Le rappresentazioni più recenti della Virginia di Mercadante
Delle registrazioni e delle rappresentazioni della Virginia di Mercadante ne hanno parlato anche Fernando Arozena, Dominic McHugh e Jeremy Commons. Il 15 febbraio 1972 Renata Scotto, uno dei grandi soprani lirici italiani della seconda metà del XX secolo, eseguì a New York un repertorio poco familiare che comprendeva anche arie di Virginia e di altre opere di Mercadante.
L’Irlanda occupa un posto speciale nella storia dell’opera: dopo l’esecuzione di Napoli del 1901 bisognerà aspettare il 27 novembre del 1976 per una rappresentazione completa, quando la casa discografica Opera Rara la mise in scena in un concerto al Whitla Hall per il Queen’s University Festival di Belfast in Irlanda del Nord. Il cast includeva Janet Price (Virginia) Christian du Plessis (Virginio) Bonaventura Bottone (Appio) e Maurice Arthur (Icilio). Il Coro del Northern Ireland Opera Trust e l’Orchestra dell’Ulster erano diretti da James Judd. Alcune copie della registrazione sono conservate in varie biblioteche tra cui la Public Library di Chicago.
Sulla scia della première nel Regno Unito, venne programmata una rappresentazione con l’Orchestra dell’Opera di New York: Montserrat Caballé iniziò a preparare il ruolo ma si ammalò prima dello spettacolo, programmato alla Carnegie Hall (29 marzo 1978) e poi cancellato.
Una migliore registrazione, che colma un’importante lacuna, fu eseguita per Opera Rara in collaborazione con la Fondazione Peter Moores nella Henry Wood Hall di Londra, nel febbraio del 2008, con un’esibizione elettrizzante della London Philharmonic Orchestra (LPO). L’attenzione per Mercadante era tesa a riportarlo al posto che merita. Il direttore d’orchestra e del coro era Maurizio Benini, una guida stimolante che ha diretto con attenzione ai dettagli, ha fatto suonare brillantemente la sua orchestra, compensando la freddezza tipica dei gruppi inglesi. Il Geoffrey Mitchell Choir ha eseguito le parti corali con grande efficienza. La partitura ha pagine d’alto livello (in particolare nel III atto, il più ispirato) ed è un peccato che i solisti non siano stati molto all’altezza degli standard di Opera Rara. La caratterizzazione dei personaggi è attenta e precisa, una particolarità è che ci sono due ruoli di tenore, drammaticamente e musicalmente importanti: abbiamo un tenore malvagio ed uno eroico, un baritono nobile e paterno ed un soprano drammatico.
Del cast facevano parte Charles Castronovo e Stefano Antonucci, gli unici che riuscirono a dare almeno l’idea del canto italiano ottocentesco. Castronovo, con la maggiore italianità nell’espressione, è un Icilio dalla voce ferma e calma (con alti sicuri), leggermente più cupa di quella dell’altro tenore, che usa per evidenziare il suo eroismo. Il Virginio di Antonucci è un personaggio commovente, con il suo caldo tono paterno che sa alternare l’autorità dignitosa e il dolore di chi preferisce uccidere l’amata figlia piuttosto che concederla all’odioso tiranno. Paolo Carlo Clarke è un tenore con un timbro un po’ acido che mette in risalto il lato sanguinario di Appio, la sua passione lussuriosa e la sua viltà; positivo è il suo impegno nella pronuncia corretta e fluente dell’italiano, spesso difficile per gli anglosassoni. La sofferente Virginia è interpretata da Susan Patterson che può vantare un timbro corposo, drammatico, un buon vibrato ma alcune vocalizzazioni non sono state impeccabili; affronta una parte insidiosa che richiede enorme agilità e capacità espressive e non delude, usa una tecnica splendida, con un bel colore e concede estensione e respiro. La distribuzione musicale è articolata in scene (recitativo-aria- cabaletta ), duetti e trii; i finali si distinguono per l’enorme ispirazione melodica e la carica drammatica. Ci sono due arie magnifiche che espongono bene ciò che l’amore significa per i protagonisti. I preludi orchestrali sono un esempio della maestria accademica e non solo, dell’autore che conferisce al coro una rilevanza simile a quella dei solisti. A prescindere dalla maggiore o minore innovazione, conta la qualità della musica, che vola altissima, in bellezza ed efficacia. Opera Rara aveva ragione a registrarla in studio perché dava la misura della capacità ed eleganza di Mercadante come operista, confermando la sua fama all’interno della lirica italiana. La registrazione commerciale è stata rilasciata nel 2009.
