La Didone abbandonata

La Didone abbandonata è un’opera in due atti composta da Francesco Saverio Mercadante su libretto di Andrea Leone Tottola (che si è basato un’opera di Pietro Metastasio). La “prima” andò in scena al Teatro Regio di Torino, nel gennaio del 1823 e secondo le cronache dell’epoca fu “clamorosamente applaudita”. In seguito fu rappresentata a Napoli (nel 1825) e all’estero, segnatamente a Londra e Parigi. Si tratta di un’opera complessa che le cronache ricordano anche come una spettacolare gara di bravura tra soprano e tenore.

La scena si svolge a Cartagine: Didone è disperata perché abbandonata da Enea, che aveva accolto naufrago e di cui si era innamorata, prima che, per volere degli dei, il principe troiano riprendesse il suo viaggio verso l’Italia. Il re dei Mori, Jarba, invaghito di Didone, è pronto a distruggere Cartagine se lei lo rifiutasse. Didone non cede, nonostante le richieste della sorella Selene. Mentre Enea si allontana, Cartagine è in fiamme, coi moreschi scatenati per la città. Didone, abbandonata e tradita da sua sorella e dal suo ministro Osmida, resta sola attendendo la morte.

Il committente fu il reazionario Carlo Felice di Savoia, appassionato di novità ma rigoroso nella censura. Ne uscì un’opera tanto nuova quanto innocua politicamente. La Didone è un melodramma di vicende sentimentali, legato al passato per il suo testo, al presente seguendo il formalismo di Rossini, e al futuro, contenendo i primi esperimenti che porteranno Mercadante a contribuire al nascere del Romanticismo in Italia. L’opera cadde in oblio insieme ad altre opere metastasiane. Mercadante con una preziosa partitura mostra già i suoi talenti sperimentando una spontaneità melodica e una curata strumentazione.

Dopo quasi 2 secoli il Festival della Musica Antica di Innsbruck per volere del direttore artistico De Marchi, l’ha rappresentata ad agosto del 2018, dedicando a Mercadante il più importante dei tre eventi. Per l’esecuzione ha scelto l’originale torinese, sostituendo il finale dell’Ouverture con quello napoletano. L’esecuzione, che ricorre a strumenti d’epoca che danno una particolare qualità all’opera, rivela un compositore di fine eleganza e di sapiente conoscenza degli strumenti. Il finale è clamoroso e coinvolgente, la resa musicale e canora è stata molto apprezzata dal pubblico con un successo molto caldo, con una decina di minuti di applausi scroscianti e numerose chiamate al proscenio, che confermano le abili qualità di musicista e il talento innato di Mercadante. La registrazione è stata proposta su Rai 5 il 28 febbraio 2019.

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