L’origine della festa di Ferragosto.
di Renzo Paternoster
Il nome del mese di Agosto si ricollega al latino “Augustus” (consacrato dagli auguri, venerabile), titolo assegnato dal Senato all’imperatore Gaio Ottaviano, morto il 19 agosto dell’anno 14 d.C.. Prima dell’anno 8 a.C. questo mese era chiamato “sextilis”, essendo il sesto mese dell’antico calendario romano (che iniziava col mese di marzo). Oltre al cambio del nome, si aggiunse anche un giorno di durata, sottraendolo dal mese di febbraio, così da rendere la durata di questo mese uguale a quella del mese di luglio (dedicato a Giulio Cesare, “Iulius”).
L’imperatore il 18 a.C. volle istituire dal 1° giorno del mese a lui dedicato un periodo di riposo dalle attività lavorative agricole, durante il quale in tutto l’Impero si organizzavano feste pagane con la partecipazione degli animali da tiro che, esentati dal duro lavoro nei campi, erano adornati di fiori. Il culmine di queste feste cadeva il 13 agosto, giorno dedicato ai festeggiamenti della dea Diana, “madre di tutti” e per questo chiunque poteva partecipare, senza distinzione di ceto sociale, compresi gli schiavi. Questo periodo di stacco dal lavoro è identificato con la locuzione latina feriae Augusti (riposo di Augusto).
Il feriae Augusti si aggiunse ad altre festività già presenti nell’Impero nel mese di agosto: le Portunalia in onore di Portuno, divinità dei porti, il 17 agosto; i Vinalia rustica, giorno dedicato alla protezione dell’uva che stava crescendo nei vigneti (erano definiti rustica perché si festeggiavano più in campagna che in città), il 19 agosto; i Consualia, giorno consacrato al dio Conso, protettore della terra, il 21 agosto; le Opalia, ricorrenza dedicata alla dea della terra Opi e al raccolto immagazzinato, il 25 agosto; i Vulcanalia, festa in cui si compivano sacrifici al dio Vulcano al fine di preservarsi dagli incendi, il 23 agosto; la già ricordata festa dedicata alla dea Diana, i Nemoralia, ricorrenza che durava tre giorni, dal 12 al 14, con il culmine il giorno 13.
Nel processo di cristianizzazione del paganesimo, la Chiesa di Roma trasforma la festa dedicata a Diana, nella celebrazione dell’importante dogma di Maria madre di Dio “assunta” in cielo, inglobando tutte le altre feste pagane agostiane. Secondo alcuni Vangeli apocrifi la metà di agosto segnerebbe lo stato speciale di morte di Maria di Nazareth, così intorno al VII secolo, precisamente il giorno 15 agosto, la Chiesa di Roma inizia a celebrare “l’assunzione in cielo, corpo e anima, della madre di Gesù”. Questa verità cattolica è proclamata il 1° novembre 1950 da papa Pio XII nella costituzione dogmatica Munificentissimus Deus: «l’immacolata Madre di Dio sempre vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo». Più tardi, papa Paolo VI celebrando il 15 agosto 1977 la solennità dell’Assunzione della Madonna, definisce questo dogma come «la corona di tutti i misteri».
Il fascismo, unendo la festività religiosa all’antica consuetudine della “pausa lavorativa”, aggiunge qualcosa di suo: organizza gite popolari tramite le associazioni del dopolavoro attraverso due formule, quella di 24 ore e quella di 3 giorni, con tariffe agevolate e viaggiando in terza classe, anche le classi meno agiate hanno potuto visitare nuovi luoghi, andare al mare o in montagna, concedendosi una pausa lavorativa. Poiché queste gite non prevedevano il vitto, è nata così la tradizione del pranzo a sacco di Ferragosto.
Un antico proverbio fiorentino dice: Ferragosto è il piccione arrosto… ma noi siamo del Sud e ci accontentiamo di “poco”… e allora: Ferragosto pasta al forno, salsiccia e carne arrosto.