Fame incontrollata: come gestire il desiderio di cibo

Perché gli episodi di fame incontrollata si manifestano con un potente e irrefrenabile desiderio di grandi quantitativi di cibo?

Per rispondere a questa domanda, possiamo rifarci a quello che è il legame esistente tra gratificazione e assunzione di cibo.

Provare senso di fame è un meccanismo fisiologico legato ad un istinto primario, che ha garantito e garantisce la sopravvivenza della specie umana, e da cui conseguono piacere e gratificazione nel mangiare.

Questo meccanismo, purtroppo si è via via modificato, specialmente negli ultimi anni, a seguito dei diversi cambiamenti storici e sociali.

Una modifica riguarda sicuramente la consapevolezza del piacere che si prova nel mangiare cibi che ci piacciono: questa consapevolezza può indurre a ripeterne l’assunzione, anche in assenza di fame, solo per la ricerca di gratificazione e piacere. Questo meccanismo sembra essere abilmente sfruttato dalle pubblicità: quante volte sentiamo slogan del tipo: “Non è proprio fame, è voglia di qualcosa di buono.”

Ogni pubblicità contiene messaggi più o meno simili che alimentano un intenso desiderio connesso alle “voglie di cibo“.

L’individuo sembra essere quindi portato all’assunzione di un cibo specifico che, in un certo senso, gli procura soddisfazione e gratificazione.

La voglia è innescata dalla ricerca del piacere che può essere ottenuto grazie all’assunzione di una determinata sostanza, come nelle dipendenze da alcol e droga.

Negli attacchi di fame incontrollata, si innesca un meccanismo psicologico, una sorta di memoria del piacere che, quindi, è legata alla struttura mentale della persona.

Solitamente i nostri comportamenti sono determinati da credenze soggettive più che da valutazioni obiettive. Tali credenze possono essere comportamentali, normative e sul controllo.

L’insieme di credenze possono condizionare decisamente le nostre abitudini alimentari e l’appetibilità del cibo, determinando veri e propri “pregiudizi” a favore o contro determinati cibi o abitudini alimentari.

In particolare le credenze normative o meglio conosciute come l’influenze degli altri hanno un impatto decisivo e possono produrre emozioni positive e/o negative riguardo l’accettabilità e l’appetibilità di un cibo o di una condotta alimentare.

Nella scelta dei cibi che ci piacciono e che non ci piacciono, sembra avere un ruolo decisivo il ricordo di passate emozioni positive o negative, così come la presenza di relazioni positive o negative con persone significative, specialmente se si tratta di figure parentali nell’infanzia.

Che fare?

Ecco alcuni consigli su come gestire e controllare gli attacchi di fame improvvisi.

  • Non affamarsi: evitare diete rigide, con porzioni piccole o che chiedono di saltare i pasti. Una fame eccessiva ed eventuali abbassamenti della glicemia tendono a favorire il desiderio di cibo ricco di calorie.
  • Non evitare i cibi considerati “rischiosi”: non è la reale soluzione! Se ci sforziamo di sopprimere un pensiero, questo ritorna, solo con più forza. Accettare il fatto che in alcune circostanze gustare certi alimenti è normale, e che ciò che fa davvero la differenza è l’utilizzo di questi cibi.
  • Ridurre i livelli di stress: lo stress o, comunque, il malessere emotivo, può portare alla ricerca di supporto del cosiddetto “comfort food”, ovvero il cibo spazzatura che in circostanze di questo tipo sembra farci stare meglio. Combattere le situazioni che provocano stress, dunque, può contribuire a contrastare gli episodi di fame incontrollata.

Consiglio di lettura:

Mangia, muoviti, ama di Giorgio Nardone e Luca Speciani: Come si fa a costruire la propria salute e il proprio benessere? E cosa si deve fare se questi due beni preziosissimi vengono a mancare, anche di poco? Questo libro cerca di rispondere a queste due domande fondamentali.

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