Gianni Moramarco: la protesta dei cartoni e di … Mercadante
La protesta degli scatoloni e dei bustoni, quella organizzata a metà novembre da circa 70 operatori della moda in Altamura, aveva lasciato ben sperare in un moto di orgoglio che andasse al di là del semplice tentativo di distrarre l’attenzione dei consumatori locali dalle offerte di Amazon & C.
Alla fine si è trattato di un pianto greco che ha accompagnato la coda del funerale della fantasia, della creatività, dell’ingegno, del coraggio e dell’impegno, di cui – a dire il vero – pochi gli esempi nella storia del territorio.
La prima prova di coesione tra i commercianti della moda avrebbe dovuto inaugurare una nuova stagione in prossimità delle festività natalizie che davvero potesse sollecitare i consumatori del territorio a distaccarsi dalle tastiere murgifere.
In realtà, alcun cartellone, alcun progetto. Alcuna idea. Neppure un fiocchetto colorato fuori dalle vetrine. Neppure una lucina privata a basso consumo ad illuminare la strada. Un agrifoglio, poi, sarebbe stato davvero troppo: l’ultimo … il maximo presidente lo fece pagare troppo. Improbabile una creazione in cartapesta. Troppo impegnativo, invece, un Presepe raccontato lungo le vetrine di una strada commerciale, o del corso. Un sogno la visita virtuale dei negozi locali, con proposte accattivanti. Una bestemmia, infine, la simulazione di un mercatino di Natale, con bancarelle natalizie in prossimità dell’ingresso delle chiese/negozio con arie natalizie o mercadantiane.
Si ha l’impressione che si sia persa un’altra bella occasione per rilanciare il commercio ed il territorio, ispirati dalla improvvisazione e dalla istintività, dall’attesa della manna comunale e dall’ombrello pubblico, dalla illusone della autosufficienza delle forze e capacità individuali. Orfani, poi, persino di chi, pur non essendo stato mai fertile, in qualche momento ha spacciato < semini > per comprovare la origine di IDEE, figlie di altre menti.
Un progetto di rilancio del commercio e del territorio deve viaggiare parallelamente ad un grande opera culturale che coinvolga l’intera comunità e parta da una città, o una strada ospitale, ambientata nella cornice della Murgia.
La cultura può essere il veicolo che, attraverso un contenitore / castello, porti lungo le strade visitatori e turisti che, richiamati da atmosfere intriganti e dai colori, profumi, saperi, suoni e sapori dell’arte, possano sentirsi coccolati e accolti, sino a rinunciare alle tentazioni del web e spendere in loco parte delle loro risorse.
Le teste < indipendenti> ( da che? Da chi ? ) hanno una sola attenuante: l’assenza di una politica che sappia orientare, che sappia progettare e coordinare, che sappia raccogliere e selezionare idee e proposte.
In realtà, non si può immaginare un progetto di competizione sana con il mercato del web gestito da assessorati insipidi, fermi agli anni ‘80 e/o da presidenti barbosi e nullafacenti, legati alla azione locale esclusivamente da modeste operazioni di intermediazione su piantine natalizie.
Il dato oggettivo? Si pensi che in occasione del 150° anno dalla morte di Francesco Saverio Mercadante, l’assessore al ramo ha diretto l’orchestra di un ….. religioso silenzio. Mentre i generosi commercianti hanno dimenticato persino di diffondere le musiche di Mercadante attraverso gli impianti di amplificazione dei loro esercizi, e/o di quello impiantato lungo il corso federiciano.
Ed il < semino>? Il semino – a causa della sua sterilità, in una dimensione nuova – non ha potuto copiare o saputo suggerire allestimenti, vetrofanie, composizioni, in omaggio alla Musica ed al compositore della Murgia. Ora, non ci dovremo meravigliare se Mercadante ha mandato a dire che preferisce rimanere napoletano!
Gianni Moramarco