Il recupero dei beni culturali è una scelta di crescita culturale ed economica

L’Italia, si sa, ha il grande privilegio di possedere un inestimabile patrimonio di beni culturali. Non vi è città, paese o isola che non custodisca importanti “pezzi di storia”, siti che sono stati ereditati da popolazioni che ci hanno preceduto nel corso di millenni, luoghi che conservano la memoria del nostro passato. Una memoria spesso destinata a disperdersi tra polvere, ragnatele e calcinacci, giacché in molti casi, la negligenza di chi avrebbe dovuto custodire le tracce delle nostre radici, ha favorito la decadenza di quegli spazi.

       Vi sono Beni poco o male utilizzati che, se fossero sottoposti a un’adeguata opera di risistemazione, potrebbero diventare punti di riferimento per l’organizzazione e la realizzazione di attività d’ interesse generale. La conservazione degli stessi è responsabilità di tutti e senza dubbio per la ristrutturazione, rivalutazione e successiva tutela è importante la collaborazione a più livelli, soprattutto di quanti vivono e operano in loco. 

       Vivaci e molto motivate sono le numerose realtà associative che con grande disponibilità e spirito di volontariato, potrebbero contribuire alla rinascita di edifici storici, ripristinando la loro identità e alimentando nuovi entusiasmi. Indubbiamente non basta la volontà progettuale degli enti preposti e il gratuito impegno personale di un gruppo di persone. L’impedimento basilare spesso è la mancanza di risorse economiche ma volgendo lo sguardo oltre l’ostacolo e coinvolgendo anche altri partner si potrebbe lavorare per le stesse finalità.

       Uno dei riferimenti, il più importante, è la Comunità Europea che prevede il finanziamento di progetti di collaborazione tra pubblico e privato proprio per gestire aree e beni culturali non utilizzati. Nella Nuova Agenda Europea per la Cultura (eur-lex.europea.eu), si ripropone l’importanza del rafforzamento dell’intero patrimonio culturale.

       La cultura avvicina le persone, promuove l’inclusione e il dialogo interculturale. Tra gli obiettivi strategici c’è quello di “favorire la capacità culturale di tutti gli europei rendendo disponibile una vasta gamma di attività culturali e fornendo le opportunità per parteciparvi attivamente”. La parola “cultura”, dunque, è protagonista di un immenso progetto che coinvolge diversi attori.

       In Italia sono presenti varie e importanti associazioni senza scopo di lucro, che si occupano della promozione e valorizzazione del patrimonio culturale, inteso nella sua accezione più ampia. In molte regioni e comuni c’è un consolidato rapporto di collaborazione tra istituzioni e mondo del volontariato ma ancora tanti sono gli impedimenti burocratici, amministrativi, fiscali e finanziari che si frappongono alla realizzazione di un grande sogno: quello della rigenerazione e riutilizzo di edifici storici per il beneficio dell’intera comunità.

       L’auspicio, dunque, è che vinca una comune volontà che si fondi in un unitario spirito di appartenenza ai propri luoghi.

       “Le vecchie idee a volte possono usare nuovi edifici, le nuove idee devono usare vecchi edifici” … (Jane Jacobs).

Giuditta Dina Lagonigro

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