La vera storia dei necrofori danzanti che spopola sul web

Impazza sui social un video in cui alcuni persone in divisa danzano portando sulle spalle una bara. Non è un video di cattivo gusto, ma sono immagini vere che giungono dal Ghana. Il filmato, infatti, è stato ripreso da un servizio della BBC del 2017, intitolato Ghana’s dancing pallbearers (I necrofori ballerini del Ghana), che illustra su una tradizione funeraria africana, in particolare il rito funebre degli Ashanti, uno dei principali gruppi Akan del Ghana. Ovviamente i necrofori non ballano a ritmo di musica house, ma danzano a ritmo dei canti tradizionali eseguiti da una banda che segue il feretro. Ai nostri occhi questo rito appare sicuramente bizzarro e dissacrante, tuttavia la cerimonia si rifà alla cultura africana.

L’uomo è l’unico animale consapevole della caducità biologica. Egli seppellisce i suoi simili attraverso elaborati rituali funebri. Lo fa con forme diverse, secondo la propria cultura.

Nella tradizione ashanti la morte è intesa come il compiersi dell’esistenza terrena e il passaggio dell’anima (okra) del defunto nel regno degli antenati (Nananom), la suprema autorità che funge da intermediario tra i vivi (o meglio i “non morti”, secondo la cultura ashanti) e i morti, tra i mortali e il divino. In molte regioni africane si crede che le anime degli antenati siano in grado di influenzare la sorte dei membri della propria famiglia o della tribù molto più che quando erano in vita. Per questo è interesse dei familiari mantenere buoni rapporti con questi spiriti, iniziando proprio dai riti di commiato.

La sequenza delle pratiche mortuarie ashanti è complessa: dall’annuncio della morte alla vestizione del defunto, dal digiuno iniziale dei familiari al funerale, sino alla sepoltura in date prestabilite (maggiormente l’ottavo, il quarantesimo e l’ottantesimo giorno della morte, in quanto multipli del numero 8, che è dato dall’addizione del 3, numero fortunato, e del 5, numero nefasto, dunque la cifra che rappresenta la somma dei due estremi).

Il rito funebre ashanti è il complesso rito di passaggio che si trasforma in una celebrazione vivace dedicata sia al defunto sia alle persone che restano. Le esequie, rafforzando il legame tra i viventi, rappresentando anche il passaggio di consegne tra generazioni.

Se la sepoltura è un fatto privato, i funerali sono un evento sociale, aperto a chiunque voglia partecipare, purché contribuisca con offerte in denaro (in cambio ricevono una ricevuta e i ringraziamenti della famiglia del defunto), che poi serviranno a pagare il rito funebre. C’è un detto ashanti che dice: «Ognuno dà una mano a portare il peso del funerale».

Quello che secondo la visione occidentale di un rito funebre può sembrare molto stravagante, finanche dissacrante, è in realtà una antica tradizione africana che attinge dall’animismo delle origini. Una grande folla vestita con tuniche rosse e nere (i colori predominanti del lutto sono proprio il rosso, per i parenti stretti, e il nero per tutti gli altri) accompagna il defunto nel suo ultimo viaggio terreno, salutando la partenza della sua anima verso il Nananom, con canti e danze. Lo stesso defunto partecipa alle danze, perché portato sulle spalle da necrofori ballerini. La danza tradizionale è per gli africani lo strumento privilegiato per omaggiare gli spiriti dei defunti e il ritmo del tamburo è la metafora del battito cardiaco che si diffonde tra i partecipanti. Un defunto che ha ricevuto un buon funerale diventa ufficialmente un buon antenato, rappresentante della famiglia nel regno degli antenati.

Insomma, danzare per piangere un’assenza e per festeggiare la nuova vita del defunto.

Non è morte-spettacolo, ma spettacolo della vita che continua, seppur in un’altra dimensione.

Questo sito utilizza cookie. Possiamo usare direttamente i cookie tecnici, ma hai il diritto di scegliere se abilitare o meno i cookie statistici e di profilazione. Abilitando questi cookie, ci aiuti ad offrirti una esperienza migliore. Privacy policy