La Cattedrale di Altamura va raccontata ai giovani, è dovere morale di tutti

 “Altamura già detta Altilia e Petilia antichissima città della Magna Grecia nella Apulia Peucetia, et al capo dei Lucani, di cui secondo Strabone dovette essere Metropoli… Siede essa sopra una collina piacevolmente rilevata da tutti i lati, di figura ovata, serrata di muraglie antiche fianchegiate da baloardi per il circuito quasi d’un miglio e mezzo…Rovinata l’ultima volta dall’esercito di Carlo Altamura testa di Magno per iscacciare i Longobardi, fu dall’Imperador Federico secondo nel ritorno di Terra santa circa gli anni del Signore 1230 nella forma presente restaurata, e dall’altezza del sito, e delle Muraglie, con cui la cinse, appellata Atamura”…

            Questa presentazione è tratta dal libro “Altamura: immagini e descrizioni storiche” a cura di Giuseppe Pupillo e operatori C.R.S.E.C. Ba/7, con il coordinamento di Nunzia Maino. È un testo di grande interesse culturale – a cui sarà ispirata una parte del nostro percorso- nel quale Altamura viene analizzata attraverso antiche immagini e descrizioni della città, a partire da alcune testimonianze risalenti al 1667.

            Altamura, La Leonessa di Puglia, svetta su una collina dell’Altopiano della Murgia barese, a circa 480m s.l.m. ed è popolata da poco più di 70.000 abitanti.

Ricca e densa di importanti eventi è la storia di codesta città che ha scoperto le sue più profonde radici attraverso il ritrovamento, nel 1993, nella Grotta di Lamalunga, a cura della locale sede del Cars, dell’Uomo di Altamura, Homo Neanderthalensis, vissuto tra i 180.000 e i 130.000 anni fa. È uno scheletro umano intero dell’era Paleolitica, quasi intatto nella sua struttura e ottimamente conservatosi, uno scheletro che potrebbe avere un DNA compatibile con una progenie ancora vivente. Chissà…

            Altamura è la città delle sei porte (quattro principali, due secondarie), una città dalla “forma urbis” articolata sin dalla fine del XVII sec., custodita in linea di massima ancora oggi, dai claustri che suddividono zone con caratteristiche diverse tra loro e che ben si distinguono dalle insulae residenziali più vicine a Porta Bari e al Castello.

            Altamura è la città di antichi conventi, monasteri e chiese tra le quali naturalmente spicca la Cattedrale, dedicata a Santa Maria Assunta e costruita per volontà dell’Imperatore Federico II di Svevia, tra il 1232 e il 1254. Questi decise di esentare la costruzione di uno dei rari esempi di architettura religiosa legate al suo nome, dalla giurisdizione vescovile e arcivescovile. La chiesa, affidata alla guida di un arciprete di nomina regia, sottostava solo al sovrano e al pontefice. L’edificio nel corso dei secoli ha subito molte trasformazioni. Tra il XIII-XIV sec. la facciata fu spostata da ovest a est e si dovette costruire un altro portale, recuperando una parte degli elementi scultorei della prima costruzione. Nel 1316, il crollo improvviso di una parte del fabbricato, costrinse a intervenire con nuovi lavori tra i quali la costruzione dei matronei esterni e della Porta angioina. Nel XVI sec. furono realizzati l’imponente rosone insieme ai due leoni stilofori e fu innalzata la seconda torre campanaria verso sud. Successivamente fu completata la costruzione del nuovo presbiterio.

            In una pianta di Altamura del sec. XVII, risalente all’800, conservata nell’Archivio Biblioteca Museo Civico (A.B.M.C.), che presumibilmente riporta la situazione urbana di Altamura nella fine del Seicento, la cattedrale si rivela non molto diversa da com’è oggi. Si ritrova un’aggiunta alla cappella di San Giuseppe – patrono di Altamura dal 1638, completata nel 1653, insieme alla costruzione dell’altare maggiore. Inoltre, l’ala del Palazzo di Monsignore che si affaccia su Corso Federico II di Svevia non presenta il muro su cui si poggia la loggetta voluta dall’arciprete Pietro Magri, rettore della chiesa dal 1664 al 1668.

            Tra il Seicento e il Settecento fu rifinita la facciata, fu edificato il terzo piano dei due campanili, danneggiati da fulmini e si procedette alla collocazione delle statue della Vergine Assunta al centro e più in alto quelle di San Pietro e di San Paolo.

            La parte interna è divisa in tre navate, lungo le quali lateralmente vi sono dodici cappelle. A metà dell’Ottocento, tra il 1854 e il 1860 l’arciprete Giandomenico Falconi fece eseguire lavori di ristrutturazione che stravolsero la struttura medievali. Furono salvati i capitelli delle colonne e dei pilastri della navata centrale, insieme a quelli delle trifore del matroneo al piano superiore. Nel Settecento alcuni altari lignei delle cappelle laterali furono sostituiti da altri in marmo ligneo.

