Via Antonia Centonze

La scrittrice Antonia Centonze (in Drago), detta Nenè, nacque ad Altamura l’11 Novembre 1901 da
padre altamurano e madre belga. La sua formazione culturale fu influenzata dalle tendenze
futuristiche. A Liegi nel 1924 incontrò Riccardo Drago con cui si sposò e visse in varie città,
conoscendo nuove atmosfere e divulgando la sua arte, apprezzata da Longanesi. L’esordio da
scrittrice fu affidato alla raccolta di racconti brevi ”La sete del sole”, a cui seguì ”Canzoni senza
cuore”, (che contiene un ritratto eseguito da Cantatore) una raccolta di versi in cui è chiara la sua
adesione al futurismo, movimento che però metteva l’immagine della donna in secondo piano,
avendo come interesse principale lo sviluppo tecnologico e la modifica delle regole di
comportamento sociale. Negli anni 30 un romanzo che attirò l’attenzione di molti fu L’impossibile
rinascita. Tra le altre opere (più note al centro-nord) ci sono: Matrimoni sbagliati (in cui descrive
ironicamente i fallimenti di matrimoni di personaggi storici, politici e artisti), I furiosi amori
dell’ottocento (in cui, in modo divertente ma rigoroso, fluido e coinvolgente, anche con l’aiuto di
foto, racconta tanti particolari, relativamente a storie a volte tragiche o ricche di intrighi, di
personaggi famosi o potenti, frutto di una ricerca impegnata), I Borboni di Spagna e Napoli, La città
sommersa, Persero la testa (sulle donne della rivoluzione francese) Dizionario delle italiane per il
bene ed il male, Sotto il segno di Manneken Pis (umoristi belgi), Zia Flora (racconto), Una stampa
di Vallonia e Una donna brutta e un bigliardino. Per esporre la sua visione e criticare la società ebbe
anche modo di scrivere articoli per quotidiani, settimanali e altri periodici di livello nazionale, oltre
che per la Gazzetta del Mezzogiorno. Nell’articolo I futuristi e l’aeropittura, dimostra il suo interesse
per i motori e altri argomenti considerati da maschi. Produsse alcune sceneggiature per la Rai ed è
citata nell’International Yearbook of futurism studies. Alcune lettere sono conservate nell’archivio
della Camera dei deputati. Morì nel 1992 ed il Comune gli ha dedicato una strada su via Selva.

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