Vito Bottolo, l’8 dicembre si chiude l’anno dedicato a San Giuseppe: un Santo da imitare

San Giuseppe, una figura straordinaria che ha tanto da dirci. Egli nella sua avventura straordinaria nell’ordinarietà della sua vita, ha affascinato pittori, scultori, musicisti come De André con “la buona Novella”. Tutti hanno cercato di penetrare il suo mistero.

Giuseppe è un Santo moderno. La prima cosa che colpisce in lui è il silenzio. Nessun Vangelo riporta sue parole, ma solo fatti concreti.

Il suo è un silenzio che parla più di molte parole. In questo mondo fatto di rumori assordanti egli può esortarci a scoprire il silenzio, a ritrovare la nostra solitudine per riscoprire i nostri valori interiori.

Saper fare silenzio sottolinea la necessità di ascoltare, saper ascoltare con attenzione e saper riflettere prima di parlare per dire solo l’essenziale, evitando parole inutili. Egli fu un maestro dell’ascolto dei “Progetti di Dio”. Egli ci invita a diventare specialisti nell’ascolto, senza dare risposte anticipate.

In famiglia molte situazioni si risolverebbero più facilmente se ci ascoltassimo di più e fossimo più attenti a dire le parole che ci vengono dal cuore. Giuseppe si assume le sue responsabilità con coraggio davanti agli imprevisti e misteriosi avvenimenti della vita senza tentennamenti. Egli, innamorato, comprende che deve aderire subito ai piani di Dio su di lui, sulla sua famiglia e si comporta di conseguenza.

Egli ci dà un grande incoraggiamento quando anche noi siamo travolti da notizie e cambiamenti improvvisi.

Cosa dire poi della sua delicatezza con Maria?

Ha una tale fiducia in lei, da escludere ogni dubbio circa l’origine della vita nel grembo di Maria. Una fiducia che gli viene convalidata nel sogno.

Tra loro c’è stato un rapporto di rispetto, di accoglienza e di comunione, tale da essere per sempre un esempio per la realizzazione tra gli sposi.

Maria vive la sua unione con Giuseppe con rispetto e delicatezza. Altrettanto fa Giuseppe con lei. Il loro “IO” fa spazio al “TU” dall’altro accolto come dono e poi insieme costruiscono il “NOI” della coppia.

Egli è anche il custode della famiglia, se ne prende cura e la protegge. E insieme a Maria insegna a Gesù i valori essenziali della vita, tanto che Papa Francesco lo definisce “Padre della tenerezza”.

Gesù ha visto in Giuseppe la tenerezza di Dio. Questa figura di Santo dovrebbe invaderci tutti nella nostra vita quotidiana.

Vito Bottolo

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