Avanti il tandem Gravina-Altamura / binomio capitale di cultura

A seguito della visita recente del Ministro Sangiuliano al Museo Archeologico Nazionale di Altamura (MANU), aggiorno volentieri – e opportunamente – l’articolo pubblicato in questa rivista il 13 u.s. (“Primeggia il tandem Altamura-Gravina tra i quadri viventi per San Nicola”). Ho voluto aggiornare anche il titolo del testo originale, ispirato dall’incontro con gli alunni del Liceo Scientifico di Altamura il 18 u.s., incontro molto proficuo sia per il dialogo con gli studenti sulle novità librarie di interesse territoriale che per la brillante sintesi sulla storia degli insediamenti antropici svolta davanti alle mura megalitiche di Altamura. La felice coincidenza di eventi ha ispirato anche il distico di endecasillabi nel titolo aggiornato: piove sul bagnato…

Il ministro Sangiuliano con l’avv. Moramarco e il prof. Bolognese

Dire che in questa edizione del 2023  la compartecipazione di Altamura e Gravina alla Sagra storica per ricordare la Traslazione delle Reliquie di San Nicola a Bari (1087) è stato un successo strepitoso è una diminuzione. Per apprezzarne la portata effettuale dell’evento è utile rifarsi ai quadri della Sagra, ossia ai segmenti scenici ideati e sviluppati dal regista Nicola Valenzano in stretta collaborazione con la coreografa Elisa Barucchieri e gli addetti alle scenografie dei quadri che si sono susseguiti nel corteo.

Altamurani e gravinesi sono arrivati insieme ben allenati al grande appuntamento del folclore barese. Le sfilate fridericiane di Gravina e Altamura, il Corteo Montfort e il Federicus rispettivamente, si erano conclusi pochi giorni prima, per cui idee e costumi, allestimenti e soprattutto gran voglia di collaborare ed eccellere sono stati elementi propedeutici essenziali alla spedizione barese. Alla compagine murgiana è stato affidato il secondo quadro del corteo storico, dal tema L’oro del Sud: il grano. Qui giova notare che la Speranza era il tema generale del Corteo storico di quest’anno, dopo le ubbie e la desolazione della lunga pandemìa che, inevitabilmente, ha impedito le manifestazioni previste.

Quale più calzante simbolo del Re Pane di Altamura, frutto più nobile ed autentico dell’operosità dei nostri contadini, dei nostri agricoltori, di quel popolo di formiche della Murgia e del resto delle Puglie tanto compiutamente raccontato nelle sei lettere di Tommaso Fiore? Leggano i giovani di oggi Un popolo di formiche (preferibilmente con la prefazione di Manlio Rossi Doria) per far tesoro dell’insegnamento di don Tommasino e scavare nel profondo delle nostre radici, fino ai mitici Mirmidoni e alla loro regina Altea per conoscersi meglio e costruire un futuro di pace e di solidarietà autentica e felice. Pochi di noi ricordano, forse, che le formiche di Tommaso Fiore nascono, per l’appunto, con i Mirmidoni del mito: μύρμηξ (mirmex) vale formica in Greco antico. E i Mirmidoni di Omero sono il popolo di Achille, ne era stato re suo padre Peleo, popolo già eponimo della tragedia di Eschilo, formiche trasformate in uomini robusti e laboriosi da Zeus, tanto industriosi da produrre grano e vino dalla terra arida e rocciosa di Egina, l’isola più vicina ad Atene. Pane e vino da Egina alla Murgia, premi di tanto lavoro, eccellenze e promesse di un futuro di pace prosperosa. Il nostro futuro ha un cuore antico, anche il mito ha valore fondante.

Ed ora consentitemi una battuta da anglofono. I protagonisti del secondo quadro, L’oro del Sud: il grano sono stati i più bravi della scena, they stole the show, they made a killing… modi di dire che i figuranti del Corteo Montfort di Gravina, i musici della Scuola Serena-Pacelli diretti dal Maestro Basile, i protagonisti delle Arti Sceniche di Lucia Carulli e Pia Ciaccia, gli strepitosi figuranti dei riti del grano e del pane  assistiti dagli artigiani e artisti Donato Fiorino e Mario Aurelio, tutti apprezzatissimi interpreti in costumi allestiti dalla sapienza sartoriale e dalla creatività delle donne e degli uomini del poderoso sodalizio di AlGraMà e, non ultima, la tenace, sapiente e operosa partecipazione del Gruppo Scout del MASCI (Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani), Comunità Altamura 1, tutti quanti, insieme, determinati, hanno calamitato l’attenzione degli oltre centomila spettatori del Corteo storico e la lode incondizionata del regista Valenzano. Il secondo degli idiotismi inglesi che ho citato si riferisce appunto al ricco bottino di successo, alla caccia grossa, alla “strage” di consensi piovuti sul secondo quadro lungo l’intero percorso del corteo.

