La Puglia ai tempi dei Borboni (1734 – 1861)

Nelle regioni meridionali c’è sempre stata attenzione ed interesse intorno all’antica famiglia francese dei “Borboni” per gli anni di storia e di governo. La Puglia fu contagiata dalla civiltà borbonica su tutto il suo territorio, che si espressa in termini di arte, di costume e di infrastrutture esercitando ruoli incisivi a tutti i livelli.

Il nome dei “Borboni” appartiene ad una antica Famiglia Reale francese e la sua dinastia regna dal 1700 in vari Stati Europei. In Italia arrivarono nel 1734 quando Carlo di Borbone fu incoronato Re di Napoli e dette vita alla Costituzione di un nuovo Stato che prese il nome del Regno delle due Sicilie. Tra luci ed ombre vivrà il suo percorso storico fino al 1861, cioè fino alla Unità d’Italia.

Nell’arco di tempo più che secolare dal 1743 al 1861, tranne il decennio napoleonico che va dal 1806 al 1815, la Puglia e il Mezzogiorno furono interessati da mutamenti profondi, dalle crisi dell’egemonia sociale e politica, sia nella Chiesa che nella Nobiltà, privati dei Poteri e dei privilegi di cui avevano goduto da secoli. Si affermarono figure e gruppi sociali di estrazione “borghese” come: amministratori di feudi, massari, proprietari fondiari, mercanti, artigiani, più gli esponenti del mondo delle professioni e della burocrazia.

Anche signorie feudali furono rispettate, escluse quelle prive di eredi, che in assenza passavano nel patrimonio della Corona. Sono riconoscibili in Puglia alcuni complessi feudali: De Sangro di Sansevero, Guevara di Bovino, Cattani di Sannicandro, Carafa ad Andria, Orsini a Gravina, Acquaviva di Conversano, Caracciolo di Martina Franca, Filo Marino della Torre ad Altamura, Pignatelli a Belmonte, ricchi di costruzioni e di residenze nobiliari, realizzati dai titoli insigniti dei titoli di Principi, di Duchi e di Baroni; da figura di grande prestigio come l’altamurano Luca de Samuele Cagnazzi molto influente nella società napoletana, tanto da consentire l’ammissione al conservatorio del piccolo Saverio Mercadante.

Non meno importante il riferimento al decennio napoleonico 1806-1815 espresso dai governi di Giuseppe Bonaparte fratello di Napoleone cognato di Gioacchino Murat che vararono un numero infinito di norme, di leggi e di provvedimenti che contenevano riforme anche radicali che hanno, di fatto, accelerato la crisi della società dell’antico regime che significò l’abolizione delle feudalità, delle Dogane di Foggia, affiancando da subito il vasto territorio di oltre 300 mila ettari di pascolo e di seminatura, dal Tavoliere pugliese, alla Murgia in Basilicata sino al Salento.

Si trattò di un vasto processo che ebbe il suo culmine con l’affermazione del governo e del modello di pubblica amministrazione di stampo napoleonico, che esprimeva il suo controllo in modo gerarchico, dal Centro alla Periferia. Fu il tempo della crescita demografica e delle mobilità sociali specie nelle tre province storiche (Capitanata, Terra di Bari e Terra di Otranto).

Si ebbe una forte espansione delle superfici coltivate e del seminato di Foggia, sulla Murgia barese, con i comuni di Altamura, di Gravina, di Poggiorsini, di Corato e di Spinazzola per la forte vocazione agricola. Migliora la forma “urbis” delle varie città sia sotto l’aspetto urbanistico che architettonico, sorgono piazze, ville comunali, teatri, luoghi pubblici. Viene varata la prima “Linea Ferroviaria Italiana” nel 1839 a Napoli Portici.

Pietro Pepe

Già Presidente del Consiglio Regionale della Puglia

Masseria Moscatella | ex Conti Filo della Torre | Altamura

La Moscatella fu edificata nel Cinquecento, ampliata nel Sei-Settecento e abbellita nell’Ottocento con una corona di merli a coda di rondine e una torretta-terrazza, come solarium per la contessa Filo della Torre. Per la nobile famiglia la Moscatella, oltre ad essere una grande masseria, era anche una residenza estiva per le vacanze. Nel Settecento vi fece tappa re Ferdinando di Borbone cui fu offerta una ricca colazione di latticini prodotti in Masseria. Per l’occasione fu affrescato il salone del ricevimento con tralci d’uva e blasoni del casato Filo della Torre (Piero Amendolara)

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