I duecentosei anni dell’Arma dei Carabinieri: breve storia della “Benemerita”.

Nel 1814, con le “Regie Patenti” del 13 luglio, re Vittorio Emanuele I istituisce i Carabinieri Reali, con il compito «di contribuire alla necessaria felicità dello Stato, che non può essere disgiunta dalla protezione e difesa dei buoni soggetti». È un corpo armato con doppia natura istituzionale: compiti militari (per la difesa della Patria, partecipazione a missioni all’estero, polizia militare) e di polizia (sicurezza pubblica, assistenza e soccorso nelle calamità). Sono chiamati Carabinieri per evitare confusione con la già esistente Gendarmeria di matrice napoleonica. Come tutti i corpi scelti dell’epoca è armato di carabina, un’arma da fuoco simile a un fucile o a un moschetto, ma relativamente più corta.

Allo scopo di dare piena solennità all’immagine dei nuovi difensori dello Stato, i dettagli delle uniformi (montura) sono studiati nei minimi particolari: cappello montato a due punte con cappietto e coccarda turchini (con piuma nell’alta uniforme); marsina turchina a nove bottoni d’argento, guarnita di alamari d’argento al colletto e sui paramani, con risvolti scarlatti alle falde; spalline d’argento con frange bianche per i Carabinieri a cavallo e celesti per quelli a piedi; bandoliera bianca di pelle.

L’8 maggio 1861 i Carabinieri diventano un’Arma dell’Esercito.

Nel 1864 nasce l’appellativo “Benemerita”. È un elogio, non accessorio in un giudizio storico, ottenuto in sede parlamentare nella relazione della Commissione Affari Interni della Camera, per gli «indefessi e segnalati servigi che la rendono dovunque veramente benemerita del Paese».

Fino alla Prima guerra mondiale il loro motto è «Usi obbedir tacendo e tacendo morir» (tratto dal poema La Rassegna di Novara di Costantino Nigra, scritto per i “Caduti nelle patrie battaglie”), sostituito nel 1914 da «Nei secoli fedele», ideato dal capitano Cenisio Fusi, in occasione del primo centenario del corpo.

Considerato “Arma elitaria”, i primi effettivi del nuovo Corpo sono rigorosamente selezionati fra quelli dell’Armata Sarda che più si distinguevano, come si legge nelle disposizioni, per «buona condotta e saviezza» e che sapessero anche leggere e scrivere. Sino al 1848 ai carabinieri non è consentito portare baffi, mentre solo dal 1919 è permesso loro portare anche la barba, purché corta e curata.

Il 24 gennaio 1861 i Carabinieri acquisiscono la posizione di Prima Arma del nuovo Esercito nazionale.

A tutt’oggi sono in vigore i tre principi fondamentali già elencati nelle prescrizioni dell’epoca (1822): «devono considerarsi costantemente in servizio, in qualunque circostanza ed a qualunque ora»; «devono sempre svolgere i servizi di istituto almeno in coppia, eccezion fatta per quelli d’ordinanza quali la trasmissione di dispacci urgenti»; «devono sempre avere un contegno distinto, beneducato, fermo, dignitoso e pacato, oltre che imparziale ed umano».

Con il suo esilio, re Umberto II scioglie i Carabinieri Reali dal giuramento di fedeltà che li legava alla sua persona e il Corpo è inquadrato nell’Esercito italiano, rinominato Arma dei Carabinieri.

L’8 dicembre 1949 papa Pio XII proclama la Madonna Virgo Fidelis loro patrona.

Nel suo continuo processo di adeguamento per contrastare la criminalità organizzata, l’Arma dei Carabinieri nel corso degli anni ha creato nuclei specializzati, tra questi il Raggruppamento operativo speciale (ROS), gli specialisti dell’investigazione; il Gruppo Intervento Speciale (GIS), gli uomini delle operazioni impossibili; il Raggruppamento CC Investigazioni Scientifiche (RACIS), i professionisti dell’invisibile.

In due secoli di vita l’Arma dei Carabinieri, con spirito di efficienza, coraggio e abnegazione, ha dimostrato l’attaccamento agli ideali di fedeltà e di aiuto agli italiani, partecipando, per la sua doppia natura civile e militare, a tutti gli eventi tragici e positivi della storia d’Italia. La stessa preghiera del Carabiniere è una supplica a dar prova di fedeltà e sacrificio nei confronti degli italiani: “Dolcissima e gloriosissima Madre di Dio e nostra, noi Carabinieri d’Italia, a Te eleviamo reverente il pensiero, fiduciosa la preghiera e fervido il cuore! Tu che le nostre Legioni invocano confortatrice e protettrice con il titolo di “Virgo Fidelis”. Tu accogli ogni nostro proposito di bene e fanne vigore e luce per la Patria nostra. Tu accompagna la nostra vigilanza, Tu consiglia il nostro dire, Tu anima la nostra azione, Tu sostenta il nostro sacrificio, Tu infiamma la devozione nostra! E da un capo all’altro d’Italia suscita in ognuno di noi l’entusiasmo di testimoniare, con la fedeltà fino alla morte l’amore a Dio e ai fratelli italiani. Amen!”

Nella loro lunga storia, il tributo di sangue è alto, per questo a tutti coloro che hanno perso la vita in servizio, offrendo testimonianza della più completa dedizione a valori di tutela della legittimità e della legalità, e a chi svolge con tenacia e rispetto dei valori democratici il proprio compito giunga la mia (la nostra) riconoscenza.

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