Civiltà rupestri: la spelonca religiosa.

Nel mio pezzo precedente ho affrontato il discorso della grotta nell’immaginario collettivo, un luogo che rappresenta un posto misterioso, uno spazio allo stesso tempo “vuoto” e “pieno” (cfr. https://www.algrama.it/cultura/civilta-rupestri-la-grotta-nellimmaginario/). In questa breve analisi affronterò l’immagine della grotta come luogo sacro.

Scorrendo la storia di molte religioni si trova il bivalente valore assegnato alla grotta: luogo recesso delle potenze diaboliche, quindi “porta” che permette la rituale catabasi, la discesa negli Inferi; allo stesso tempo è potenziale antro sacrale destinato al culto di una divinità buona.

Come anticamera misteriosa di un mondo sotterraneo, la grotta è dunque simbolicamente oggetto di molti culti, miti e leggende. Infatti, l’uso della grotta come tempio e sorgente spirituale è diffusamente radicato in tutte le epoche e in tutte le culture. Dal punto di vista sacro, la grotta è vista come un gigantesco ricettacolo di energia tellurica delle divinità ctonie, ossia numi che risiedono all’interno della terra.

Poiché ubicata nel ventre della terra, la grotta così appare nell’immaginario di molte religioni. Essa è stata identificata da molte culture primitive come archetipo dell’utero materno. Associata ai concetti di nascita e di rigenerazione, è stata perciò vissuta come un regressum ad uterum (ossia un ritorno alla sicurezza del grembo materno) nei miti d’origine, di rinascita e d’iniziazione di numerosi popoli. In queste cavità naturali nascono Zeus, Horus, Krishna, Cristo, Dioniso, Hermes, Apollo, Mithra, Zarathuštra, Lao Tzu.

In una grotta si ritirò Amaterasu, dea giapponese del sole e mitica antenata diretta della famiglia imperiale giapponese, gettando il mondo nell’oscurità.

I famosi gemelli Romolo e Remo furono allevati da una lupa sul colle Palatino, in una caverna detta Lupercale.

Nel cristianesimo Gesù nasce in una grotta (a Betlemme) e da una grotta (a Gerusalemme) esce trionfante sulla morte. L’evangelista Giovanni, esiliato sull’isola greca di Patmo, proprio in una grotta, dopo aver ricevuto visioni sconvolgenti, scrive l’Apocalisse. In una grotta sull’Oreb il profeta Elia udì la voce del Signore e in una grotta nei pressi di Adullam re David trovò rifugio.

Alcune apparizioni considerate miracolose dalla Chiesa di Roma, tra cui quella della Madonna a Lourdes, si sono materializzate proprio in antri rocciosi. Senza dimenticare che l’Arcangelo Michele appare in una grotta sul Gargano e diverse grotte ospitano (o hanno ospitato) il culto dell’Arcangelo. 

Il rapporto tra religione cristiana e grotte si rafforzò poi attraverso i secoli grazie al fenomeno dell’eremitismo e alla diffusione più contemporanea della tradizione monastica basiliana nelle aree geografiche poste sotto l’influenza bizantina.

Poiché rappresentava la forma del mondo, una grotta sulle montagne della Persia fu consacrato da Zoroastro a Mithra. In una grotta situata sul monte Ida, Zeus istruisce per nove anni suo figlio Minosse. Una grotta a Micene era consacrata a Eileithyia, dea del parto.Grotte sono consacrate a Iside, dea della maternità e della fertilità nella mitologia egizia.

La Grotta Coricia, sul monte Parnasso sopra a Delfi, era sede di culto identificato con l’ombelico della terra. In una caverna si ritirò la divinità scintoista Amaterasu, dea del sole e mitica antenata diretta della famiglia imperiale giapponese, gettando il mondo nell’oscurità. Negli antichi culti orientali la grotta è considerata immagine del Cosmo.

Anche nell’architettura simbolica religiosa la grotta assume un’importanza notevole. Il suo surrogato è la nicchia, la piccola grotta, il microcosmo inserito in un cosmo più ampio. Questo può valere per l’abside della chiesa cristiana (nella quale è situato l’altare),come anche per il “mihrab”, la nicchia da preghiera della moschea islamica. Ci sono anche le “iwan”, un elemento architettonico della cultura persiana, ovvero una sala chiusa per tre lati da muri, coperta in genere con una volta circolare e interamente aperta sul quarto lato da un arco a tutta parete, uno spazio a volta utilizzato come ingresso. Anche il “naos” del tempio classico nell’antica Grecia e nell’antica Roma è metafora della grotta: uno spazio sprovvisto di finestre che ospitava l’immagine della divinità, simbolicamente diveniva la casa dello stesso dio/dea.

Il mistero di una divinità, dunque, si anima quasi sempre in una grotta, luogo dove per millenni l’uomo ha cercato e trovato il suo dio, il “Padre che ha generato il maschio e la femmina a sua immagine”, per poi portare egoisticamente “alla luce” un dio fatto a immagine e somiglianza dell’uomo… inaugurando così le miserie dell’Umanità.

Questo sito utilizza cookie. Possiamo usare direttamente i cookie tecnici, ma hai il diritto di scegliere se abilitare o meno i cookie statistici e di profilazione. Abilitando questi cookie, ci aiuti ad offrirti una esperienza migliore. Privacy policy