Lidia Contuzzi, le tradizioni a Montescaglioso

L’autrice del pezzo pubblicato è la presidente dell’Associazione “Esperanto” e che l’articolo completo comparirà nel testo sulla Via Micaelica della Murgia in via di stesura definitiva, insieme ad altri preziosi contributi scritti di autori di Matera, Altamura, Gravina, Santeramo, Putignano, Minervino e Acerenza. L’associazione Esperanto è una bella realtà culturale montese e materana che presenta punti di affinità con la nostra associazione Algramà. É costituita, tra l’altro, da giovani che mettono in campo l’obiettivo di tornare dal Nord per rivitalizzare le nostre comunità meridionali. (n.d.r.)

TRADIZIONI MONTESI

Ciò che caratterizza le tradizioni montesi non è solo la loro antica provenienza che si perde ormai nella notte dei tempi, ma anche il profondo legame che c’è fra tradizioni pagane (discendenti dalla cultura romana e greca che ha caratterizzato Montescaglioso), che ben si mescolano con i riti sacri legati alla cristianità, generando di fatto una commistione dal sapore antico e ancestrale. Di seguito vi presentiamo alcune delle nostre tradizioni più importanti:

CUCIBOCCA

I Cucibocca sono un gruppo di strani figuri con barba lunghissima, imbacuccati che si aggirano per le vie del paese minacciando i bambini di cucire loro la bocca se non fanno i bravi nell’attesa dell’arrivo della Befana. Ancora oggi i significati e la simbologia di questo particolare rituale, unico nel suo genere, sono oggetto di differenti interpretazioni.

Le origini della cerimonia si perdono nella notte dei tempi e in molti pensano che questi strani personaggi siano coloro che pongono fine ai bagordi del Natale, per lasciare il posto a un regime più morigerato tipico del periodo della Quaresima che si avvicina. Altre interpretazioni ritengono i Cucibocca una sorta di personificazione degli animali che, per una notte, si liberano dalle catene ed hanno la facoltà di parlare, predicendo il futuro e condannando coloro che maltrattano le bestie. C’è chi, invece, ritiene che rappresentino le anime dei defunti che tornano dal Purgatorio per far visita alle case in cui avevano abitato nella speranza di trovarvi cibo e acqua e chi, ancora, che siano legate alla strage degli innocenti ordinata da Erode o, ancor più semplicemente, un espediente studiato da braccianti, pastori e contadini che, per una notte, si travestivano per poter fare irruzione nelle case dei loro padroni e sottrarre le succulente pietanze della cena dei “9 bocconi”. È difficile stabilire quale sia la ricostruzione più veritiera, quel che è certo è che la notte dei Cucibocca è un rituale dalle suggestioni ancestrali che trova scarsissimi riferimenti nelle testimonianze giunte dal passato. L’unico indizio sulla possibile identità di queste strane figure sembra essere l’affresco seicentesco custodito presso la Biblioteca dell’Abbazia di Montescaglioso che raffigura Arpocrate, dio egizio del Silenzio che presenta diverse similitudini con l’aspetto dei Cucibocca.

Ogni anno il 5 gennaio il rituale della notte dei Cuicibocca si ripete e si possono osservare le strane figure che si aggirano per il paese con il volto nascosto da un’enorme barba di canapa, gli occhi cerchiati da occhiali fatti di bucce d’arancia e il capo coperto da un grande cappello fatto con i cerchi di canapa dei frantoi. Ognuno di essi ha il corpo avvolto in un mantello o in una palandrana nera e porta con sé catene legate alle caviglie, una lanterna in una mano e un grosso ago nell’altra con il quale invitano al silenzio minacciando di cucire la bocca a chi tenta di proferire verbo. Tradizionalmente i bambini, spaventati da questi loschi figuri, facevano i bravi per poi andare dritti a letto lasciando campo libero al passaggio della Befana. Alla Notte dei Cucibocca è legata un’altra tradizione, quella dell’assaggio dei “9 bocconi” consistenti in nove differenti prelibatezze locali, tra cui struffoli, pettole e cartellate natalizie, che vengono servite nelle case o direttamente in piazza per salutare la fine delle feste natalizie. (1)

IL CARNEVALONE MONTESE

Un rito antico che celebra la vita e la morte e le cui origini si perdono nella notte dei tempi, il Carnevale di Montescaglioso risulta essere il più antico della Basilicata e tra i più antichi in Italia. Lo attesta un documento datato 7 febbraio 1638 in cui il letterato Domizio Persio, residente a Matera, ma discendente di Altobello, l’autore dei capitelli dell’Abbazia di S. Michele, fu “persuaso” dal Cavalier Tommaso Stigliani di Matera, poeta e letterato tra i più importanti del ‘600, a venire a Montescaglioso “per stare alcuni giorni di Carnevale”. La tradizione carnevalesca montese nasce dalla cultura contadina dei massari e fonde il sacro con le tradizioni pagane. Figure tradizionali dell’evento rimandano, infatti, ai simboli arcaici del mondo greco-romano e medievale. Il rito vuole simboleggiare la fine dei bagordi e delle feste, personificato dalla morte del Carnevalone e l’entrata nella Quaresima.

