UBUNTU: “io sono ciò che sono in virtù di ciò che tutti siamo,” per la Giornata mondiale del lavoro sociale

Il 16 marzo scorso si è celebrata la Giornata mondiale del lavoro sociale (World Social Work Day, WSWD), dedicata agli assistenti sociali di tutto il mondo, attraverso varie iniziative che hanno messo in risalto i risultati raggiunti nel promuovere i temi della giustizia sociale e della difesa dei diritti umani e prepararsi alle sfide future.

            Quest’anno, la Giornata si rifà al primo tema della nuova Agenda Globale per il lavoro sociale e lo sviluppo sociale 2020-2030 e ha preso il titolo di Ubuntu, un termine della lingua bantu, che testualmente viene tradotto in “comprensione, benevolenza per il prossimo”.

             La parola “Ubuntu” è stata resa popolare in tutto il mondo da Nelson Mandela in quanto espressione di una regola di vita basata sulla compassione, il rispetto dell’altro. Riferito all’ubuntu è un detto comune dell’Africa sub sahariana: “Umuntu ngumuntu ngabantu” – “io sono ciò che sono in virtù di ciò che tutti siamo“.

            La scelta di Ubuntu è stata particolarmente appropriata in questa drammatica situazione, caratterizzata da forti tensioni socio-politiche globali, acuite dalla pandemia COVID-19. La crisi sanitaria, economica e sociale che ha sconvolto l’intero pianeta, ha aggravato ulteriormente le disuguaglianze presenti nel mondo e, a livello locale, ha messo a nudo la fragilità dei nostri sistemi di protezione e di cura.

             Anche in Italia, l’emergenza sanitaria, prima ancora che economica e sociale, ha evidenziato le carenze di un servizio sanitario territoriale e di un welfare sociale, indeboliti da anni di politiche di austerity, con continui tagli irrazionali alla spesa sanitaria e assistenziale. A fronte di una strategia sanitaria centrata sul paziente è emersa l’urgenza di una altrettanto decisa strategia centrata sulla comunità e sul territorio; una sanità pubblica che comprenda la prevenzione, estesa anche ad ambiti non sanitari, e la stretta collaborazione tra settore sociale e settore sanitario.

            Con la pandemia sono crollate le illusioni che una certa cultura individualista ha ingenerato, facendo credere preferibile un welfare “fai da te” rispetto a quello a governo pubblico. Invece la natura stessa delle domande sociali richiede una infrastruttura solida, un welfare locale che, grazie alla prossimità, accompagni e si faccia carico delle vulnerabilità: che sia capace di personalizzare gli interventi, tradurre i trasferimenti monetari in strumenti di promozione dell’inclusione, che sia in grado di rendere concreti i diritti sociali, valorizzando le risorse delle persone, delle famiglie, delle comunità locali.

            Servono strutture diffuse nel territorio (PTA), presidi di prossimità, con un insieme di professionisti che affrontino complessivamente i bisogni della persona e la accompagnino nei percorsi di vita.  C’è un problema di adeguatezza, di accessibilità, di qualità dei servizi sociali e socio sanitari e della loro integrazione.

            Dopo il fondamentale passaggio segnato dalla legge 328/2000 “Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali”, che ha profondamente innovato le politiche sociali e valorizzato il ruolo degli assistenti sociali, in una concezione del welfare inteso come forma di cura dell’esistenza, occorre fare un ulteriore passo verso il riconoscimento dei Livelli Essenziali delle Prestazioni Sociali, per l’importante  funzione di coesione sociale che possono svolgere, rispetto a un sistema di prestazioni fortemente differenziato nel Paese, con marcati elementi di sperequazione territoriale, specie in termini di quantità e qualità delle prestazioni erogate.

            Assumere la consapevolezza della necessità e l’urgenza di un nuovo piano delle politiche sociali, che raccolga positivamente le sfide scagliate dalla Pandemia, è forse il modo migliore per ricordare e ringraziare, in questa giornata, l’impegno professionale ed umano degli assistenti sociali nel nostro Paese.

         “io sono ciò che sono in virtù di ciò che tutti siamo“. Ubuntu

Remo Barbi

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