Il ponte acquedotto sul burrone “La Gravina” doveva collegarsi con piazza cattedrale, c’era il progetto

Il ponte – secondo un progetto elaborato sin dal tempo del Re Alfonso d’Altavilla – sarebbe stato costruito sul burrone “La Gravina”, ma in direzione della cattedrale e non dove sorge adesso.

            Infatti fonti storiche raccolte dall’illustre concittadino Domenico Nardone, nel suo celebre volume “Notizie storiche sulla Città di Gravina”, raccontano della necessità di avere all’interno di Gravina delle fontane di acqua potabile, quindi della necessità di un acquedotto da costruirsi convogliando le acque delle sorgenti di S. Angelo e di S. Giacomo, e percorrendo le falde di Petramagna, doveva passare su un ponte che sarebbe stato gettato sul burrone proprio in vista della cattedrale. E nel centro del piazzale della cattedrale sarebbe stata costruita una monumentale fontana rappresentata da una gran conca sorretta da due statue di marmo rappresentanti l’una Cerere e l’altra Bacco quali simboli delle due maggiori produzioni del territorio gravinese.

            Se ciò fosse avvenuto la cattedrale di Gravina non avrebbe perduto la visuale del colle Petramagna, visuale dalla quale contemplare la località ove sorse l’antica città, l’antica Silvium. Il convento di S. Maria delle Domenicane, sorto ad iniziativa della Duchessa Donna Giovanna Francipane della Tolfa-Orsini, tolse purtroppo questa prospettiva: una veduta e una viabilità del tutto originale del centro storico di Gravina, con la possibilità di attraversare immediatamente il canyon, da piazza cattedrale al pianoro Madonna della Stella. La buona fede della mamma del futuro Papa Benedetto XIII nel realizzare il convento proprio in quel lotto è salva, naturalmente.     

            Gravina nel Settecento godeva di copiose sorgenti d’acqua potabile sparse sul suo vasto territorio campestre: difettava di fontane nel centro abitato, costretta a far uso, nei suoi quotidiani bisogni, dell’acqua piovana delle cisterne. Nel 1743 l’amato Dura Domenico Amedeo Orsini intervenne presso il Re Ferdinando IV di Napoli e fu iniziata la prima conduttura, che partendo dalle sorgenti di S. Angelo, a due Km circa dal centro abitato, terminava in due fontane: una ubicata nei pressi dell’antica chiesa Madonna della Stella sul burrone “La Gravina”; l’altra immediatamente sotto le mura che cingevano la città dalla parte opposta (sotto il cosiddetto Bastione medievale), rimanendo entrambe congiunte dal ponte che sovrasta il burrone sul quale corre l’acquedotto.

            La prima, munita di un gran pilaccio, rimase adibita ad abbeveratoio per gli animali da lavoro; la seconda, provvista di un pubblico lavatoio, fu destinata ai quotidiani bisogni della popolazione che ancora oggi vi accede dall’interno della città a mezzo della rampa di Cavato S. Andrea, da porta Aquila e dalla Porticella di via Giudice Montea: furono spesi 40.000 ducati.

            Occorrendo ancora dare acqua agli abitanti della parte opposta della città furono utilizzate le acque provenienti dalla sorgente di Pozzo Pateo: incanalate in una nuova conduttura l’acqua scendeva per la prateria Cappuccini, via Punzi, per corso Garibaldi e per corso Vittorio Emanuele. A livello del Borgo vecchio e per vico Beccherie (oggi via Marconi) si portava in piazza delle adunanze (Notar Domenico). Qui vi fu eretta la terza fontana: furono spesi altri 25.000 ducati, anche questa somma anticipata dallo stesso Duca. Gravina finalmente vide realizzato ciò che era stato sogno ed aspirazione delle precedenti generazioni. Con l’abolizione del feudalesimo e per difetto di procedura, la Casa Orsini non potette più recuperare quelle somme.

            L’attuale ponte acquedotto, denominato anche “Madonna della Stella” è una straordinaria bellezza paesaggistica che ci riempie di orgoglio, una vera e propria bomboniera da offrire al mondo intero, uno scrigno da scoprire ed ammirare, un posto magico, imponente e suggestivo. Scavalca il canyon e si presenta maestoso per individuare le antiche abitazioni-grotte scavate nella roccia dall’uomo paleolitico: grotte che come occhi spalancati ti invitano a snidare tracce di vera nobiltà.

Il Ponte acquedotto settecentesco, denominato “Madonna della Stella” è cerniera della città antica di Gravina in Puglia con il complesso rupestre “Madonna della Stella”. Rappresenta l’identità culturale della città: attraversarlo, a volte, è un bisogno congenito dell’animo dei cittadini gravinesi.

Alto 37 m, lungo 90 m, largo 5,5 m.

            Reso instabile dal sisma del 1686, crollò nel terremoto del 1722. Alcuni membri della famiglia Orsini ne ordinarono, intorno alla metà del Settecento, la ricostruzione e la trasformazione in acquedotto, per portare sotto le mura della città le acque delle sorgenti Sant’Angelo e San Giacomo.

            Luogo del cuore FAI. Sul Ponte sono state effettuate, tra l’altro, le riprese di “No time to die”, il 25esimo film su James Bond, per le sale cinematografiche di tutto il mondo: stupisce un salto da brividi sul Ponte con un impressionante tuffo della controfigura dell’agente 007, interpretato da Daniel Craig.

Michele Gismundo

L’immagine:

da facebook, Arte digitale e non solo di Rocco Michele Renna, un ponte fra due epoche

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