L’invecchiamento in buona salute con una legge regionale rimasta inattuata

Nello scorso dicembre l’ONU (Organizzazione delle Nazioni Unite) ha proclamato Il “decennio dell’invecchiamento in buona salute 2021-2030” (Decade of Healthy Ageing), con la finalità di “cambiare il modo in cui pensiamo, sentiamo e agiamo nei confronti dell’età e dell’invecchiamento; facilitare la capacità delle persone anziane di partecipare e contribuire alle loro comunità e società; fornire cure integrate e servizi sanitari primari che rispondano ai bisogni dell’individuo; fornire accesso all’assistenza a lungo termine alle persone anziane che ne hanno bisogno.”

            La Risoluzione dell’ONU esprime preoccupazione per il fatto che, nonostante la prevedibilità dell’invecchiamento della popolazione e il suo ritmo accelerato, il mondo non sia sufficientemente preparato a rispondere ai diritti e alle esigenze degli anziani. Riconosce che l’invecchiamento della popolazione ha un impatto sui nostri sistemi sanitari, le cui carenze sono state tragicamente evidenziate dalla pandemia. L’invecchiamento della popolazione coinvolge, però, anche molti altri aspetti della società, tra cui i mercati del lavoro e finanziari e la domanda di beni e servizi, come l’istruzione, l’alloggio, l’assistenza a lungo termine, la protezione sociale e l’informazione.

            L’obiettivo del “decennio” è rappresentato dall’Invecchiamento in salute, che l’Organizzazione delle Nazioni Unite definisce come il processo di mantenimento e sviluppo della cosiddetta “abilità funzionale” che consenta il benessere in età avanzata, in grado migliorare la vita delle persone anziane, delle loro famiglie e delle comunità.

            Le iniziative che vengono promosse, con il coordinamento dell’OMS (Organizzazione mondiale della sanità), intendono coinvolgere i governi, le organizzazioni internazionali e regionali, la società civile, il settore privato, il mondo accademico, la ricerca medica e, quindi, le politiche di salute pubblica, a sostegno degli obiettivi del “decennio”.

            In Italia non c’è un indirizzo uniforme in materia, che, in base a quanto stabilito dal controverso Titolo V° della Costituzione, è considerata di competenza delle Regioni, a cui è demandata l’assistenza socio sanitaria. Il Ministero della Salute nell’approvare il Piano Nazionale della prevenzione, la cui finalità è accompagnare il cittadino in tutte le fasi della vita, nei luoghi di vita e di lavoro e “promuovere un invecchiamento sano e attivo degli ultra64enni”, individua linee guida e obiettivi la cui attuazione è demandata, per l’appunto, alle Regioni, attraverso il recepimento del Piano e dei suoi obiettivi, che vanno declinati al contesto locale di riferimento. Lo stesso Ministero,  con il Dipartimento per le politiche della famiglia, ha sviluppato nel tempo alcune iniziative(Passi d’Argento- un sistema di rilevazione della salute e della qualità della vita della terza età; Guadagnare in salute – attività di comunicazione istituzionale e azioni specifiche finalizzate a modificare comportamenti scorretti ed effettuare scelte di vita salutari , ecc.), iniziative raccolte ora nel progetto “Coordinamento nazionale partecipato e multilivello delle politiche sull’invecchiamento attivo”, ambizioso nella denominazione, quanto scarso di risorse e di concretezza.

            La Regione Puglia, nel 2012, si è dotata della “Carta regionale dell’invecchiamento attivo, vitale e dignitoso in una società solidale”, impegnandosi a promuovere, in maniera trasversale a tutte le politiche regionali in campo sociale, socio-sanitario e socio-lavorativo, ogni azione utile rivolta a supportare, in modo integrato, la persona anziana e la persona in condizione di limitata autonomia. Uno strumento di buone intenzioni e di impegni non vincolanti, che ha portato qualche miglioramento nelle politiche socio assistenziali, (assistenza domiciliare e centri anziani), ben lontani dagli obiettivi di integrazione della persona anziana nella propria comunità.

