Vogliamo la verità sull’incidente costato la vita a Michele Rifino

Nell’ambito penale le lungaggini processuali possono essere determinate dalla complessità delle indagini che dovrebbero chiudersi generalmente entro sei mesi, prorogabili in caso di necessità fino ad un anno.

A distanza di tre anni è ancora mistero sulla morte del 21enne altamurano Michele Rifino: era alla guida della sua moto, che terminava la sua corsa fuori strada in provincia di Potenza. I genitori di Michele non si danno pace. Così pure i suoi compagni di scuola, quelli dell’Istituto Tecnico Industriale di Altamura, che gli volevano tanto bene, gli riconoscevano meriti culturali e competenze elevate in tutte le discipline. Nessuno può dimenticare la sua signorilità e il suo stile di vita. Michele – parola di un suo prof che vi scrive queste poche righe – era il più bravo della classe, alunno educato e rispettoso, discente studioso e collaborativo. Amava i suoi compagni di classe, verso i quali non si sottraeva mai per qualche “aiutino”, per una concreta disponibilità, che solo i ragazzi colmi di solidarietà sanno offrire. Certo, Michele amava la moto. Perché amava la vita.

I genitori di Michele non si arrendono. Scrivono e implorano i responsabili della Procura di Potenza: chiedono giustizia, vogliono la verità. Come tutti noi.

Pare che qualcosa sta per succedere negli ambienti giudiziari: è sotto analisi una lettera anonima che fu scritta e fatta recapitare in Procura da un motociclista qualche mese dopo l’incidente, quindi sulla dinamica della disgrazia.

Certo, dei giudici bisogna fidarsi: poche dimensioni psicologiche sono così importanti e allo stesso tempo così complesse come fidarsi di un’altra persona, come depositare parte di noi stessi in un’altra persona. La fiducia è l’anello di acciaio che consolida le relazioni umane, e ci incoraggia ad andare avanti.  Pare che il cosiddetto cerchio sta veramente per chiudersi in Procura a Potenza. Una comunità intera – quella di Altamura – attende fiduciosa che la verità venga avanti. E’ necessario aborrire qualsiasi copertura di condotte delittuose, non bisogna nascondere l’identità di chi ha commesso un reato, tacendo circostanze utili alle indagini dell’autorità giudiziaria.

Michele manca davvero ai suoi numerosi amici. Manca soprattutto alla sua amata famiglia. Desideriamo tutti la verità sull’incidente costato la vita a Michele Rifino.

Prof. Michele Gismundo

Coordinatore redazionale del sito web Algramà

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