Renzo Paternoster, origini e curiosità sulla festa degli innamorati

La ricorrenza di San Valentino, festa degli innamorati, ha scalzato un’altra ricorrenza, i Lupercalia. Questa è stata una festa pagana in cui, dal 13 al 15 febbraio, gli antichi romani onoravano il dio della fertilità Fauno (nella sua accezione latina Lupercus). Tra i vari rituali celebrati durante la festa, anche una “lotteria a sfondo amoroso-sessuale”, dove erano estratti da due urne i nomi di alcuni ragazzi e ragazze devoti al dio, che poi dovevano accoppiarsi per ingraziarsi la divinità e “aumentare” anche la popolazione romana.

            Ovviamente per la Chiesa di Roma era inconcepibile una oscenità del genere. Così papa Gelasio, nel gennaio del 495 proibì ufficialmente a tutti i cristiani di partecipare alla festa, decidendo di sostituirla con la celebrazione di un santo, meglio martire.

Ci sono diversi Valentino santi, due in particolare sono martiri e sono collegati in tante versioni alla festa degli innamorati: il primo è nato a Interamna (oggi Terni), il secondo è stato un sacerdote romano. Alcuni racconti sui due martiri sono collegati alla ricorrenza della festa degli innamorati, tuttavia non è chiaro se siano persone distinte, oppure racconti differenti della vita della stessa persona.

            Più famoso è il primo Valentino, morto decapitato il 14 febbraio 273 sulla via Flaminia nei pressi del ponte Milvio a Roma, è oggi venerato come patrono di Terni (e di un’altra ventina di località italiane). Questo santo pare fosse particolarmente attivo a guidare verso il matrimonio gli innamorati (soprattutto nella castità prematrimoniale). A lui è legata la leggenda dei due innamorati litigiosi. Infatti si dice che un giorno Valentino sentì passare vicino al suo giardino due giovani fidanzati che stavano bisticciando. Egli andò loro incontro con una rosa, pregandoli di riconciliarsi stringendo insieme il gambo della stessa. Riavvicinati i due innamorati, Valentino disse che avrebbe pregato affinché il Signore mantenesse vivo in eterno il loro amore. Qualche tempo dopo la coppia gli chiese la benedizione del loro matrimonio. Quando la storia si diffuse, molti fidanzatini decisero di andare in pellegrinaggio dal vescovo di Terni.

            Un’altra la leggenda narra che Valentino celebrò l’unione fra un legionario pagano, Sabino, e una giovane cristiana, Serapia. Lei era malata e il vescovo li unì in matrimonio in punto di morte.

Alla fine del Trecento Geoffrey Chaucer, il celebre autore dei “Racconti di Canterbury”, scrisse il poema “Parlamento degli uccelli” in onore delle nozze tra Riccardo II e Anna di Boemia. In questa opera Chaucer associò “un” san Valentino a Cupìdo (il dio Eros greco), sostituendo quest’ultimo nelle funzioni di “assistente d’amore”. In questa maniera il Valentino martire divenne il mediatore umano della dimensione dell’Amore (cortese). La festa degli innamorati inizia così a “prendere piede”.

            Nei Paesi anglosassoni dal XIX secolo diventa tradizione scambiarsi le cosiddette “Valentine”, ossia bigliettini d’amore sagomati a simboli dell’amor romantico (cuori, Cupido o colomba). La più antica «Valentine» è probabilmente quella scritta da Carlo d’Orléans, allora detenuto nella Torre di Londra dopo la sconfitta nella battaglia di Agincourt (1415). Carlo si rivolge alla moglie con le parole: «Je suis déjà d’amour tanné, ma très douce Valentinée». Anche allo scambio di biglietti amorosi è legata una leggenda che rimanda a Valentino di Terni. Il vescovo fu condannato a morte poiché non volle abiurare la propria fede, ma l’imperatore Claudio II il Gotico lo graziò dall’esecuzione capitale affidandolo a una nobile famiglia. Valentino si innamorò platonicamente della figlia cieca del suo “custode” e compì il miracolo di ridarle la vista. Nuovamente condannato a morte, poco prima di morire, Valentino scrisse su un bigliettino il suo messaggio d’addio alla ragazza che si concludeva “… dal tuo Valentino”.

            Un’altra leggenda narra che ad altri due fidanzatini in crisi Valentino avesse fatto volare dei piccioni, i quali sarebbero riusciti a infondere nuovamente l’amore. Probabilmente deriva da questa leggenda l’espressione “piccioncini” quando ci riferiamo a due innamorati.

Un vecchio proverbio dice: “A San Valentino la primavera è vicino”, ma quando si ama è sempre una bella “stagione”.

Renzo Paternoster

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