Lockdown, evoluzione economico-sociale in Puglia e Basilicata

Come vanno le due economie regionali che hanno in comune, oltre che ampi confini territoriali, cultura, tradizioni, storia e tratti della propria evoluzione economico-sociale? La dimensione non fa la differenza, è il caso di dire, anche se non è stato sempre così. Dopo la Grande Recessione del 2008/2013 la Puglia ha recuperato, fino all’anno scorso, appena un terzo circa della perdita di prodotto e i due terzi dell’occupazione. Il lockdown ha interrotto la fase di crescita: l’attività industriale rimane condizionata dall’evoluzione della vertenza Arcelor-Mittal alle prese con la diminuzione della domanda mondiale di acciaio. L’attività edilizia, nonostante la lieve ripresa del 2019, morde ancora il freno nello sforzo di recupero del 48% di valore aggiunto perso nella Grande Crisi. Le imprese a rischio di illiquidità a causa del lockdown sono un quarto del totale e, anche se sostenute dai provvedimenti del governo, in prospettiva possono non essere più in grado di gestire l’aumento dei debiti. Negli ultimi dieci anni il comparto sanitario è stato interessato dal Piano di rientro della spesa e del personale, che ha comportato la drastica riduzione degli investimenti ininterrottamente dal 2008 al 2018. Però, grazie ai nuovi finanziamenti durante la pandemia, la Puglia ha potuto aumentare i posti in terapia intensiva e il personale sanitario, destinandovi risorse del proprio bilancio e parte dei fondi strutturali stanziati in questo periodo (1% del PIL regionale). La Basilicata aveva recuperato già nel 2018 i livelli economici pre-crisi. Nel 2019 l’economia della regione ha registrato una flessione dell’industria estrattiva (petrolio e gas) e dell’Automotive (FCA di Melfi), che costituiscono i due settori di specializzazione. Tuttavia il territorio ha potuto beneficiare di una buona performance delle costruzioni e dell’intensa crescita del comparto turistico legato all’evento di Matera, capitale europea della cultura. Anche la Basilicata è stata bloccata nel suo sviluppo dalla pandemia. Il lockdown ha colpito il 27% del valore aggiunto, coinvolgendo in maggior misura le imprese del commercio e dell’industria. Per contro gioca a favore di una rapida ripresa la più lieve diffusione del COVID 19, in un contesto in cui l’attrattiva materana conserva ancora rilevanti capacità. Per cogliere ancora più chiaramente le diversità tra le due regioni concorre un’analisi effettuata in sede europea basata sul raffronto tra economie regionali similari esistenti nell’Unione. I gruppi di riferimento comprendono regioni europee simili per reddito pro-capite, popolazione e struttura produttiva. La Puglia è compresa in un gruppo di 14 regioni (di cui 3 rispettivamente in Germania e Spagna, 2 in Polonia, e 1 rispettivamente in Bulgaria e Grecia). Tra il 2001 e il 2017 il PIL 

​pugliese ha manifestato un andamento costantemente peggiore rispetto al gruppo, a causa della più bassa produttività del lavoro. La Basilicata è inserita in un gruppo di 16 regioni europee (d cui 3 in Francia, 2 rispettivamente in Austria, Spagna, Finlandia e Olanda, 1 rispettivamente in Grecia, Irlanda e Svezia). Nel periodo 2001-2007 il PIL della Basilicata è stato stazionario, a causa del minore contributo fornito dalla produttività del lavoro, mentre nel gruppo di riferimento si è avuta una crescita. Durante la Grande Recessione 2008-2014 il PIL lucano si è ridotto più marcatamente. Nel periodo di ripresa ciclica 2015-2017 la crescita del PIL lucano è stata maggiore di quella del gruppo. 

(I dati e le valutazioni di macro-economia sono presi da studi della Banca d’Italia)

Settembre 2020                                                             

Giuseppe Marrulli

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