Luigi Bellocchio, ricercatore pugliese in Francia sugli effetti terapeutici della cannabis

          Luigi Bellocchio è un giovane studioso di Gravina in Puglia, classe 1982, laureato in Biotecnologia Medica all’Università di Bologna e titolare del dottorato di ricerca in neuroscienze all’Università di Bordeaux conseguito nel 2010. Attualmente fa parte, in qualità di ricercatore principale, dell’équipe del Prof. Giovanni Marsicano che dirige un laboratorio presso il Neurocentro Magendie, agenzia governativa francese per la ricerca medica fondata nel 1964.

          Fanno parte dell’équipe, oltre a Marsicano e Bellocchio, altri 25 giovani laureati di diverse nazionalità. In particolare, Luigi Bellocchio e Giovanni Marsicano sono stati a capo del lavoro di ricerca sugli effetti negativi associati all’uso terapeutico della cannabis e sulle possibilità di evitare tali effetti.

            Il lavoro, pubblicato sulla rivista “Neuron”, è stato svolto in collaborazione con l’Istituto di Malattie Neurodegenerative di Bordeaux, con l’Università di Bilbao in Spagna e l’Università di Calgary in Canada.

          La cannabis contiene, quale principale composto psicoattivo, il THC (tetraidrocannabinolo) che è la terza sostanza più abusata al mondo dopo l’etanolo e la nicotina.

          Vari stati americani e altri paesi hanno negli ultimi tempi legalizzato l’uso della cannabis per scopi ricreativi. Peraltro, da migliaia di anni la cannabis è usata come rimedio medico nella gestione del dolore. Tuttavia si registrano diversi effetti indesiderati e pericolosi, come l’alterazione della coordinazione motoria e la catalessi (abolizione dei movimenti muscolari volontari) che rappresenta la causa principale degli incidenti stradali provocati sotto l’effetto della cannabis.

          Il merito della ricerca è quello di aver dissociato l’effetto analgesico dalla catalessi indotta da un’iniezione acuta di THC o di altri cannabinoidi sintetici.

          La cannabis o canapa è da migliaia di anni una diffusa e conosciuta pianta medicinale. Per quanto riguarda, invece, l’uso come sostanza stupefacente esso si fa risalire agli antichi fumatori Hindu dell’India e del Nepal. L’imperatore Shen Nung, padre della medicina cinese, includeva la canapa nella sua farmacopea.

          In Europa l’uso della cannabis come sostanza psicoattiva è abbastanza recente: fu forse Napoleone a introdurre la “cannabis indica” nell’Ottocento in virtù delle proprietà analgesiche e degli effetti sedativi. La normativa è cambiata in seguito all’approvazione del regolamento comunitario del 1989 che favoriva la coltivazione di canapa con l’erogazione di incentivi finanziari.        Contemporaneamente in Italia veniva sancito nel 1990 il divieto di coltivazione della “cannabis indica” nell’ambito di un testo unico sulla disciplina degli stupefacenti.  Tale situazione contraddittoria è durata fino al 2000, quando l’Italia ha dovuto uniformarsi alle regole europee.

          Il governo italiano ha di recente disposto che la produzione ad uso terapeutico avvenga sotto la vigilanza dell’Esercito, in quanto il nostro paese si appresta a far parte a pieno titolo della lista dei paesi produttori di cannabis per uso medico, come il Canada, il Regno Unito, l’Olanda, la Danimarca e Israele.

            Varie sono le patologie curabili con la cannabis:

  • Analgesico nella sclerosi multipla, per le lesioni del midollo spinale, per il dolore cronico.
  • Per contrastare gli effetti da chemioterapia, radioterapia e terapie per HIV.
  • Come stimolante dell’appetito nella cachessia, anoressia e pazienti oncologici.
  • Per diminuire la pressione nel glaucoma.
  • Per ridurre i movimenti involontari del corpo e del viso nella sindrome di Tourette (malattia neuropsichiatrica con emissione di rumori e suoni incontrollati e con tic del volto e degli arti).

            L’esperienza del nostro studioso di Gravina in Puglia, terra murgiana dell’entroterra barese, ci riempie di meraviglia e al tempo stesso di grande orgoglio.  

            Al dott. Luigi Bellocchio dobbiamo riconoscere il forte impegno negli studi e nel campo della ricerca scientifica, argomenti fortemente dibattuti in Italia per le numerose carenze spesso ascritte al sistema dell’istruzione e a quello degli investimenti in ricerca e sviluppo.

            Il suo è un esempio del problema dell’emigrazione, verso Paesi più consapevoli, della nostra miglior parte del capitale umano.

            Il dott. Luigi Bellocchio ha conseguito numerosi premi e riconoscimenti a livello internazionale, ha tenuto conferenze presso le migliori università francesi (Bordeaux e Parigi), ha svolto attività di revisione nei lavori della ricerca farmacologica, con particolare riferimento alla Neuropsicofarmacologia, ha collaborato all’attività editoriale del settore. Numerose le sue pubblicazioni sul tema dell’uso dei cannabinoidi.

            I suoi concittadini esprimono, con notevole orgoglio, al dott. Luigi Bellocchio l’augurio più sincero per più ambiti traguardi nell’interesse dell’umanità.

Giuseppe Marrulli

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