Si cercò di dare un ordine alle molteplici opere di diversa epoca e fattura per rendere più eleganti i vari spazi.

            Nell’Ottocento la chiesa fu impreziosita con stucchi, dorature, pitturazioni policrome e con il rivestimento dei fusti delle colonne con modifiche anche al Presbiterio. Furono anche commissionate opere a maestri di Scuola Napoletana quali Altamura, Boschetti, De Criscito, Lorusso, De Napoli, Mancinelli, Miola, Nacciarone, Netti, Plantamura e Sogliano, tanto da rendere la chiesa una pinacoteca di arte ottocentesca.

            L’Archivio Capitolare di Altamura, secondo le ricerche effettuate dal prof. Giuseppe Pupillo, conserva una grande quantità di documenti in cui sono stati registrati i consistenti beni fondiari posseduti dall’Amministrazione (detta Fabbriceria) dell’Assunta nel periodo che va dal Cinquecento fino alla prima metà del Novecento.

            Suscita grande interesse e attenzione anche la descrizione della città di Altamura, tratta dal Dizionario Geografico del Regno di Napoli risalente al 1797 e redatto da Lorenzo Giustiniani.

            “Altamura, Comune di prima classe, sede principale del Distretto di tal nome, in Provincia di Bari, forma essa da sola un Circondario di seconda classe…Il Duomo di Altamura è ragguardevole edifizio ed è fatto di due ordini d’archi, sette in ogni ordine, tramezzati da due ordini di colonne pregevolissime per la varietà dei capitelli, tutti di squisita fattura.  I Cronisti della città nostra vogliono che quivi fosse un tempio dedicato al Dio Giano; ma la critica artistica non sa rinvenire in esso tanta remota antichità, ed inchina agevolmente a credere che fosse stato edificato per comandamento di re Federico Secondo Svevo il quale, siccome abbiam detto faceva ricostruire Altamura. Certa cosa è, che questo Tempio può essere a buona ragione annoverato fra i più ragguardevoli edifizii di tal genere”…

            Nel 2016 Mons. Giovanni Ricchiuti, Vescovo della Diocesi di Altamura-Gravina -Acquaviva delle Fonti, inaugurò il Museo Diocesano Matronei Altamura – MUDIMA -.

            La direzione del museo è stata affidata a Don Nunzio Falcicchio, Incaricato diocesano beni culturali, edilizia di culto, parroco della chiesa S.S. Redentore di Altamura.

            Il museo è collocato nella parte sopraelevata della Cattedrale di Altamura, su loggiati – chiamati matronei – che si estendono lungo due camminamenti paralleli sovrastanti le navate laterali della basilica. I matronei, presenti in basiliche paleocristiane ma anche in chiese di epoche successive, erano originariamente riservati alle donne (matroneum-matrona). Quelli della Cattedrale di Altamura sono stati costruiti con volte a sesto acuto (cioè con sommità a punta invece che tonda) e sono divisi in stanze collegate da passaggi stretti e a volte delimitati da porte. Trifore e bifore contraddistinguono le pareti dei Matronei. Le prime, risalenti alla metà del XIII sec. si affacciano all’interno della chiesa, le bifore fanno parte della decorazione originale della parete laterale dall’edificio. Un grande rosone, posto sopra la tribuna che collega i due loggiati interni, illumina la navata centrale della chiesa.

            Nel Museo sono conservate collezioni di vario genere.

Gli ARGENTI sono la testimonianza della devozione di preti e laici che nel tempo hanno donato suppellettili liturgiche necessarie alle funzioni di culto. Le opere esposte coprono un lungo arco temporale a partire da XV secolo con importanti pezzi di produzione partenopea.

I PARAMENTI sacri realizzati con splendidi tessuti ricamati e per secoli custoditi all’interno della Cattedrale, sono stati restaurati per continuare a raccontare circa trecento anni di storia, dal Seicento alla fine del Novecento.

Le SCULTURE LAPIDEE sono motivo di grande vanto artistico della Cattedrale di Altamura. Il Presepe del 1587, che si trova all’interno della chiesa, l’ambone di Francesco Pogheso, la statua della Madonna di Costantinopoli, sono solo alcuni dei pregiati pezzi attraverso cui si percorre un viaggio tra il XV e il XVIII secolo.

Le SCULTURE LIGNEE costituiscono la parte più consistente della raccolta. Busti reliquiari, ostensori eucaristici, reliquiari antropomorfi a braccio, sono esempi di fini manufatti. La scultura lignea trova maggior diffusione a partire dal XVII secolo, quando le immagini di fede riportate anche in maniera teatrale sono entrate quasi con prepotenza, a ornare le chiese.

L’ARCHIVIO storico della sede altamurana della Diocesi custodisce più di 4000 “unità archivistiche”. Il più antico documento risale al 1378 si riferisce a un testamento. Su disposizione del Concilio di Trento ma solo nel 1587 fu costituito un archivio formale. Tra i vari scritti sono conservate antiche pergamene, documenti inerenti attività di conventi e monasteri, atti anagrafici che parlano di tante vite vissute tra la metà del XIII fino al XIX secolo.

