Davide Matera, La Grotta con la stella di Gravina in Puglia

Dicembre ricorda il Natale, le feste, l’albero e il presepe. Non c’è presepe che non abbia la sua grotta con la stella, un posto apparentemente povero, ma fortemente simbolico e tanto ricco di significato. A qualche gravinese verrà in mente un luogo con le stessissime caratteristiche, vivamente simbolico ed ugualmente sacro: la chiesa rupestre della Madonna della Stella.

            Siamo a Gravina in Puglia ed immediatamente dopo il Ponte Acquedotto si trova uno dei luoghi più suggestivi di tutta la città, dove la storia inizia molto prima dell’arrivo dell’uomo e l’acqua è la vera protagonista. Questo luogo, infatti, racconta dapprima la storia morfologica della città, essendo un complesso di grotte collocate all’interno del Canyon della Gravina, e poi la storia antropologica del paese. Sei grotte si susseguono una dietro l’altra e ognuna ha talmente tanti segni e segreti che ciò che si sa è solo una piccolissima parte di quello che Madonna della Stella ha rappresentato nel tempo.

            Sappiamo che nel XVI secolo Monsignor Francesco Bossi, vescovo dal 1568 al 1574, nei Voti Capitolari del 1564 pose il santuario sotto la giurisdizione del Capitolo della Cattedrale, ma il luogo era già un posto miracolato. Molti pellegrini raggiungevano la chiesa grotta di Madonna della Stella, la quale prende il nome da un affresco (ormai andato perduto) che raffigurava una Madonna (probabilmente bizantina) con una stella sul capo o sulla veste, poiché lì come in nessun altro posto a Gravina accadevano dei Miracoli. L’interno della chiesa è a navata unica, ed ha caratteristiche molto differenti rispetto alle altre chiesi rupestri di Gravina. Gli archi presenti sopra l’altare indicano che un tempo la chiesa era a tre navate e che aveva probabilmente un aspetto diverso da quello che vediamo oggi e soprattutto che la sua pavimentazione era più alta di almeno due metri.

            La chiesa apparteneva già ai monaci Benedettini – lo sappiamo grazie ad un documento del XI secolo nel quale il Papa Gregorio VII confermava alla badessa di Banzi la potestà sul monastero benedettino di Sant’Arcangelo di Gravina, oggi collocato sotto la chiesa Mariana (che quindi comprendeva sia le grotte sotto la chiesa che quelle dove oggi è presente il santuario). Ma i monaci benedettini non sono certo i primi ad aver frequentato queste grotte. Alcuni simboli presenti nella prima grotta, ci dicono che quasi sicuramente popolazioni pagane abbiano vissuto questi luoghi e probabilmente abbiano svolto qui anche i loro riti religiosi.

            Il tema frequente che si ripercuote in tutto il complesso è quello della fertilità. Nella prima sala infatti, in alto a sinistra un volto di donna sembra appartenere ad una divinità pagana della natura e fertilità, mentre subito dietro un altro simbolo molto più misterioso rappresenta un ovulo con la pancia gonfia quasi ad indicare che al suo interno ci sia un feto. Legata a questa chiesa è anche una leggenda, secondo la quale le donne sterili che visitavano il santuario avrebbero potuto ricevere la grazia di dare alla luce un bambino.

            Il tema si è protratto fino ai giorni nostri, tanto che alcuni abitanti del centro cittadino affermavano che se una coppia di minorenni fosse riuscita a passare la notte nel santuario avrebbe avuto la benedizione da parte dei genitori a potersi sposare. Insomma sono molte le storie e i racconti legati a questo posto meraviglioso, così come sono molti i turisti che visitando il complesso rimangono entusiasti.

            Oggi Madonna della Stella è gestita dal Capitolo Cattedrale che ne cura la fruizione e garantisce una visita guidata grazie a volontari come Vincenzo, Roberto e molti altri. L’orario delle visite è quasi sempre garantito durante il weekend, mentre in settimana cambia la disponibilità dei volontari ed è preferibile prenotare.

            Visitare la chiesa rupestre non è una semplice visita turistica, ma è una lettura a cielo aperto della storia naturale e umana della città di Gravina in Puglia. Dove tutto quello che si vede e si scopre al suo interno, dal sacro al profano potrebbe aver rivoluzionato nel tempo i suoi usi e costumi.

             Tutte le informazioni si trovano nella pagina web “museocapitolaregravina.it”.

Davide Matera

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