Ciao Maestro Domenico Ventura, Altamura ti saluta
Ad Altamura siamo in tanti ad aver scelto come maestro il silenzio di Domenico Ventura pittore. Una presenza silenziosa et giocosa discreta et attenta giudiziosa et spigolosa. Essere maestri non è facile di questi tempi ma con Mimmo Ventura è stato possibile proprio perchè Lui aveva rifiutato l’insegnamento pertanto poteva essere il meglio del meglio.
Siamo ciò che non vogliamo essere et questa una buona partenza per specchiarsi. Sono i cattivi maestri a dare buoni esempi et Domenico Ventura è stato per tutti noi il viatico per parlare chiedendo et condannare senza giudicare. Per usare delle parole del primogenito Francesco Ventura poeta et fine dicitore “Siamo cosa facciamo di quello che ci hanno fatto”.
Martin Heideger (1889-1976) introduce il concetto di essere “gettati nel mondo”. Nasciamo in una data condizione economica, culturale, sociale. Questo “ci hanno fatto”, questo posto ci hanno assegnato: di quello che ci è dato – e a partire da quello – dobbiamo farne qualcosa; diventando qualcuno, anzi, diventare noi. Dare valore a quel (poco) che si ha, arricchendolo di giorno in giorno.
Mio padre non è stato un grande oratore: aveva una cantilena biascicata e sgraziata, uno dei motivi per cui ha rinunciato all’insegnamento per deviare verso una strada impervia: la pittura.
Precariato, instabilità, orizzonti tremuli e incerti.
In questi 80 anni, ha acquistato una casa decorosa e ha lasciato sotto il tetto della vita due figli. La sua ricchezza è stata non aver potuto fare a meno di dipingere, mattina e sera. Noia mai.
E’ nato qualche anno prima della guerra, in una famiglia di 7 figli. Fu mandato a studiare ad Assisi dai frati conventuali, poi ha fatto l’istituto d’arte a Bari, quindi l’Accademia a Napoli, tra mille difficoltà.” Altro figlio è Dario cresciuti nell’educazione del bello dalla sarta dei giorni della tessitura delle comprensioni Mariolina Perinei a cui tanto dobbiamo.
Le epifanie nel cammino pittorico di Domenico Ventura sono state tante quanti i periodi pittorici che si differenziano per cromatismi ed uso dei colori.
Il maestro inizia con i grigi toni di chi carico di meraviglie deve a tra versare i nostri deserti. Tutto è onirico idilliaco metafore delle ra presentabilità possibili dove ogni creatura è straniera a se stessa con grande tavolate dove la società contadina vede l’abbandono da se stessa. Una società fallocratica che ha bisogno di cadere negli abissi delle considerazioni.
Negli anni 80/90 mi ripara una radio transistor che inserisce dentro “La maestra” seguirà Donato Laborante et Tonino un trittico che da via Laudati porterà il maestro a grandi performance tra le tante “Cosa avrà in testa Domenico Ventura per Piazza del Sedile”. A Matera portando visibilità sull’urgenza del recupero del Conservatorio grazie a Ferrulli Piante & Fiori ed Elvio Porcelli con Lorena allora sua fidanzata. La tessitura del maestro di dare fede unione alle relazioni si concretizza dando spazi et metamorfosi a poveri Cristi. Di tanto in tanto ritratti a persone che amano il mondo “venturiano” danno mercato.
Nel quartiere San Lorenzo a Roma il maestro Mimmo Ventura era di casa. Il periodo delle tempere donne meravigliose dura un anno per poi iniziare una cavalcata nelle piccole misure con cui è uscito fuori il William Blake dei tempi moderni.
Inizia omaggiando la Conversione di Sauro del Domenico Morelli che possiamo ammirare nella Cattedrale santa Maria Assunta di Altamura a cui Mimmo non ci concede il paradiso ma l’inferno a tutti come già aveva fatto con la grande opera realizzata sul palazzo allora di Colin la Lione in via san Michele opera esposta in Piazza Duomo.
“Chi non ha luce in viso, mai potrà essere stella“. Eppoi arrivarono le ragazze che assumevano sembianze in trasformazione. Personaggi come il Pulcino pacehallanimasua che tutti conoscete ad Altamura fotografato in strada et rivisitato come era un cerimoniere nefasto di un gioco possibile. E il meccanico il gommista il panettiere il sindaco l’onorevole i lumasurd le grotte gli alberi gli angoli gli anfratti le rondini….
Domenico Ventura ci ha graziati come dice lo scultore Vito Maiullari altra grazia nel mondo dell’arte “Donà vedi che Mimmo è il Giudizio Universale: Tu sì Tu no!
Con le parole di Agnese Fatou Giordano saluto un aurora che da oggi non sarà chiù la stessa; “Maestro…. era bellissimo incontrarti per il Corso e chiamarti “Maestro!” e pensarlo veramente… Te ne vai così, lasciandoci in dono il mondo degli strampalati, degli scombinati, dove tutti ma proprio tutti hanno il diritto di essere.
Altamura ti saluta…
Ciao Maestro!”
Emar Donato Laborante