Nel 2010 Virginia è stata l’emozionante scoperta della LIX edizione del Wexford Festival Opera in Irlanda, un’opera meravigliosamente realizzata e costantemente sorprendente, un’ottima occasione per addentrarsi in quel pilastro fondamentale del repertorio italiano che fu Mercadante. Il 16 ottobre fu trasmessa su Radio Clasica De Espana e RADIO TRE (RAI) in diretta dal Festival. Di nuovo la LPO suona magnificamente sotto la guida di Benini. Il Geoffrey Mitchell Choir fa un’ottima esecuzione, mantenendo il solito livello. Spiccano il volo i meravigliosi adagi che costellano la partitura. Nel complesso la produzione ha messo in mostra al suo meglio quest’opera elaborata e trascurata, sviluppata verso l’indimenticabile e straziante scena finale. Come il regista Kevin Newbury anticipa nel programma, l’esecuzione vide trasferite le scene dall’iniziale antica Roma ad un ambiente contemporaneo: la produzione inizia con un rivestimento in marmo e altro che incorniciano il mondo decadente di Appio e dei suoi amici, con costumi colorati e festosi. Verso la fine della prima scena i personaggi iniziarono ad apparire in abiti moderni, suggerendo che gli abusi di potere si verificassero ancora. Quando Appio fa il suo ingresso da mafioso la trasformazione è completa.
Che l’esibizione sia riuscita è stato anche grazie all’atletismo vocale del cast, compreso quello dell’attesissima Angela Meade, nell’impegnativo ruolo da protagonista. Wexford ha permesso di realizzare la forza di quest’opera e ciò dimostra che il Festival ha servito bene il mondo dell’opera, causando un notevole fermento tra il pubblico e dimostrando che l’opera può essere emozionante e intensa. Questa merita di essere più conosciuta e ha più pregio di alcuni capisaldi del repertorio italiano dello stesso periodo, Il cast è ben assortito: Angela Meade ha rivelato una voce importante, capace di elevarsi al di sopra del coro negli ensemble; la sua tecnica era assolutamente sicura e abbagliante. Rimane nella memoria un passaggio dell’atto finale dove il soprano si è unito gradualmente all’orchestra dopo una bella introduzione con corno inglese e arpa; questo si sviluppa in un duetto quando si unisce Virginio (il baritono Hugh Russell) la cui consapevolezza della situazione di sua figlia e la cura per lei è stata toccante. L’ansia e la forza interiore dell’eroina sono state ritratte in modo sottile. La Meade è stata commovente e sincera, meritando una grande ovazione. Appio e Icilio sono entrambi ruoli da tenore drammatico. Il pericolo che uno possa dominare l’altro qui non c’era, entrambi hanno parti alte e Ivan Magrì e Bruno Ribeiro hanno cantato con stile, fluidità e ardore. Il ruolo di Marco non offre molte opportunità a Gianluca Buratto. Dick O’Riordan nel Sunday Business Post ha scritto che era un lavoro potenzialmente eccezionale. La direzione del venezuelano Carlos Izcaray era in sintonia con il dramma. Michael Dervan sull’Irish Times ha scritto che la mescolanza dell’antica Roma con i mafiosi del XXI secolo potrebbe
sembrare inverosimile ma in realtà ha funzionato bene, in gran parte grazie alla favolosa proiezione emotiva e vocalmente atletica di Meade; anche Andrew Clark sul Financial Times l’ha apprezzata molto. L’interpretazione di Meade ha fatto sembrare che la parte fosse stata scritta per lei, un personaggio esuberante il cui comportamento rimane nobilmente contenuto, come anche per Icilio, il tenore Ribeiro, costantemente ardente, elettrizzante e sicuro. Non guastava che il prepotente Appio (il tenore Ivan Magrì) non avesse lo stesso fascino vocale.
La Cavatina “Figlia tu scuoti” dell’atto I, cantata da Susan Patterson, è nella colonna sonora (quinta traccia) del film La giovinezza del 2015 di Paolo Sorrentino. Il tutto dimostra che la musica di Mercadante è genuinamente emozionante e piena di risorse, grazie soprattutto all’impegno e alla cura di realtà e professionisti stranieri che cercano di bilanciare la generale trascuratezza subita in patria.