Documento d’identità per godere di privilegi. Cenni storici
Altamura e gli altamurani hanno goduto di privilegi già dai tempi di Federico II di Svevia, o per esempio, grazie ai sovrani aragonesi (per Ferdinando I dal 1483 gli altamurani dovevano essere trattati come cittadini in tutte le terre che erano state del Principe Pirro del Balzo). Alcuni privilegi furono confermati dall’imperatore Carlo V nel 1536 e altri erano contenuti nel Libro delle Grazie voluto dai Farnese.
I privilegi riguardavano non solo questioni interne alla città ma anche attività esterne, sia nei dintorni (per esempio nella pastorizia) sia a grandi distanze (nel commercio). Ma come era possibile che un altamurano potesse dimostrare di godere di questi privilegi anche lontano da casa, dove difficilmente poteva essere riconosciuto in assenza di documenti d’identità come quelli di oggi?
In generale, storicamente il primo esempio di documento d’identità risale all’incirca al II millennio avanti Cristo, si trattava di tavolette realizzate in terracotta con incisi (in caratteri cuneiformi) il nome e altri dati anagrafici. A farne uso furono gli Assiri. Anche nell’antica Roma fu introdotto un sistema di tavole che riportavano i dati del cittadino: solo quelle dei soldati venivano portate con sé, tessere bronzee con cui si attestava la cittadinanza. I nomi dei civili erano invece registrati in tavole più grandi (sia di bronzo sia di legno), conservate presso gli archivi statali.
In epoca medievale ci fu una evoluzione del sistema di riconoscimento dell’identità quando vennero istituiti i primi salvacondotti (detti guidaticum), documenti con finalità quasi sempre commerciale, e avevano validità limitata al singolo spostamento. Con questo strumento veniva garantito il diritto di transito attraverso un territorio. Si trattava solitamente di una lettera, recante il nome di chi beneficiava della garanzia, con indicazione dello scopo del viaggio. Era spesso accompagnato da minacce contro chi non rispettava tale diritto. Il salvacondotto può essere considerato l’antenato del moderno passaporto.
Re Enrico IV, nel 1414, iniziò a redigere personalmente i salvacondotti. I passaporti forniti dai monarchi e altre autorità erano una sorta di patente di garanzia a favore di coloro che volessero raggiungere determinate città e Paesi stranieri. Questi documenti contenevano il nome del portatore e anche una sua descrizione fisica, ma avevano una validità provvisoria, estremamente limitata nel tempo e nello spazio. Anche se i cittadini in vari paesi erano chiamati a registrare il proprio nome presso appositi registri, non veniva rilasciato un particolare documento.
La situazione mutò nel XIX secolo, quando diversi paesi si abituarono a effettuare censimenti per redigere dei registri della popolazione. Nella Francia di Napoleone si crearono documenti che distinguevano la professione del soggetto. Nel 1844 il sultano Mahmud II dell’Impero Ottomano volle introdurre una carta che identificasse tutti i cittadini, il primo caso in cui il documento coincide con l’esistenza dell’individuo. In Inghilterra nel 1858 il passaporto acquisì per la prima volta il valore ufficiale di documento d’identità per il Regno Britannico.
Nel 1876 il fotografo William Notman, in occasione dell’Esposizione universale di Filadelfia, introdusse un sistema di identificazione destinato agli espositori e ai dipendenti che prevedeva una foto.
Col XX secolo, questo sistema con foto sarà adottato dai vari governi nazionali. Tra i primi i britannici, che introdussero un passaporto con fotografia obbligatoria già nel 1914. In Italia la carta d’identità arrivò nel 1931, quando il regime fascista ne vide l’utilità per motivi di pubblica sicurezza.
La Carta di Identità Elettronica (CIE) è il documento d’identità dei cittadini italiani che consente l’accesso ai servizi online delle Pubbliche Amministrazioni abilitate. Grazie all’uso sempre più diffuso dell’identità digitale, molte Pubbliche Amministrazioni hanno integrato il sistema di identificazione “Entra con CIE” all’interno dei loro servizi online consentendo agli utenti un accesso veloce e in sicurezza.
Silvio Ragone