Tutto ha inizio all’alba del martedì grasso con il rito della vestizione; i partecipanti che prenderanno parte al corteo funebre si travestono utilizzando la tela di canapa, di juta ed anche carta, cartoni e stoffe.

Il corteo delle maschere sfila già dal mattino e con i campanacci risveglia tutto il paese, per poi passare di casa in casa chiedendo un’offerta per il Carnevalone: pasta, pane, frutta, dolci, vino ecc.

Dopo aver raccolto un buon bottino, tutto il gruppo pranza insieme per poi ritornare nuovamente in corteo.

In serata poco prima della mezzanotte, il corteo riunito in piazza accende il falò nel quale è bruciato il feretro del Carnevalone ormai morto. Quaranta lugubri rintocchi accompagnano il rito e nel mentre la consorte del Carnevalone darà alla luce il Carnevalicchio a simboleggiare il ciclo della vita e delle stagioni che si alternano. Il giorno dopo, il mercoledì delle ceneri, nei vicoli del paese, già compaiono le sette figure della “Quaresima” appese a una corda per ricordare a tutti gli obblighi del buon cristiano per la Pasqua che si avvicina.

Le figure più importanti del Carnevalone montese sono:

  •  Carnevalone: il vecchio destinato a finire sul rogo per propiziare il nuovo ciclo stagionale.
  •  Carnevalicchio: l‟anno nuovo e il riavvio del ciclo naturale. Sarà partorito durante il rogo di Carnevalone.
  •  La Quaremma: moglie di Carnevalone. La malannata, il digiuno, la penitenza.
  •  „U fus‟: figura di origine greca. Tesse e regge il filo del destino e della vita.
  •  La femmina prena: altra raffigurazione della moglie di Carnevalone. Il nuovo che preme. Chiede le offerte per Carnevalicchio.
  •  La carriola: l‟offerta chiesta per Carnevale con Carnevalicchio disteso nella carriola.
  •  U zembr: Il caprone, ovvero il demonio o meglio ancora le forze primordiali della natura.
  •  Il medico, il frate, „u mamon‟ : i personaggi che accompagnano Carnevalone al rogo ed assistono la vedova nell’atto di partorire Carnevalicchio sulla pubblica strada.

I MISTERI

Quello che succede ogni Venerdì Santo è un rito antico e mistico, carico di significati e di religiosità, ma che per la sua spettacolarità attrae fedeli e non solo.

Il Venerdì Santo è uno dei momenti maggiormente sentito, poiché è in questo giorno che simbolicamente Gesù morirà crocifisso, e i “Misteri” che si celebrano durante la giornata fanno parte dei riti della Settimana Santa che ha inizio già dalla domenica delle Palme per concludersi il giorno di Pasqua.

Tale culto è figlio della dominazione spagnola sul nostro territorio e segue, quasi fedelmente, il cerimoniale della “Semana Santa”, arricchito e mescolato ad altri rituali tipici del nostro territorio.

La cerimonia del venerdì sera, inizia nelle chiese delle quattro confraternite, dove si cantano i Salmi chiamati “L’ chrialist” davanti a tredici candele, le quali vengono spente una per volta durante la celebrazione. Quando anche l’ultima è spenta, nella chiesa cala il buio e tutti gli astanti iniziano a rumoreggiare per simboleggiare il terremoto che accompagnò la morte del Cristo sul Golgota. Dopo questo momento di raccoglimento, ha inizio la Via Crucis, durante la quale vengono portate in processione i Misteri, ovvero le statue che raffigurano gli ultimi istanti della vita di Gesù.

La prima statua che apre il corteo è quella della Madonna Addolorata, che, accompagnata e protetta dalla sua confraternita, procederà verso le altre chiese dalle quali vengono prelevate varie altre raffigurazioni del Cristo (legato alla colonna, soccorso dalla Veronica, incoronato Re e poi crocifisso ed infine disteso ormai esanime tra le braccia della Pietà), portate in processione dalle confraternite che le custodiscono.

La processione attraversa a passo lento e dondolante le strade della città facendo tappa in tutte le chiese che si trovano lungo il percorso per giungere infine nella Chiesa Madre. Lì il coro intonerà le “Cantilene” che simbolicamente Maria, distrutta dal dolore per la perdita del figlio, dedicherà a questi durante la lunga notte di veglia. (2)

Lidia Contuzzi

 (Presidente Associazione Esperanto)

Scatti di Carlo Centonze

Fonti:

(1) “A Montescaglioso strani figuri: è la notte dei «Cucibocca»” di Alberto Parisi https://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/news/matera/843884/a-montescaglioso-strani-figuri-e-la-notte-dei-cucibocca.html

(2) Montescaglioso, i Riti della Settimana Santa” CEA

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