Marina Angelastro, covid e stress

Scienziati e ricercatori hanno da sempre scandagliato nella complessa fisiologia della GAS (General Adaptation Syndrome), definendo lo Stress come la peculiare risposta del nostro corpo ad un cambiamento.

            L’organismo fronteggia uno stress acuto con una rapida fase di resistenza che riporta poi velocemente alla normalità (omeostasi), mentre nello stress cronico la riluttanza può durare mesi o anni. Come, l’isolamento da coronavirus, ha contribuito a destrutturare tutti gli aspetti della nostra quotidianità? Sostegno e risorsa per il benessere psicofisico, il contatto sociale è oggi invece giudicato incipiente e pandemico fattore di rischio e, se da un lato il distanziamento funge da rifugio nel quale proteggersi dall’esterno minaccioso, dall’altro si tramuta in stressor (tedio, monotonia, solitudine e abbandono alle proprie fragilità interiori).

            La smisurata instabilità e la profusa incertezza dello stato di emergenza (Puglia ancora in zona restrittiva rossa e penultima nelle vaccinazioni), protraggono un clima di stress prolungato per bambini, genitori, anziani e lavoratori in emorragia economica.

            Ma quali e quante sono le fasi della Sindrome Generale di Adattamento?

  1. Allarme
  2. Resistenza
  3. Esaurimento

            Nella prima fase il corpo canalizza forze ed energie per fronteggiare e combattere lo stressor, preparandosi alla risposta “combatti o fuggi”, dominata dal nostro istinto di sopravvivenza. Nella seconda il nostro organismo, adattandosi alle nuove stimolazioni, cerca di resistere fino a quando l’elemento stressante non viene annichilito, scomparendo. Nell’ultima, terminata la resistenza, il corpo avverte una fase di esaurimento simile ad un torpore benefico (come nel plateau sessuale), biochimicamente inteso come diminuzione delle riserve energetiche.   

            Essendo il Coronavirus una malattia recente, le informazioni scientifiche più attendibili provengono dagli studi sugli esiti della quarantena a seguito di epidemie quali Ebola e SARS. I risultati hanno evidenziato disturbi acuti da stress, sintomi da stress post-traumatico e una maggior propensione a vivere stati d’ansia e di insonnia, anche nei giorni immediatamente successivi alla fine dell’isolamento (Bai et al. 2004; Brooks, Webster et al., 2020).

            Soffermiamoci sul fattore “tempo” per comprendere che ci sono stressors che conducono inevitabilmente alla morte (come, purtroppo, il virus letale Covid-19) o, semplicemente, al decadimento di molti organi e funzioni, in caso di mancato processo adattivo allo stress.

            Il nostro cervello anela sempre all’omeostasi, ma proprio quando deve difendersi dalle minacce interne, s’innescano conflitti interni ed endogeni. E questo diventa terribile per il cervello omeostatico, che si trova il “nemico in casa”.

            Siate bravi nel prevenire il cedimento da stress aggiornandovi, acculturandovi, coltivando una mentalità elastica ed appassionata. E, seppur diviso in stress buono (eustress) e stress cattivo (distress), qualsivoglia esaurimento, alla fine, è ineluttabile. 

            In ogni difficoltà occorre sempre sviluppare una visione resiliente.

Marina Angelastro

Questo sito utilizza cookie. Possiamo usare direttamente i cookie tecnici, ma hai il diritto di scegliere se abilitare o meno i cookie statistici e di profilazione. Abilitando questi cookie, ci aiuti ad offrirti una esperienza migliore. Privacy policy