Nuovi ritrovamenti archeologici, da abbandonare nelle cassette della frutta?

In questi giorni a Gravina in Puglia, dall’altura di Petramanca (o Botromagno) arrivano informazioni di una nuova campagna di scavi archeologici promossa dalla Soprintendenza di Bari.        All’opera del delicato lavoro troviamo la “Officina Artigiana Ausonia s.r.l.”, particolarmente adatta per le sue competenze a tirar fuori dalle tombe vasi archeologici antichi di straordinario fascino. 

            Sul Colle di Botromagno, un’area di oltre 400 ettari, esiste un insediamento che costituisce un vero e proprio “Parco Archeologico”. E’ proprio in quei luoghi che la nostra civiltà affonda le sue radici, luoghi purtroppo abbandonati e sottovalutati, luoghi sicuramente da restituire a dignità, da recuperare alla memoria per il loro valore simbolico, consapevoli che i flussi turistici principali, oggi, sono indubbiamente legati all’archeologia, al paesaggio e alla natura. 

            Si tratta di insediamenti umani dal passato millenario, che affondano le radici dal Neolitico, all’Età del Bronzo, luoghi preziosi e incantevoli, suggestivi e di rara bellezza, che necessitano però di essere valorizzati: un ricco, vario e raro patrimonio storico, culturale, artistico, archeologico, ambientale e paesaggistico di cui il territorio può orgogliosamente vantarsene. 

            Gli attuali scavi, come quelli precedenti, stanno mettendo in luce reperti interessanti di uno dei centri indigeni più importanti della Puglia preromana. Dagli scavi affiorano tombe a semi-camera, del IV secolo a.C. Tombe di famiglie facoltose, stando ai reperti rinvenuti. La collina di Petramanca, come la chiamano i più anziani del posto, conserva un enorme tesoro, ancora tutto da scoprire. 

             Molti di quei beni archeologici che la Soprintendenza di Bari autorizza a “scoperchiare”, purtroppo, rimangono abbandonati nelle cassette della frutta, nelle stanze da deposto di qualche istituzione presente nell’hinterland murgiano, non fruibili dagli studiosi e appassionati, improduttivi sul piano turistico e alla mercé, forse, di alcuni spregiudicati affaristi senza dignità. 

            Ed è la polemica di questi giorni sulla nuova campagna di scavi archeologici a Gravina. Le disattenzioni sui reperti ritrovati in passato sulla “collina d’oro” pongono seri interrogativi sul futuro di questi nuovi rinvenimenti: occorre sinergia istituzionale per salvaguardare un tesoro senza eguali. Vigilare è d’obbligo. Così il sindaco di Gravina in Puglia: l’iniziativa di una nuova campagna di scavi archeologici deve essere accolta sicuramente con favore, ma le istituzioni preposte alla conservazione e alla fruizione di queste straordinarie testimonianze storiche devono garantire ogni tutela, ciò che nel passato purtroppo non è avvenuto.  

Michele Gismundo

Scatto di Carlo Centonze

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