            Molto vivace e articolata si è rivelata, invece, in questi ultimi anni, la miriade di iniziative sul territorio, promosse e gestite da associazioni no profit, di volontariato ma anche del cosiddetto “privato sociale”, che vanno dai progetti culturali delle Università della terza età, agli orti di comunità, dall’attività ludica e del ballo all’attività sportiva, alle palestre e alla ginnastica dolce, al volontariato solidale, al turismo sociale, ecc.

            Ed è proprio con lo sguardo a queste situazioni che non interagiscono tra loro e con le Istituzioni, che i sindacanti confederali dei pensionati hanno ritenuto di attivare una specifica proposta di legge regionale di iniziativa popolare, arricchita dal contributo dei rappresentanti delle organizzazioni di volontariato e del terzo settore, con l’obiettivo di integrare l’assetto normativo pugliese per porre le persone anziane al centro del contesto sociale in cui vivono, rafforzando i legami con la comunità di appartenenza.

            Con oltre 30.000 firme raccolte a sostegno del disegno di legge: “Promozione e valorizzazione dell’invecchiamento attivo e della buona salute”, la proposta viene presentata al Consiglio regionale e, dopo il necessario iter istruttorio, viene approvata il 30 aprile 2019: L.R. n. 16/2019- N46SUPPL_02_05_2019.

La legge impegna tutti i livelli istituzionali a superare la visione assistenziale e sanitaria dell’invecchiamento, per rafforzare le politiche sul versante del sostegno all’autonomia e all’indipendenza personale, attraverso forme di istruzione, nuova formazione, ampliamento delle conoscenze a supporto di stili di vita sani. Valorizza, altresì, l’impegno degli anziani nella società civile e nel volontariato, così come la capacità di adattamento nell’ambito dell’educazione, della formazione permanente, del lavoro, della cultura e del turismo sociale, dello sport e del tempo libero, dell’accesso alle nuove tecnologie nel campo dell’informazione e della comunicazione.

Una buona legge, riconosciuta dal voto unanime del Consiglio regionale, ma, ancora una volta, rimasta inattuata.

L’emergenza pandemica e la precarietà della guida dell’Assessorato di quest’ultimo anno, ha indotto La Giunta regionale a prorogare la vigenza del Piano Regionale delle Politiche Sociali (PRPS) Una proroga che, di fatto, impedisce la possibilità di attuare una serie di azioni previste dalla Legge 16/2019, che hanno l’esigenza di incardinarsi all’interno del Piano

 L’auspicio è che con il nuovo Assessore, appena nominato, si possa avviare subito un confronto costruttivo con tutti i soggetti sociali rappresentati nella Cabina di Regia, per definire con rapidità un nuovo piano per le politiche sociali, in grado di ricucire, dentro una nuova programmazione, quegli interventi normativi nazionali che si sono susseguiti nel tempo, quali le misure di contrasto alla povertà,  il potenziamento della domiciliarità, le norme sul “dopo di noi” e le misure per la non autosufficienza.

Un Piano che sappia fare quel salto di qualità delle politiche sociali nel territorio, che tenga conto delle esigenze socio sanitarie crudemente manifestate in questa emergenza, di cui si comincia a intravedere il possibile esito positivo in prospettiva di un rapido e massiccio piano di vaccinazioni. Un PRPS che si inserisce nel disegno più generale di “Ripartenza del Paese”, in cui devono trovare la giusta considerazione gli anziani, che, più di tutti, hanno subito gli effetti tragici dell’epidemia, in una dimensione non solo socioassistenziale, ma di cittadini titolari di diritti universali, soggetti attivi della vita sociale della propria comunità.

Remo Barbi

Componente segreteria FNP Cisl Puglia

Questo sito utilizza cookie. Possiamo usare direttamente i cookie tecnici, ma hai il diritto di scegliere se abilitare o meno i cookie statistici e di profilazione. Abilitando questi cookie, ci aiuti ad offrirti una esperienza migliore. Privacy policy