            Don Nunzio si è posto, quale missione primaria, quella di valorizzare il prezioso patrimonio artistico e religioso dando vita anche a interessanti attività tese al coinvolgimento diretto dei visitatori del museo rivolgendosi anche bambini, adolescenti e comunque a quanti siano interessati a vario titolo.

            Per saperne di più gli abbiamo rivolto alcune domande relative a ciò che è stato realizzato negli ultimi anni e ai progetti futuri.

            “Nel 2016 – ci racconta Don Nunzio – con l’allestimento del Museo sono stati restaurati i Matronei. Questa è sicuramente la parte più federiciana della Cattedrale. Il museo ospita preziosi oggetti ritrovati nelle varie fasi di ristrutturazione della Cattedrale. Sono opere che possano raccontare un po’ di storia della comunità altamurana che pregava in chiesa, attraverso l’esposizione di calici utilizzati durante le celebrazioni. Croci, ostensori, paramenti, pezzi lapidei della storia del Capitolo di Altamura. Il museo mostra le opere ma le fa contestualizzare perché si viene inseriti negli ambienti, divenendone parte. Si offre, in pratica, un racconto visivo della storia della Cattedrale. Non meno incantevole è la vista, a distanza ravvicinata, del grandioso rosone così come si può ammirare dall’alto piazza Duomo, oltre a una parte della città. La particolarità che rende quasi unico questo museo è la sua continuità con gli altri ambienti sacri quali il Palazzo Vescovile, l’Archivio e la Biblioteca. Il progetto MAB, Museo Archivio Biblioteca, che stiamo elaborando, nasce per valorizzare istituti culturali sconosciuti. Nei prossimi due anni si prevede di realizzare un ulteriore allestimento di altri luoghi – biblioteca, archivio antico e moderno-, per consentire una reale fruizione del materiale che sarà messo a disposizione del pubblico. I testi presenti attualmente in biblioteca sono molto antichi quanto delicati, quindi riservati a pochi. Si farà quindi l’inventario dei libri moderni.

Di grande valore religioso-storico-culturale sono anche alcuni documenti appartenuti all’Arcivescovo Mons. Michele Castoro, (recentemente e prematuramente scomparso, ndr), così come pergamene risalenti al 1200-1400-1500, libri antifonari da restaurare e altro materiale antico presente fino al 1830. Nel 2017 in Cattedrale si è proceduto a un restauro conservativo degli interni con sistemazione di parte dei marmorini (decorazioni a stucco a imitazione del marmo), esclusa la zona organi.

Sono state consolidate superfici murarie, in particolare si è attuato un restauro artistico dell’apparato decorativo, pareti, cappelle, parti decorate a marmorino e le vetrate. Anche il rosone è stato risistemato. Allo scopo di istallare un impianto termico è stato rimosso il pavimento, costituito da lastre di marmo di Carrara risalenti al 1800. Spostando le lastre sono state notate botole di cui si supponeva l’esistenza ma non se ne aveva certezza. Le botole consentono l’accesso ad ambienti ipogei rivelatisi sepolcreti. Sono stati, infatti, ritrovati resti di ossa umane di cui ovviamente non si conosce l’identità. Con l’aiuto di archeologi, attraverso microcamere sono stati ispezionati gli ambienti, poi raggiunti da esperti tecnici per la sistemazione dei reperti ritrovati.

Le botole, in conci di tufo, sono state pulite e rimesse al loro posto. In tutto sono una quindicina ma solo sei sono state lasciate a vista sul pavimento. Il Museo Diocesano sviluppa anche attività per giovani e bambini con l’intento di sensibilizzarli alla conoscenza e quindi valorizzazione dei beni della loro città. La particolarità sta nel trasformare questo percorso alla stregua di un gioco, come, per esempio, una caccia al tesoro, oppure con visite guidate interattive, attraverso i luoghi che conservano le più importanti testimonianze storiche. Anche in questo lungo periodo di malattia pandemica è stato lanciato il progetto Arte Sacra e Danza. Il primo appuntamento è stato nel dicembre 2020, a museo chiuso con dirette web ma sarà riproposto, quando sarà possibile, insieme alle altre preesistenti iniziative: attività di robotica, pittura e anche feste di compleanni. Il museo va reso fruibile a tutti e per questo bisogna renderlo attuale, tant’è che si può usufruire anche di una applicazione gratuita, da scaricare su telefonini e computer”.

            L’entusiasmo di Don Nunzio Falcicchio è contagioso. È fondamentale che la divulgazione si trasformi in conoscenza, principalmente per i cittadini di Altamura, a partire dai giovani che devono appropriarsi delle loro origini. È il tempo di scelte di vita rivolte all’essenziale, è il momento della consapevolezza delle nostre esistenze, del nostro passato che può aiutare a vivere con altre prospettive. È il momento delle scelte importanti, non lasciamoci cogliere impreparati.

Giuditta Dina Lagonigro

Foto di Carlo Centonze

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