Renzo Paternoster, Venti di guerra alle porte dell’Europa: la crisi Russia-Ucraina

Soffiano inquietanti venti di guerra nell’est europeo. Spiegare in breve cosa ha determinato questa situazione è assai arduo, tuttavia ci provo, tracciando a grandi linee cosa ha prodotto la crisi politico-militare in Ucraina.

            La minaccia di una guerra in Ucraina affonda le radici nella storia, nella geopolitica e, ovviamente, negli interessi economici. La Russia ormai accerchiata da un dispiegamento di truppe e armi missilistiche da parte della NATO (dai Paesi baltici al Mediterraneo) annuncia il suo niet all’idea che anche l’Ucraina possa definitivamente passare politicamente e militarmente nella sfera di influenza occidentale.

            Storicamente nel IX secolo, Kiev è stata capitale dell’antico Stato russo; dal 1654 Russia e Ucraina sono state unite da un trattato che prevedeva il controllo dello zar russo. All’epoca dell’URSS, l’Ucraina, assieme alla Bielorussia hanno rappresentato il nucleo dell’impero sovietico. Se l’Ucraina orientale è, da secoli, legata alla Russia, per ragioni culturali, linguistiche, e religiose (la maggioranza della popolazione è ortodossa e riverente al Patriarcato di Mosca), l’Ucraina occidentale è invece storicamente legata al Regno di Polonia e poi all’Impero Austriaco e, oltre agli ortodossi che riconoscono la supremazia del Patriarcato di Kiev, forte è la presenza di cattolici di rito greco in comunione con la Chiesa di Roma.

            Dal 1923 e fino al 1991 l’Ucraina è stata una delle preziose Repubbliche dell’Unione Sovietica, avendo una grande estensione di terreni coltivabili. Con il crollo dell’URSS, si dichiara indipendente, avendo relazioni con Mosca molto travagliate, a causa di un’alternanza tra governi filo-russi e altri più vicini all’Occidente.

            Non è la prima volta che Kiev diventa oggetto di contesa da parte di Mosca. Più recentemente, con l’annessione forzata da parte della Russia della penisola ucraina della Crimea nel 2014 e la crisi dello stesso anno nella regione del Donbass, nella parte sudorientale dell’Ucraina, in cui si sono due autoproclamate repubbliche filorusse, la Repubblica Popolare di Doneck e la Repubblica Popolare di Lugansk, ha acuito i rapporti tra Mosca e Kiev.

            Da parte Occidentale l’Ucraina, che si trova ai confini con l’UE, non solo è in una posizione strategica dal punto di vista militare per controllare Mosca, ma è anche una zona di passaggio cruciale per la fornitura di gas che proviene proprio dalla Russia.

            L’Ucraina è attualmente guidata dal presidente Volodimir Zelensky, un ex attore comico che nel 2019 ha vinto le elezioni con una propaganda fortemente populista. Zelensky è antirusso e non solo ha approvato una serie di leggi che restringono l’utilizzo della lingua e dei media russi, ma porta avanti una politica estera mirata ad avvicinarsi all’Occidente, facendo entrare il suo Paese nella NATO.        Da buon populista, Zelensky ha denunciato la possibilità di un colpo di Stato da parte di Putin, alimentando le tensioni tra Mosca e l’Occidente. Mosca teme anche che il governo di Kiev di Zelensky, spalleggiato dalla NATO, possa provare a riconquistare i territori nel Donbass al momento in mano ai separatisti.

            Tutto questo ha innervosito Putin che, come già riferito, accerchiato da un dispiegamento di armi missilistiche occidentali, ha dispiegato il suo esercito maggiormente nella Bielorussia, Paese confinante con l’Ucraina. Questo a sua volta ha creato la risposta dell’Occidente: la Francia ha espresso la sua disponibilità a inviare truppe in Romania sotto il comando della Nato; la Danimarca ha inviato una fregata nel Mar Baltico ed è pronta con quattro caccia F-16 in Lituania; la Spagna non solo ha dispiegato navi militari, ma si è anche preparata all’invio di caccia in Bulgaria; la Turchia ha venduto all’Ucraina pericolosi droni militari; gli USA sono già nel Mediterraneo e hanno già dalla presidenza di Trump rifornito sia economicamente (con una media pressappoco di 250 milioni di dollari annui) sia militarmente l’Ucraina (per lo più sistemi radar e antiartiglieria, insieme ai famosi missili anticarro Javelin). Insomma, “tira una brutta aria”.

            Allo stato attuale è difficile immaginare una imminente invasione dell’Ucraina da parte russa. Questo perché avrebbe davvero un costo enorme per Putin… a meno che un “falso incidente” (“false flag” in gergo politico-militare) potrebbe diventare il casus belli di una guerra… e di questo gli USA sono “campioni”!

Renzo Paternoster

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