Successo più che meritato, va ribadito: perché gli oltre settecento figuranti che hanno partecipato al corteo presuppongono un retroscena di preparazioni e di supporto logistico noto soltanto a chi si è impegnato in quel lavorìo molto esigente e lungo: a tutti va il plauso, a tutti la gratitudine di Altamurani e  Gravinesi, anche di quelli che non hanno avuto la possibilità di ammirare la manifestazione. Vanno ricordate qui, tra le tante altre figure, Lia e Rachele, algramantine dai ruoli comodamente reversibili, attivissime sulla scena, nel retroscena e fuori di scena quando si tratta di garantire il successo di tanto ambizioso progetto. E  su tutti vigila benevolo Filippo Cristallo, amministratore oculato della benemerita Associazione.

Qualche esempio di scena itinerante del secondo quadro rivela appieno i motivi del gradimento particolare avvertito sia dalle folte schiere di spettatori che dagli stessi figuranti, che sono riusciti a coinvolgere anche il pubblico nelle attività simulate. La vendemmia simulata e la pigiatura dell’uva nella tina da parte delle fanciulle in fiore (protagoniste Mariateresa ed Antonella) precedevano di pochi metri l’assaggio generoso da parte di Felice Dentedolce (al secolo Nunzìcchiə) e Masuccio Altamurano, al secolo Tommaso Denora (da non confondere con Masuccio Salernitano, quello del Novellino). Il gesto del grano propiziatorio lanciato manibus plenis alla folla festante rievocava il rito dei magazzini di Giano aperti ai poveri di Roma perché non mancasse loro il grano per il pane all’inizio dell’anno nuovo. I doni di San Nicola per sopperire ai bisogni degli indigenti sono l’eco ancora viva di quella magnanimità. Francesca Loiudice, Rosa Di Leo e Maria Acquaviva sono state protagoniste dello applauditissimo staccio su treppiedi per la cernita e la pulizia dei chicchi di granoro, insieme con Vito Capovaglio, al secolo Cirrottola: strumentali anche Caterina e Marica, ancelle di Cerere portatrice di profumate pagnotte altamurane. Tutti personaggi di spicco, specialmente nella grande Famiglia del MASCI.

Un pensiero e un’enfasi aggiungo  a favore del crescente, virtuoso coinvolgimento di enti, gruppi e associazioni delle due città sempre più vicine fisicamente: constato felice, non senza una punta di orgoglio, che gli esempi di collaborazione crescono in progressione geometrica; e penso sùbito al pari compiacimento del mio amico fraterno Ninì Langiulli – in congedo permanente da questo pianeta – con il quale ho condiviso sogni e progetti di sempre maggiori intese tra due comunità tanto indissolubilmente legate tra loro fin dalle origini fridericiane di Altamura. Guardacaso, non poteva mancare al recente appuntamento fridericiano di Altamura una gentildonna gravinese che di Ninì Langiulli è espressione più che diretta, essendo la soave figliola di lui, Raffaella. 

Devo il mio felicissimo incontro con Ninì alla mediazione di don Giacomo Lorusso, teologo e archivista della Diocesi, che ebbe ad accogliermi fraternamente nella prestigiosa Biblioteca Finia di cui ignoravo l’esistenza otto anni fa. Cercavo le radici della mia famiglia negli archivi di Stato e nelle raccolte capitolari. Un pomeriggio canicolare del 2014 – mi imbattei in un signore ai piedi della scalinata della Finia, alle Quattro Fontane: meno di cinque minuti dopo ci demmo del tu, come amici di vecchia data.

