico-scientifiche e gli Ordini dei Medici hanno lanciato un appello per adottare misure per contrastare l’inquinamento e mitigare i cambiamenti climatici. Si vogliono trovare nuove idee per proteggere i diversi ecosistemi e aumentare la consapevolezza che ciò che facciamo ha un impatto sull’ambiente e su noi stessi. Secondo il Rapporto Eionet e EEA 2022, l’Italia, dopo Francia e Germania, è il paese con il più alto numero di decessi in Europa attribuibili all’inquinamento e con un incremento in età pediatrica ed adolescenziale. La contaminazione ambientale è alla base dell’aumento dei casi di tumore e altre patologie.
Da noi l’interesse negli ultimi 15 anni si è indirizzato verso la discarica di Contrada Le Lamie, chiusa nel 2008, ma sconcerta anche la presenza di rifiuti scaricati lungo le strade del territorio e negli angoli più nascosti della Murgia. Per raggiungere la Contrada Le Lamie si può percorrere via Carpentino per poi girare a destra dopo l’incrocio con la Provinciale 27.
Già alcuni anni fa si sapeva che tra Gravina ed Altamura si moriva sempre più spesso di tumori senza che nessuno dei governanti se ne preoccupasse, nonostante gli allarmanti appelli di qualche medico. I tassi di ospedalizzazione per le neoplasie erano diventati notevolmente superiori alla media regionale, secondo i risultati di ricerche dell’Università di Bari, dell’Osservatorio epidemiologico e dell’Agenzia di prevenzione e protezione ambientale della Regione. Tra il 1993 ed il 2001 a Gravina e Altamura c’era stato un inquietante aumento dei decessi per leucemia, soprattutto tra gli ultracinquantenni. L’analisi dei dati permise di escludere un legame tra impianti elettromagnetici ed il diffondersi delle patologie. Si constatò una prevalenza di tumori riconducibili all’inquinamento ambientale, quali le discariche abusive con le loro sostanze pericolose che inquinano le falde acquifere.
Nel 2012 si parlò della discarica nella Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti. Alcuni amministratori della Tra.De.Co sono stati indagati o arrestati per reati di vario tipo (insieme ad alcuni dirigenti dell’Asl, altri imprenditori e Alberto Tedesco, ex assessore regionale del PD) subendo sequestri di beni per milioni di euro, stesso ordine di grandezza di quanto l’amministrazione comunale pagava per lo smaltimento dei rifiuti, un servizio tra i più costosi rispetto a tanti altri Comuni. Alcuni reati riguardavano il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti speciali prodotti in strutture sanitarie, tra cui l’Oncologico di Bari, dove si curano anche le vittime dell’inquinamento ambientale. Il processo di Tedesco finì con la prescrizione mentre la PM Digeronimo, che inizialmente era tra gli inquirenti, provò a candidarsi anche col PD.
Nel 2014 secondo il Servizio Ambiente della Provincia non risultavano rispettate le previsioni progettuali né le prescrizioni di legge relative alla discarica e aveva diffidato la Tra.De.Co. a rimediare a queste mancanze.
Nel 2017 la discarica fu sequestrata dal Noe dei Carabinieri. Il gestore prima era entrato in crisi e poi è stato dichiarato fallito nel 2018. Con il fallimento, la gestione della discarica passò alla curatela fallimentare subendo un rallentamento degli interventi.
Nel 2019 il sito subì una attività di analisi e verifiche condotta dall’ARPA Puglia e dal NOE. A novembre l’impianto subisce un sequestro preventivo a causa dei superamenti, nelle acque sotterranee, delle soglie di contaminazione per le concentrazioni di Nitriti, Ferro, Manganese, Nichel, e dello stato di incuria della discarica, priva di copertura definitiva. A dicembre la Regione, per la necessità di interventi urgenti, assegna al Comune un contributo di 1milione, con l’obbligo di seguire le procedure di recupero dai responsabili della situazione. L’ARPA indicò le azioni per la messa in sicurezza del sito: rilievo dei livelli di percolato dai pozzi di raccolta, estrazione del biogas e installazione di torcia di combustione, ripristino della recinzione, verifica della qualità delle acque sotterranee, taglio delle erbe per evitare incendi, riparazione del telo di copertura.
