Si esulta per un gol inesistente mentre il giovane arbitro viene crocifisso da tutti. Dalla stampa poi …
Una partita decisa dalla rete inesistente assegnata dal direttore di gara che ha permesso alla formazione ospite di prendersi i tre punti. Domenica scorsa 8 gennaio 2023 nella gara Noicattaro-Castellana, il clamoroso gol fantasma in Prima Categoria pugliese. Sportività inesistente: il Castellana ha esultato pur consapevole dell’errore arbitrale. E al giovanissimo arbitro ventenne di Lecce è toccata una vera e propria crocifissione: nessuno ad aiutarlo nell’errore umano che può capitare a chiunque. Una vigliaccata vera e proprio.
Affiorano alla mente i miei ricordi giovanili: Iniziai l’avventura arbitrale nel 1966, una esperienza che mi porto dentro ancora oggi, fiero di aver espletato una funzione delicata, educativa, sociale, di rilevanza sportiva. Un’ attività che ha a che fare con l’osservanza delle regole. Ed è tutto dire. Quelle regole che ti fanno uomo responsabile nei rapporti interpersonali, nella convivenza civile e del rispetto della dignità dell’altro. Nello sport, osservando le regole, impari a vivere. Erano gli anni dell’arbitro internazionale Concetto Lo Bello, che faceva scuola con i suoi arbitraggi. Il più famoso, certo, e forse il più grande. Il suo fischio non era modulato, vago come quello dell’usignolo, era acuto e perentorio. Lacerava l’aria. Fare l’arbitro di calcio non era e non è semplice. A fine partita c’è sempre qualcuno scontento di te e gli oltraggi sono all’ordine del giorno. Io non mi sono mai arreso. Un po’ anche per abilità mia, non ho mai ricevuto un cazzotto da nessuno. Qualche volta ho avuto paura, lo ammetto. Fare l’arbitro comporta rinunce e sacrifici. Mentre gli altri festeggiano per la vittoria o si rammaricano per la sconfitta l’arbitro rimane solo. Solo a riflettere sul comportamento di quel tifoso sugli spalti, che durante la gara imprecava e minacciava continuamente. Non mi sono mai arreso di fronte alle difficoltà che incontravo. C’era gente che veniva al campo sportivo solo per infastidire e offendere l’arbitro, piuttosto che pensare al gioco e al divertimento. Particolarmente impegnativo, in quegli anni Settanta, era l’arbitraggio al campo sportivo “Cagnazzi” di Altamura, con quelle canicole così calde in tutti i sensi. A Gravina nel campo sportivo “L’Aquila” giocavano migliaia di giovani nei tornei organizzati ogni anno da don Angelo Casino, e gli arbitri del Centro Sportivo Italiano assicuravano il regolare svolgimento delle gare e la collaborazione tecnica. Ho fischiato punizioni e rigori per oltre 17 anni, su investitura dell’infaticabile designatore arbitri Enzo Tremamunno. Una vigliaccata – grazie a Dio – non l’ho mai subita.
Ammiro i giovani che praticano l’attività di arbitro, perché quell’ambito aiuta a conoscere e distinguere i galantuomini dai falliti. Senza gli arbitri il calcio non può esistere.
A quell’arbitro della sezione di Lecce – che ha fischiato e convalidato un gol inesistente (il pallone era uscito poco fuori lo specchio della porta) – tutta la nostra solidarietà. Pare che il Castellaneta abbia chiesto la ripetizione della gara, riflettendoci sull’argomento. Sarebbe cosa buona e giusta: la sportività è un valore preziosissimo.
Michele Gismundo