Via Tommaso Fiore.

Tommaso Fiore, un gioiello della cultura regionale, nacque ad Altamura il 7 marzo 1884 e morì a Bari il 4 giugno 1973. Partecipe a grandi battaglie per la libertà, ha conosciuto la guerra, il confino, il carcere e gravi lutti familiari. Interessato alle lotte contadine, alle battaglie per l’alfabetizzazione. La via per l’eguaglianza e la conquista dei diritti della donna è stata lunga e faticosa, ostacolata dal rifiuto di ammettere le donne in magistratura. Questione femminile e meridionale si mischiano; alcuni risultati furono le leggi a tutela del lavoro femminile, sul riconoscimento della dignità delle donne e la parità anche nell’ammissione agli uffici pubblici. La produzione è vasta; il carteggio con molte donne di cultura contribuirono alle battaglie per l’emancipazione femminile, le lettere evidenziano i sentimenti di rispetto, amicizia e stima. Importanti sono le lettere di Sandro Pertini, Ada Gobetti, Benedetto Croce, don Milani e Italo Calvino e altri. Alcune lettere sono dedicate all’emancipazione femminile, rivendicazione dell’estensione dell’alfabetizzazione e della scolarizzazione delle donne anche ai ceti più deboli. Dopo la laurea alla Normale di Pisa, partecipò alla I guerra mondiale. Fatto prigioniero dopo Caporetto e deportato in Germania, al suo ritorno pubblicò Alla giornata e altri scritti sulle conseguenze tragiche del conflitto. Fu nel movimento dei combattenti in provincia di Bari, nel 1920 fu eletto Sindaco di Altamura e consigliere Provinciale della Terra di Bari. Tra il 1922 ed il 1925 collaborò coi giornali di Salvemini, Gobetti, Nenni e Rosselli. Poi, costantemente sotto controlli di polizia, riprese gli studi classici pubblicando un saggio sulla “Quarta ecloga” e La Poesia di Virgilio, premiato all’Accademia lombarda di scienze e lettere. Tradusse o curò opere di Bertrand Russell, Spinoza e Baugmarten. La sua ricerca si arricchì con un saggio su Tommaso Moro. Cofondatore del movimento liberal socialista, dopo il confino finì in carcere nel 1943. Liberato il 28 luglio ricevette la notizia della morte del figlio Graziano, ucciso dall’esercito, durante una dimostrazione pacifica per la scarcerazione dei prigionieri politici. Nel 1944 fu tra i protagonisti del Congresso dei Comitati di liberazione nazionale. Nominato Provveditore agli studi s’impegnò nel rinnovamento della scuola. Collaborò con riviste e quotidiani nazionali tra cui “Cronache Meridionali”, l’“Avanti!” “Paese Sera”, “Clizia” e “Belfagor”. Dal 1946 al 1954 occupò la cattedra di letteratura latina dell’Università di Bari. Le sue opere più note, Un popolo di formiche (premio Viareggio), I corvi scherzano a Varsavia, Il Cafone all’inferno, Al paese di Utopia, Formiconi di Puglia. Vita e cultura in Puglia, 1900-1945. Infine dirisse la rivista “Il Risveglio del Mezzogiorno”, punto di riferimento per i poeti del Sud. Nel 1970 fondò l’Istituto per la storia della Resistenza, centro di documentazione sulle lotte contadine ed operaie in Puglia. L’amore e la simpatia per gli umili discendono dalla sua stessa umile origine e dalla passione per l’autore delle Georgiche.

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