“Toponomasticando” in Altamura … via Giovanni Bovio
Toponomasticando” in Altamura … via Giovanni Bovio
Giovanni Bovio nacque a Trani il 6 febbraio 1837, figlio di Chiara Pasquino e Nicola che era di Altamura, come suo nonno Francesco Bovio che insegnò presso l’Università. Non seguì un corso regolare di studi perché di temperamento ribelle e si formò da solo una vasta cultura.
Iniziato nella Loggia Caprera di Trani, nel 1864 pubblicò il Verbo novello, opera in cui espose un sistema filosofico inteso a superare sia Hegel che Gioberti e che gli procurò notorietà, cresciuta con la pubblicazione della tragedia L’Urea e del Dialogo Cesalpino al letto del Tasso (1868).
Lavorò a Trani come insegnante privato, vivendo con fatica perché, scomunicato e osteggiato da ambienti clericali. Si interessò poco di politica finché conobbe Pantano e si alleò ai repubblicani. Nel 1869 si trasferì a Napoli, insegnando in vari istituti; iniziò a collaborare con giornali come Il Popolo d’Italia e La Rivista partenopea e nel 1872 ottenne la docenza in filosofia del diritto presso l’università, dopo aver sostenuto un esame, per poi diventare uno dei professori più amati dell’ateneo. Fra i suoi scritti: la Filosofia del diritto, il Sommario della storia del diritto, il Genio, gli Scritti filosofici e politici, la Dottrina dei partiti in Europa e i Discorsi. Divenne uno dei più importanti oratori anticlericali: nel 1872 nella commemorazione di Mazzini, ne parlò come uno dei grandi “iniziatori di civiltà ma ritenendone le dottrine superate e nel 1878, su invito della massoneria, tenne a Milano la commemorazione del centenario della morte di Voltaire e cominciò a collaborare con giornali democratici. Tenne il discorso per l’inaugurazione del monumento a Giordano Bruno a Roma nel 1889. Nel 1875 cercò di dar vita al quotidiano La Spira, che visse pochi mesi. Nel 1874 si candidò ma fu battuto. Eletto nel 1876, il primo discorso tenuto alla Camera sui rapporti tra Stato e Chiesa lo impose come una delle personalità più spiccate della Sinistra. Con l’opuscolo Uomini e tempi tratteggiò i profili dei politici più noti.
Fallito un nuovo tentativo di dar vita alla Spira collaborò alla Rivista repubblicana. Nel 1879 ricevette la laurea in giurisprudenza honoris causa e nel congresso di Roma, in cui fu fondata la Lega della democrazia, fu chiamato a far parte del comitato centrale e della commissione esecutiva; prese parte alle più importanti manifestazioni per il suffragio universale.
Nel 1880 sposò Bianca Nicosia, dalla quale ebbe due figli: Corso, così chiamato in onore degli italiani di Corsica sottomessi ai francesi, e Libero, poeta ed autore dei testi di molte canzoni napoletane (Reginella, O paese do sole, Lacreme napulitane, Tarantella Luciana, Tu ca nun chiagne, A canzone ‘e Napule, Silenzio cantatore, Guapparia, Passione, Zappatore etc etc. ancora cantate dai più grandi cantanti e attori napoletani e non).
L’incorruttibilità di Giovanni fu un faro, fu molto popolare tra le classi umili per la bontà d’animo, di cui diede prova in occasione del colera del 1884, quando si prodigò per organizzare l’intervento dei volontari, tra cui molti massoni.
Aderì alle iniziative di Imbriani per il riscatto di Trento e Trieste, fu consigliere dell’associazione “L’Italia irredenta” e collaboratore dei suoi organi: L’Italia degli Italiani e Pro Patria.
Fondato nel 1883 il Fascio della democrazia, con Costa e Cavallotti, fu eletto membro del comitato centrale. Nel 1882 fu nominato membro del Grande Oriente d’Italia di cui presiedette la Costituente del 1887. Da Gran Maestro della Loggia Napoletana, nel 1896 fu candidato all’elezione di Gran Maestro nazionale. In un’interpellanza rivolta al presidente del consiglio, Bovio disse che la massoneria è un’istituzione universale ed antica, da un lato custodisce le tradizioni, dall’altro si mette all’avanguardia di ogni pensiero, vuole libere le nazioni, elevate a dignità umana le classi diseredate e dominatrice degli intelletti la scienza.
Partecipò alle celebrazioni del centenario della Rivoluzione altamurana (1899), durante il quale fu eretto il monumento realizzato da Zocchi. Nel suo discorso esaltò lo spirito degli altamurani, incitando i presenti a condannare governanti e amministratori infedeli e i civili che li assecondavano. Nel 1892 fu nominato titolare di diritto pubblico comparato; rieletto nel 1894 e nel 1896, fu sorteggiato nel 1897 e per restare alla Camera rinunziò alla cattedra, ma con decreto del 1900 fu nuovamente nominato professore.
Fin dalla giovinezza scrisse poesie, bozzetti e articoli pubblicati in giornali e riviste. Nella maturità compose drammi in prosa alcuni dei quali furono rappresentati: Cristo alla festa di Purim, San Paolo, Il Millennio, Leviatano e Socrate, scene attiche. Si adoperò per superare i contrasti tra le varie correnti di Sinistra e nel 1890 fu tra i promotori del patto di Roma, inteso a raccogliere i gruppi democratici intorno a un programma comune. Alieno da personalismi nel 1893 fece parte del comitato che condusse l’inchiesta parlamentare sulle banche. Fu tra i promotori della costituzione del partito repubblicano e tra i firmatari del manifesto del 1898, con cui il gruppo repubblicano protestò contro la chiusura del Parlamento.
Passata la crisi, condannò il regicidio e si associò alle onoranze per Umberto I. Benché ammalato contribuì al riordino del partito.
Morì il 15 aprile 1903 a Napoli che gli dedicò una piazza. Firenze, Piombino, Teramo, Pescara, Terni etc gli hanno dedicato strade, piazze, viali o interi quartieri. Fu molto considerato anche a Matera, dove fu insegnante il nonno Francesco (dalla sua scuola regia venne fuori la schiera dei martiri del 1799).
Nel 1904 i materani tennero una solenne commemorazione; la lapide commemorativa posta sulla facciata del palazzo di giustizia, sarà tolta negli anni ’30 dai fascisti. Nel 1928 gli fu intitolata la Biblioteca comunale di Trani.
Silvio Ragone