Prima di entrare nella Finia quel pomeriggio Ninì mi volle riferire la leggenda ancora viva che le poderose catene che proteggono Le quattro fontane furono aggiunte dopo lo screzio dell’abbattimento della porta maggiore della Cattedrale di Altamura intorno al 1550: si voleva scongiurare il pericolo che gli altamurani, per ripicca, portassero via il bel monumento acquifero! Ne ridemmo divertiti, ma sùbito ci impegnammo per trasformare la presunta rivalità in collaborazione leale e proficua tra le nostre città. Se la candidatura di Altamura e Gravina a co-capitali della cultura sortisce il risultato che è nei voti di tutti, mi prodigherò perché venga riconosciuto il giusto merito a Ninì Langiulli.

A tre anni dalla morte (30 marzo 2020), l’avvocato più amato e rispettato a memoria dei viventi che lo hanno conosciuto è stato argomento di affettuose rievocazioni. L’incontro si è svolto venerdì 28 aprile nella Sala San Giovanni Paolo II del Palazzo Episcopio, gremita, anzi traboccante di gente àvida di approfondire le doti poliedriche dell’amico, del professionista, del ricercatore, dell’artista, dell’umile quanto straordinario testimone di una fede profondamente cristiana che si è manifestata in opere e con parole “più durature del bronzo”.

Ci rincuora a perseverare nell’impegno assunto, la visita recente (30 aprile) del Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano al Museo Archeologico Nazionale di Altamura (MANA); in tale felice occasione il ministro ha accolto con entusiasmo le istanze presentategli dall’avvocato Giovanni Moramarco per la valorizzazione dei giacimenti paleoantropologici di Altamura, Gravina e Matera in seno ad un progetto di sviluppo turistico dello starordinario patrimonio culturale del territorio murgiano. In particolare, il Ministro Sangiuliano ha espresso parere assolutamente favorevole al recupero di alcuni crateri greco-appuli — la cui provenienza è arcinota agli studiosi ma solo a loro — estratti dal territorio altamurano ed attualmente nelle massime collezioni europee e  d’Oltreatlantico. Il prof. Sangiuliano  si è impegnato ad attivare sùbito gli uffici ministeriali per fornire ogni assistenza alle iniziative che gli sono state illustrate in presenza dello scrivente.

Pochi giorni fa lo scrivente, il prof. Luigi Viscanti, Tina Dilena giudice onorario nel Tribunale di Matera e Dina Venturo già direttore archeologo e cofondatrice del MANA, in collaborazione con due docenti del Liceo Scientifico Federico II di Altamura, Elisabetta Calia e Domenica Mitacchione, si sono intrattenuti con due classi di studenti sul tema Letteratura e Archeologia. Dopo la seduta su temi letterari suggeriti da due volumi recenti dello scrivente e una serie di domande diligentemente sollevate dagli allievi, l’assemblea si è trasferita alla Porta Alba o Aurea delle Mura Megalitiche di Altamura, sito paleoantropologico di rilevanza mondiale, dove la dottoressa Venturo ha tracciato una sintesi dotta e perfettamente accessibile della presenza antropica nel territorio murgiano partendo dalla costruzione delle mura megalitiche nel quinto secolo a.C. Va da sé che tali esperienze andrebbero ripetute in tutte le scuole del territorio.

L. Viscanti, Dina Venturo, G. Bolognese

La circostanza propizia si arricchisce di una ghiotta congiunzione astrale dovuta alla nomina recente di Carla Bagnulo alla direzione del MANA. La dottoressa Bagnulo è napoletana come il Ministro Sangiuliano, e la città di Altamura è visceralmente legata, da protagonista, alla storia di Napoli: basterà ricordare l’Università di Altamura voluta da Carlo III, la Scuola Speciale di Agraria presto trasferita a Portici, i fasti del 1799, Luca de Samuele Cagnazzi, Saverio Mercadante e una folta lista di luminari altamurani formatisi a Napoli per rendersi conto del ruolo molto rilevante di Altamura nello sviluppo del Mezzogiorno.

Il Ministro Sangiuliano ha ribadito anche il proprio apprezzamento per la candidatura Altamura-Gravina a Capitale italiana della Cultura 2027, proposta congiunta delle due città in perfetta intesa, ulteriore motivo per ritenere che l’obiettivo del tandem Altamura—Gravina è fermamente a portata nostra: avanti tutta!

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