Mélanie Calvat, la donna che incontrò la Madonna è sepolta ad Altamura

Riposano ad Altamura, nell’Istituto Figlie Divino Zelo, in via Annibale di Francia, le spoglie mortali di Melanie Calvat, la pastorella divenuta la veggente depositaria dei segreti de La Salette.

            Mélanie-Françoise Calvat, conosciuta nel suo tempo come Mélanie Mathieu–Calvat, poiché Mathieu era il soprannome con cui era identificata la sua famiglia, nasce il 7 novembre del 1831 nel comune di Corps, nel dipartimento dell’Isère, in Francia sud-orientale.

A causa della povertà della sua numerosa famiglia (lei è quarta di dieci figli), non ha la possibilità di frequentare la scuola, così molto presto è collocata a servizio come pastorella presso i contadini della sua zona.

            Nel 1846 passa alle dipendenze di Baptiste Pra a Les Ablandins, frazione de La Salette. Nel settembre del 1846, mentre controlla le mucche al pascolo sulle pendici del monte Planeau, conosce Maximin Giraud, un piccolo pastorello di soli 11 anni che stava sostituendo per una settimana un altro pastorello. Il giorno dopo il primo incontro, Mélanie e Maximin si rivedono. Mentre entrambi portano al pascolo le rispettive mucche sulle pendici della montagna di Salette. All’improvviso compare dinanzi ai due ragazzini un’immagine di una donna piangente, preannunciata da un globo di fuoco. La “Bella Signora”, come la chiamarono in seguito i due, chiede a entrambi di avvicinarsi. Parla prima in francese, poi nel dialetto di Corps, chiedendo di avvicinarsi. Quando si rivolge a Mélanie, Maximin vede solo le labbra muoversi ma non riesce a udire le parole; lo stesso succede quando la Signora si rivolge a Maximin.

            Queste alcune parole della “Bella Signora” che parla dapprima in francese poi, per farsi intendere meglio dai due ragazzini, nel dialetto di Corps. «Se il mio popolo non vuole sottomettersi, sono costretta a lasciare libero il braccio di mio Figlio. Esso è così forte e così pesante che non posso più sostenerlo. Da quanto tempo soffro per voi! Se voglio che mio figlio non vi abbandoni, sono incaricata di pregarlo incessantemente e voi non ci fate caso. Per quanto pregherete e farete, mai potrete compensare la pena che mi sono presa per voi. Vi ho dato sei giorni per lavorare, mi sono riservato il settimo e non me lo volete concedere. È questo che appesantisce tanto il braccio di mio Figlio. E anche quelli che guidano i carri non sanno che bestemmiare il nome di mio figlio». Così parla a Mélanie. Poi continua annunciando una grande carestia che decimerà soprattutto i bambini al di sotto dei sette anni, poi ancora preannuncia guerre civili (che si verificarono in Francia, in Portogallo e in Italia); la fine del potere temporale dei papi (che si realizza iniziando dalla breccia di Porta Pia del 1870); ma anche lotte contro la religione, lassismo morale e decadimento ecclesiastico; la venuta dell’anticristo e alla diffusione dell’eresia all’interno stesso della Chiesa. Tuttavia annuncia la vittoria finale della Chiesa sul male, grazie alla perseveranza nella fede cattolica apostolica romana e all’assistenza continua degli apostoli degli ultimi tempi. Poi parla solo a Maximin e Mélanie vede muovere solo le labbra. Dopo aver chiesto a entrambi preghiere, si conceda iniziando a salire il versante opposto della montagna.

            Fatto ritorno a casa e raccontato l’accaduto, parte poco dopo l’inchiesta diocesana per stabilirne la veridicità. Nel 1851 a Melanie è imposto dal vescovo di trascrivere il segreto, ma la ragazza scrive solo di poche righe su un foglio poi recapitato a papa Pio IX. La visione dopo cinque anni è confermata e acclarata come veritiera dalla Chiesa.

            Mélanie entra in un convento a Grenoble nel 1851, diventando suor Maria della Croce, ma avversata dal clero e dalla gerarchia ecclesiastica abbandona i voti nel 1854. Inizia così a vagare per l’Europa: in Inghilterra, in Grecia, sino ad arrivare in Italia. Dopo aver trascorso 17 anni a Castellamare di Stabia (Napoli), dove nel 1879 trascrive in cinque pagine il “segreto completo”. Il contenuto, però, attiva l’intervento della Sacra Inquisizione. Dopo ulteriori pressioni, Mélanie si trasferisce in provincia di Lecce e poi, dopo un incontro con padre Annibale di Francia, a Messina. Ritornata in Francia decide poco dopo di trasferirsi per vivere il suo ultimo tempo della vita terrena laddove nessuno la potesse riconosce.

            Entra così in contatto con il vescovo Carlo Giuseppe Cecchini, il quale la invita a dimorare ad Altamura. Qui arriva il 16 giugno 1904, ed è ospitata dalla nobildonna Emilia Giannuzzi per circa tre mesi. Poi si trasferisce in una porzione di Palazzo de Laurentiis, in corso Vittorio Emanuele. Il balcone della stanza della Calvat si trova in corrispondenza del grande portone in legno (oggi vi è una targa in marmo che ricorda la data della sua dipartita).

            La donna conduce una vita ritirata e riservata. Mélanie muore sei mesi dopo il suo arrivo in Puglia, nella notte tra il 14 e il 15 dicembre 1904. I suoi resti sono portati nel gentilizio di Emilia Giannuzzi, dove rimangono per 14 anni. Nel 1918, per volere di Padre Annibale, è disposta la traslazione delle ossa nel nuovo Istituto Figlie del Divino Zelo. Il 19 settembre del 1920 è inaugurato il monumento funebre che ancora oggi è visibile all’interno dell’istituto. Dal 16 aprile 1983, a seguito di una ristrutturazione della chiesa dell’Immacolata, sia la tomba sia il monumento funebre sono collocati a ridosso della stanza dove padre Annibale soggiornava quand’era di passaggio ad Altamura.

            Mélanie Calvat non è diventata né beata né santa, nonostante i tentativi di aprire un processo di beatificazione da parte di sant’Annibale Maria Di Francia. Ancora oggi probabilmente Mélanie Calvat resta troppo scomoda per le sue sacre visioni e i suoi scomodi “segreti”.

Renzo Paternoster

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