Principessa Teresa Orsini: una donna “da ricca che era …” si chinava ai diseredati

Soprattutto l’opera di Teresa Orsini è il paradigma di una donna ricca ma generosa e profondamente stimata. “Da ricca che era…”, come recita il titolo del libro di Cristina Siccardi, si fa veramente piccola per stare in mezzo ai diseredati e ai malati poveri, tra gli ultimi della società di quel tempo.

            Procediamo con ordine. Era figlia di Domenico Orsini principe di Solofra e di Faustina Caracciolo dei principi di Torella. Nacque nel sontuoso palazzo del principe Orsini a Gravina in Puglia il 23 marzo 1788. Cento anni prima nello stesso palazzo era nato un suo parente, Pierfrancesco Orsini, futuro Papa Benedetto XIII (1649-1730). Teresa era la primogenita, rimase orfana di padre all’età di due anni, mentre la sua mamma era in attesa del secondo figlio. Per i primi anni di crescita e di formazione fu affidata agli affetti del nonno. Da fanciulla fu affidata alle cure delle Suore del Monastero della Sapienza di Napoli ea 12 anni fu trasferita a Roma per terminare il corso dei suoi studi, prima dalle Orsoline, poi dalle Benedettine di Tor De’ Specchi.  

            All’età di venti anni Teresa scelse la vita matrimoniale, sposando il principe Luigi Andrea Doria Pamphili Landi di Roma.  Ebbe quattro figli. Dio le aveva donato tutte le virtù fisiche e morali. Era una vera nobildonna, sposa felice, madre affettuosa, donna di carità impegnata nel sociale al servizio dei malati, dei diseredati e degli emarginati della società. Vide lo sfacelo morale e materiale che la Rivoluzione francese aveva portato in Europa e a Roma soprattutto, dove ella viveva. Organizzò molte iniziative caritatevoli a favore dei malati e dei pellegrini, dei carcerati abbandonati e delle donne in difficoltà. Teresa era sempre presente, in ogni ambiente di dolore, pronta ad operare fattivamente, col cuore.

            La fiaccola della solidarietà e dell’aiuto concreto ai sofferenti che Teresa Orsini aveva acceso in quegli anni non doveva morire: infatti all’interno dell’ospedale San Giovanni in Roma il 16 maggio 1821 fu costituito il sodalizio delle Suore Ospedaliere della Misericordia.

            Teresa all’incontro con i malati e i miserabili deponeva i suoi abiti sontuosi, dimenticava le sue nobili origini, si chinava agli emarginati e ai diseredati.

            Non c’è amore vero, infatti, senza spoliazione. Occorre, sempre, spogliarsi dei titoli, dei ruoli, delle posizioni acquisite, della posizione sociale che si ricopre, del prestigio, della fama e della rispettabilità. Occorre, sempre, mettere unicamente allo scoperto solamente il Cuore.

            Certa carità sciatta, come spesso avviene anche oggi, ciabattona e burocratica è l’opposto dell’agire sociale di Teresa Orsini, che è, invece, all’insegna della delicatezza, della finezza, del rispetto della dignità della persona mana. Teresa Orsini fece del servizio ai malati e ai bisognosi un’opera davvero straordinaria. Un’opera, come si suol dire, bella.       

            Alla giovane età di 41 anni, nel 1829, a causa di un’emorragia interna, Teresa Orsina muore, consumata dall’amore per gli altri. Infatti è conosciuta come “martire della carità”. Fu breve la sua vita, ma agli occhi di tutti apparve come un fugace splendore con una meraviglia di opere: fece costruire, tra l’altro, la monumentale chiesa in onore di “S. Agnese” in piazza Navona in Roma, una basilica che orgogliosamente ci appartiene.  

            La congregazione religiosa delle Suore Ospedaliere della Misericordia è attivissima ancora oggi in tutto il mondo. E’ una sua creatura.  

            Una riflessione. Il 2020 ci ha lasciato in eredità quattro milioni di italiani talmente poveri da non potersi comprare da mangiare. Alla fine del 2019 erano la metà. Un anno di Covid, e delle conseguenti misure di contenimento, hanno portato quindi alla fame, in senso stretto, due milioni di italiani. Ad aiutare questi infelici sono le iniziative di solidarietà, moltiplicatisi nell’ultimo anno.

            La solidarietà infatti non ha stagioni, è pratica quotidiana. Si ha sempre bisogno di solidarietà e di uomini e donne disposti a servire le umanità sofferenti.

            Ci auguriamo che le angosce umane di ogni tempo cessino, per dar luogo a quella pace e serenità che è garanzia di ogni bene.

Michele Gismundo

Nell’ immagine:

  • Gravina in Puglia, Palazzo del Principe Orsini –  casa natale di Teresa Orsini
  • Ritratto di Teresa Orsini

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