In occasione del sopralluogo del febbraio 2020, si prese atto del persistente stato di abbandono dell’impianto, per il telo deformato, disancorato e lesionato, con fuoriuscite di percolato verso i terreni vicini. A giugno la Regione trasferisce un anticipo di 700mila euro. La restante parte sarebbe stata erogata dopo la consegna di una relazione su lavori e spese sostenute.
A marzo 2021 la Giunta regionale decide di riconoscere la criticità per l’impianto e l’urgenza di procedere con la bonifica, assegnando 300.000 euro. Da troppo tempo la discarica rappresentava una minaccia in un luogo dalle risorse naturalistiche e paesaggistiche importanti oltre che dalle considerevoli potenzialità economiche. Ad Agosto partirono i lavori appaltati alla Sir di Brindisi, per un importo di 684mila euro, che prevedevano la realizzazione di un capping provvisorio, l’adeguamento dell’impianto di biogas, l’emungimento di percolato e la realizzazione di una rete di captazione e gestione delle acque meteoriche. A dicembre il Comune dispose alcuni divieti nell’area circostante.
A Marzo 2022 viene emessa l’ordinanza sindacale per la messa in sicurezza dell’impianto e a dicembre quella riguardante divieti precauzionali per il rischio di contaminazione dell’area. Considerate le criticità rilevate nei sopralluoghi di giugno, l’Assessore Maraschio, confermò la necessità di intervenire sulla messa in sicurezza e la bonifica.
Il 22 Marzo 2023 la Giunta regionale ha deciso di finanziare ulteriormente la messa in sicurezza delle discariche dei Comuni di Altamura e Brindisi. Un finanziamento pari a 300 mila euro per ciascun Comune, per le attività di emungimento e smaltimento del percolato.
A questa storia complessa e incompleta, bisogna aggiungere il crescente inquinamento da traffico degli ultimi 30 anni e l’aumento di fumatori e fumatrici, causato dai cattivi esempi dati dalle TV, nonostante i consigli dei medici e le leggi contro il fumo.
Ultimamente, in vari paesi europei, è stata individuata la presenza di microplastiche nel sangue e nella carne degli animali e nei prodotti caseari oltre che nel sangue delle persone. Con un effetto boomerang l’inquinamento contamina la catena alimentare. Una volta assunte tramite cibo, bevande e respirazione, le microparticelle di plastica viaggiano attraverso il sangue, depositandosi nei diversi organi (polmoni, fegato, reni e intestino) con la possibilità di fare danni alle cellule. Le microplastiche possono provocare stress, problemi metabolici, processi infiammatori, nonché danni ai sistemi immunitario e neurologico.
Tra i polimeri maggiormente presenti nel sangue ci sono il polietilene, il polipropilene, il polistirene, che si utilizzano per sacchetti, bottiglie, imballaggi etc. oltre a butilene, etilene, stirene, nylon o poliuretano ecc. presenti nei detersivi o derivanti dal lavaggio degli indumenti sintetici (poliestere, poliammide, acrilico, elastane), o dall’usura di pneumatici, dal deterioramento delle vernici e nei i prodotti estetici. I contenitori per alimenti in plastica con alte temperature possono rilasciare anche altre sostanze chimiche. Meglio fare il bucato a basse temperature, scegliere le fibre naturali come lana, cotone o juta e il vetro per conservare i cibi. Possono contenere microplastiche anche il sale, crostacei e molluschi.
Per le pulizie meglio spugne in materiali naturali, come la luffa, un tipo particolare di zucchina. Neonati e bambini sono molto più esposti alle micro plastiche rispetto agli adulti: con l’usura le plastiche possono rilasciare sostanze dannose per il loro neuro sviluppo. Meglio scegliere giocattoli e accessori fatti con materiali naturali, come legno e gomma di caucciù.